Riconoscimenti

mercoledì 18 Settembre, 2024

Sara Pedri, la ginecologa scomparsa a Cles entra nell’albo d’onore dei medici

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La sorella Emanuela: «Dopo quello che le è accaduto è cresciuta l'attenzione sui luoghi di lavoro. Siamo fieri di lei»

Non necessariamente un miracolo deve avere la forma di un evento soprannaturale, o di una guarigione inspiegabile. Per Emanuela Pedri, sorella di Sara, la ginecologa forlivese scomparsa in Trentino nel marzo del 2021, un miracolo è anche un incontro. È quando una giovane studentessa suona alla porta, con una tesi rilegata che affronta, con prospettive del tutto nuove, il tema del mobbing. È successo due volte, con una tesi «tutta blu», per una laurea in giurisprudenza e «tutta rossa» di una allora laureanda in psicologia. Un altro miracolo è accaduto in questi giorni. Per Emanuela, dietro, c’è sempre Sara. E una persona che ha incontrato un un momento molto speciale: il giorno del giuramento d’Ippocrate. È Michele Gaudio, presidente dell’ordine dei Medici di Forlì e Cesena. È stato lui, allora a stringerle la mano e a chiederle che piani avesse per il futuro. La risposta di Sara fu cristallina: «La ginecologa!». Era un sogno, allora, ancora tutto in divenire, in mezzo c’erano anni di studio, fatica. La specializzazione poi la ricerca di un posto dove lavorare. Celebrazioni come queste, per quanto soggettivamente preziose rischiano sempre di diventare routine, soprattutto per quelli che quel «pezzo di carta» lo danno e non lo ricevono. Ma il dottor Gaudio a distanza d’anni si ricorda ancora della sicurezza con cui la non ancora ventenne Sara rivelò le sue intenzioni professionali. Ora il presidente dell’ordine dei medici romagnolo ha istituito un albo d’onore per i medici scomparsi. Sarà presentato il 5 ottobre. I primi nomi sono quelli di Sara Pedri e di Dino Amadori, fondatore dell’istituto oncologico romagnolo, scomparso improvvisamente nel momento più buio della pandemia da Covid: non vennero nemmeno fatti i funerali, allora non era sicuro. «Vedere il nome di mia sorella Sara — racconta Emanuela — accostato a un gigante come il dottor Amadori è un’emozione incredibile». Naturalmente, Emanuela si ricorda benissimo di quel giorno, ormai lontano, della laurea. «Sara, emozionata, si è trovata davanti al dottor Gaudio, comprensibilmente emozionata. Gli parlò di quella scelta, che aveva maturato già a 14 anni. Ora è stato proprio lui, da medico a scegliere di ricordarla in questo modo».
In mezzo, tra quel marzo 2021 e oggi, c’è stata la tragedia di Sara, mai più ritrovata. Con la certezza di un gesto estremo maturato sul luogo di lavoro, l’ospedale Santa Chiara di Trento. Un processo, in tribunale, è tuttora in corso. «Ci abbiamo messo anni a comprendere quanto accaduto — spiega Emanuela — a dargli una prospettiva. Sara non tornerà. Ma si sono aperte porte. Si sono create relazioni, senza che noi facessimo nulla. Nessuno in famiglia è medico, Non abbiamo contatti. Queste cose sono accadute da sole. Le tesiste si sono presentate alla nostra porta con il lavoro che era già finito. E anche l’associazione che abbiamo fondato, Nostos, sta crescendo con nuovi incontri che non andiamo a cercare: siamo undici nel direttivo e abbiamo l’obiettivo di dare un supporto alle vittime di mobbing». Un cambiamento che sta avvenendo — dice sempre Emanuela Pedri — in modo lento e che va coltivato. «Con il caso che ha coinvolto mia sorella è aumentato in modo significativo l’attenzione verso i maltrattamenti, il mobbing e, in generale, il benessere sul luogo di lavoro. Questo anche perché è un tema che riguarda tutti. Sono tantissime, infatti, le persone che hanno vissuto un’esperienza simile a quella di Sara, anche se non così soverchiante». Viene da pensare, conclude Emanuela Pedri, che «Sara, abbia infine spiccato il suo volo, magari in un altro modo. Per tre anni il suo nome non si è mai spento: in qualche modo, difficile da capire, ha fatto un dono agli altri. Come famiglia continuiamo a essere orgogliosi di lei. Lo eravamo, tanto, quando è diventato dottoressa. Lo siamo ora, dopo anni di dolore, dopo aver domato quell’inevitabile sentimento di vergogna che ci ha colpito, immediatamente dopo la tragedia. Per sentiamo che Sara sta mettendo insieme persone con l’intento di fare del bene. Ribadisco, se non è un miracolo questo…».