L'intervista
venerdì 14 Luglio, 2023
di Lorenzo Fabiano
Correva il 12 febbraio del 1996, sulla neve di Sierra Nevada Isolde Kostner pennellava ogni curva del supergigante mondiale in una corsa verso l’oro, quando il regista perse l’inquadratura. Bruno Gattai, telecronista di Telemontecarlo non la prese benissimo: «Ma no per favore fatecela vedere!… Lei ha questa sensibilità nei piedi straordinaria che potrebbe consentirle di fare un grande risultato…forza Isolde!». E aveva ragione: non solo vinse l’oro ma la sua sciata era uno spettacolo tutto da vedere. Una specialista della velocità con un palmarès di 15 vittorie in Coppa del mondo (51 podi), tre medaglie (una d’argento e due di bronzo) alle Olimpiadi e altrettante ai Mondiali (due d’oro e una d’argento). Un’icona dello sci azzurro.
Isolde, erano i tempi di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni: l’Italia si fermava per le gare di sci…
«Siamo stati fortunati ad avere un campione come Alberto. Lui attirava l’attenzione sullo sci alpino, un grandissimo personaggio. Alberto e Deborah erano due miti. Deborah è stata un esempio per tutte noi ragazze della squadra, una fuoriclasse sugli sci e una persona umile. Siamo tuttora amiche e recentemente siamo state in vacanza assieme».
Anche lei, Isolde, ha vinto tanto: la sua vittoria più bella?
«La vittoria della Coppa del mondo di discesa nel 2001, prima italiana a riuscirci, bissata nel 2002. Quella coppa la puntavo da anni, resta la gratificazione più grande della mia carriera. Significa che per due anni di fila sono stata la più forte».
Un rammarico?
«La discesa alle olimpiadi di Salt Lake City. Arrivavo da favorita, ma vinse la francese Carole Montillet, che non aveva ancora mai vinto una discesa in Coppa del mondo; un argento olimpico non è certo da buttare, ma volevo quell’oro e il rammarico me lo porto ancora nel cuore».
La Saslong di fronte a casa: nel 2029 potrebbe ospitare le gare veloci dei campionati del mondo. Come vede la candidatura della Val Gardena?
«Sebbene la popolazione non sia tutta d’accordo, vedo un gruppo molto determinato ad andare avanti. Credo ce la faranno, qui c’è già tutto, piste e impianti, ed è un grande vantaggio. Spero che la nostra valle abbia un bel ritorno d’immagine».
Magari potrebbe fare l’apripista della discesa femminile…
«Meglio di no. Sono troppi anni che non gareggio più e nel 2029 avrò sei anni di più. Magari potrei fare una discesa a salutare il pubblico vestendo la mia vecchia tutina, ma l’apripista no».
Ma se ancora vince la Gardenissima…
«La vincevo, ma ora la vince un’altra gardenese, Verena Stuffer!»
Alex Vinazter e le sorelle Nicol e Nadia Delago: intanto, in Val Gardena i talenti continuano a fiorire…
«Sono tre talenti. Alex deve solo trovare più costanza e regolarità. Nadia, reduce dal bronzo ai giochi di Pechino, ha avuto una stagione difficile, ma ci sta quando si alza l’asticella. Per tanti atleti è così. Nicol rientrava invece da un brutto infortunio; torneranno ad andare forte».
E lei con gli infortuni come se l’è cavata?
«Sono tutta intera. Ho solo subito una commozione cerebrale a Lake Louise nel 2002, quando feci una brutta caduto dopo aver incrociato gli sci nel tratto più veloce della pista. Impiegai quattordici mesi per tornare a vincere».
Cortina 2026, gare femminili sull’Olympia delle Tofane: lei vi ha vinto cinque volte, è la sua pista…
«Viaggiavamo per il mondo, e quando arrivava l’appuntamento di Cortina ci sentivamo a casa. Una bellissima pista in un ambiente stupendo. Il mio punto forte era a Rumerlo dove, da metà in giù, riuscivo sempre a fare velocità e portarla fino al traguardo».
