L'INTERVISTA

sabato 13 Luglio, 2024

Sci nautico, Thomas Degasperi dopo due lauree a 43 anni cerca l’oro: «Voglio l’11esimo europeo»

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Una leggenda vivente nella specialità slalom, ma non è sazio di vittorie: «I genitori che spingono i figli al successo ottengono il contrario. Lasciate che si divertano»

Diamo i numeri: dieci titoli europei, due mondiali, ventotto vittorie in coppa del mondo. A 43 anni Thomas Degasperi è una leggenda vivente dello sci nautico nella specialità slalom, ma non è sazio di vittorie. La sua è la storia di un predestinato che dal lago di Caldonazzo è arrivato fino alla Florida, dove vive però da settembre a maggio perché all’estate a casa sua in Trentino non rinuncerebbe per nulla al mondo. Ed eccolo ora lì, al lago di casa a spiegare ai ragazzi come si fa a filar via veloci con uno sci sulle acque.
Thomas, come è nata la sua storia nello sci nautico?
«Ho iniziato a cinque anni, alla scuola dei miei genitori al lago di Caldonazzo. Vi passavo il periodo estivo, ed è nato tutto per gioco. A 14 anni ho fatto i primi risultati e ho vinto un titolo europeo nella sezione Delfini, in pratica gli Under14; nel 2001 ho vinto il campionato europeo Under 21; lì c’è stata la svolta».
Racconti.
«L’allenatore della nazionale Under 21 che allenava anche la squadra nazionale Open, mi disse: «Se vinci questa gara, ti porto ai mondiali»; così andai ai mondiali Open che si tenevano quell’anno in Italia. Arrivai quarto, e quasi presi una medaglia. Quella gara mi ha dato la possibilità di mettermi in gioco con i più forti al mondo. Mi fu quindi offerta una borsa di studio negli Stati Uniti, in Louisiana, e ci andai. Potendo allenarmi e fare le gare con la squadra dell’università diciamo che è cresciuta in me la voglia di rimanere in questo sport fino a maturare la convinzione di dedicarmici in toto. Nel 2002 ho vinto il mio primo titolo europeo».
Di titoli europei ne ha vinti dieci, più due mondiali e ventotto gare di coppa del mondo. Ha vinto tutto…
«Sì, ma ho appena cominciato… (ride, ndr)».
E cos’altro vorrebbe vincere?
«Quest’anno ho avuto un inizio di stagione un po’ complicato perché avevo scelto dei materiali che non andavano; ero quindi un po’ demoralizzato, ho cominciato a pensare all’età, che non andavo più. Poi sono tornato al mio vecchio sci e una settimana fa sono arrivato terzo in coppa del mondo a Brescia. Avrei forse anche potuto vincere se avessi avuto un po’ più di tempo per allenarmi con il vecchio sci. Di sicuro, questo risultato mi ha dato un’altra carica e ora vado a Londra per un’altra gara di coppa del mondo. Poi a metà agosto sarò ai campionati europei a Bordeaux, dove cercherò di conquistare il mio quinto titolo consecutivo e undicesimo in totale».
In America si è pure laureato in lingue.
«Per mantenere la borsa di studio dovevi allenarti e fare le gare con la squadra dell’università. Mi piaceva questo binomio sport e studio, così poi ho preso anche una laurea breve in marketing».
Ho letto di una zia psicologa che l’ha aiutata.
«Mi aiutava già a scuola, alle medie e poi all’istituto alberghiero, perché mi agitavo molto. Ed è un aiuto anche nello sport, perché il training autogeno mi ha aiutato a tenere l’agitazione sotto controllo. Un po’ di agitazione va bene, ma troppa no. La meditazione la faccio tuttora perché è prima nella testa che vinci. Diciamo che una buona parte del mio successo lo devo anche a mia zia».
Come si suddivide la sua vita tra Florida e Trentino?
«Vivo in Florida da settembre fino a fine maggio, poi d’estate vengo in Trentino. Mio papà è mancato un anno fa, mia mamma è qui e qui porto avanti la scuola di sci nautico dei miei genitori. Tornare al lago di Caldonazzo mi piace tantissimo, le mie radici sono qui e non potrei mai vivere senza. Ho un legame molto forte con la nostra cultura, le nostre tradizioni e il nostro cibo. Due anni fa ho comprato casa a Trento vicino a mia madre; è una città bellissima, pulita, dove si sta benissimo».
C’è poi il Thomas Degasperi che abbiamo imparato a conoscere fuori dall’acqua, in tv a «Ballando con le Stelle» nel 2012. Che esperienza è stata?
«Bellissima. Se potessi, la rifarei tutti gli anni. Era un mondo che non conoscevo, nel ballo non ero tanto ferrato, ma poi allenandoti otto o dieci ore al giorno con la tua insegnante impari. Mi sono divertito tantissimo, sono passati oltre dieci anni e abbiamo ancora una chat di gruppo sulla quale ci scriviamo io, Marco Delvecchio, Anna Tatangelo e Bobo Vieri. Simpaticissimo Bobo, lo sento spesso, quante risate ci siam fatti! A Miami andavo a trovarlo, ma ora vive a Milano. L’ho sentito proprio pochi giorni fa. Ha l’aria da giocherellone, ma molto è più serio di quanto la gente pensi; è un bravo ragazzo, intelligente, gentilissimo con tutti e molto alla mano».
Ha fatto anche lo spot di presentazione della maglia del Genoa Calcio.
«Sì, sciando nelle acque del porto di Genova con la maglia nuova del Genoa. È stato molto divertente. Negli Stati Uniti ho anche fatto degli spot che sono andati in onda durante il Superbowl».
Il calcio lo segue?
«Quando posso sì, attraverso Internet negli Stati Uniti».
Tralasciamo le «imprese» della nostra Nazionale, che dice?
«Meglio, perché lì c’è da piangere. Girano troppi soldi nel calcio».
Chiudiamo, piuttosto, con il primo consiglio che dà ai suoi allievi al lago di Caldonazzo.
«Ai ragazzi dico sempre di divertirsi. Ho visto tanti genitori spingere i figli per farli diventare campioni del mondo, col risultato che poi smettono. I ragazzi devono trovare un ambiente dove siano trattati bene, possano divertirsi e sentirsi a loro agio. Se poi uno s’impegna e gli piace quello che fa, i risultati arrivano».