L'esperto
mercoledì 14 Dicembre, 2022
di Davide Orsato
La neve è ricomparsa sulle montagne trentine, anche a bassa quota, da appena una decina di giorni e già non si contano gli interventi di soccorsi in pista e… fuori. Con due valanghe a distanza di pochi giorni, la prima sulla Marmolada, martedì 6 dicembre, la seconda, in val San Nicolò, quattro giorni dopo, sabato 10. In entrambi i casi sono stati coinvolti gruppi di scialpinisti e la slavina di sabato ha causato anche una vittima: il 44enne cremonese Alessandro De Marchi. Una casistica che conferma come lo scialpinismo, anche in stagione «precoce» sia un fenomeno in crescita, con tutti i rischi che comporta. Lo sanno bene gli istruttori di sci che, da tempo, cercano di sensibilizzare escursionisti più o meno esperti sulle precauzioni da prendere, come Matteo Paoletto, direttore della scuola di alpinismo e scialpinismo Giorgio Graffer.
Direttore Paoletto, è già tempo per lo scialpinismo? Un tempo non si praticava di più a fine stagione?
«Non c’è un periodo più adatto degli altri per lo scialpinismo, anche se in molti aspettavano di più i mesi di febbraio, marzo e spesso si continuava ad aprile. Il problema è che adesso c’è meno neve e si sono ristrette le finestre in cui si possono usare gli sci. Per questo motivo, sì, c’è fretta di “cogliere l’attimo”, di approfittarne non appena imbianca».
Il che è sconsigliato?
«Ci sono molti fattori da prendere in considerazione prima di un’uscita di scialpinismo. Il primo è quello di verificare lo stato della neve. L’indicazione di massima è quella di aspettare che quella fresca si stabilizzi».
Poi?
«Va controllato il bollettino delle valanghe, per il Trentino quello di Meteotrentino e valutate le condizioni meteo».
Cosa che non sembra essere accaduta negli ultimi casi, dato che l’allerta valanga era indicata…
«Certo, ma vorrei sottolineare che è impossibile fissare delle regole certe, anche perché si rischia di dare l’impressione che la montagna sia un ambiente controllabile. Invece bisogna stare sempre all’erta. Da un lato non basta controllare bollettini e meteo, dall’altro si possono fare escursioni anche se il meteo non è perfetto: dipende dai percorsi che si scelgono. Ma anche in questo caso, la scelta va calibrata a seconda dell’esperienza. Quel che è certo è che le possibilità di informarsi non mancano».
In molti hanno notato l’aumento di scialpinisti. C’è stato un effetto Covid, dovuto alla chiusura degli impianti nelle scorse stagioni?
«Posso dire che l’interesse verso quest’attività è in forte aumento e viene visto come un modo di vivere la montagna. I nostri corsi sono sempre pieni ed è un trend che va avanti da anni, da ben prima del Covid. Ma è possibile che qualcuno abbia iniziato negli ultimi due anni, interessandosi allo scialpinismo anche per questo. Ma ci sono anche segnali positivi».
Quali?
«Abbiamo notato tra i partecipanti ai nostri corsi che c’è più consapevolezza rispetto al passato: si vuole veramente capire come usare gli sci in sicurezza, non si frequenta solo per poter fare un’uscita il prima possibile».
Ci sono altre attività che possono essere a rischio?
«Le ciaspole hanno quasi gli stessi rischi dello scialpinismo, soprattutto sul fronte valanghe. Ma non sempre c’è la percezione del rischio, anche perché è un’attività alla portata di tutti, sia dal punto di vista economico che tecnico. Importante fare attenzione, a maggior ragione».