Lei si è ritirata a 31 anni un mese prima dei giochi di Torino. Il 26 febbraio 2006 si presentò alla cerimonia di chiusura in abito da sposa a spegnere la fiamma olimpica: indimenticabile.
«Volevo smettere dopo le Olimpiadi e il matrimonio era già fissato quell’anno, ma ero rimasta incinta a dicembre. Alla cerimonia era tutto programmato: l’abito da sposa era un segnale di buon auspicio all’edizione seguente dei Giochi. Scelsero me e fu una grande emozione».
La squadra italiana femminile è una corazzata: c’è qualcuna delle ragazze che le assomiglia?
«Sofia Goggia, Federica Brignone, Marta Bassino e Elena Curtoni: caliamo un poker d’assi. Goggia ha coraggio da vendere, è aggressiva e prende rischi pazzeschi. Brignone unisce tecnica a potenza fisica, nella leggerezza sugli sci Bassino mi ricorda Deborah Compagnoni. Io, invece, devo dire che non mi rivedo in nessuna».
Shiffrin la più forte di ogni tempo?
«Assolutamente. Pensavo facesse fatica a superare il numero di vittorie di Lindsay Vonn e invece ha superato lei e persino Stenmark. È una fuoriclasse e una ragazza umile, mi piace molto. Arriverà tranquillamente a 100 vittorie».
Isola dei Famosi: che le è rimasto di quell’esperienza?
«È stata una bellissima esperienza, immersi nella natura tutto il giorno dall’alba al tramonto, la notte sotto le stelle. È stato faticoso, sentivo la stanchezza, ma quando sono tornata a casa mi sono sentita addosso un’energia che mai avevo avuto prima. Mi sono disintossicata fisicamente e mentalmente».
«Amarsi così come si è» è stato il suo messaggio…
«Un messaggio valido sia per le donne che per gli uomini. Non accettarsi comporta tanti problemi, soprattutto alle ragazze più giovani. Siate contente per come siete, per come è fatto il vostro corpo, e per la vostra salute,.. Ci si può amare anche se si è un po’ più piccole, un po’ più larghe o col seno più piccolo».
La rivedremo in televisione?
«La tv mi piace, ma al momento non c’è nulla. Vediamo, dipende da cosa mi propongono».
Parliamo di montagna: un anno fa la tragedia della Marmolada, come sta la montagna?
«Il mio cuore è in montagna, e sono convinta vada salvaguardata. Bene economia e infrastrutture, ma la montagna non va ulteriormente sfruttata».
Favorevole alla chiusura dei passi dolomitici?
«Yosemite Park è chiuso al traffico. Dovremmo valorizzare molto di più i passi; potremmo chiuderli, non dico tutto l’anno, alle macchine tenendoli aperti alla mobilità sostenibile. Mi piacerebbe quindi vedere tutti gli impianti di risalita del Sellaronda aperti d’estate come d’inverno».
E con gli orsi come la mettiamo?
«Sono stata tante volte in Canada, dove ci sono distese di boschi e distanze enormi tra un centro abitato e l’altro. Da noi non è così, e con la densità che abbiamo inevitabilmente gli orsi vengono disturbati dalla presenza dell’uomo. Il nostro territorio non offre spazi, non è adatto a ospitarli. Non posso immaginare che un orso si senta bene qui».
Isolde Kostner, l’albergatrice: com’è partita la stagione turistica?
«Al Soraiser abbiamo sei camere e nove appartamenti. Mio marito Werner ha smesso sette anni fa di fare il maestro di sci e si dedica con me all’albergo. La stagione è partita bene: abbiamo aperto a metà maggio e restiamo aperti fino a metà ottobre».
Sui social l’abbiamo vista alle prese con la preparazione del pesto. Com’è andata, e qual è il piatto che le riesce meglio?
«In cucina non si finisce mai di imparare. Il pesto è venuto benissimo, ma il mio piatto sono le lasagne, anche se devo dire che i quattro uomini che ho in casa (il marito e i tre figli, ndr) apprezzano molto i miei canederli».