giovedì 2 Febbraio, 2023
di Donatello Baldo
«Prendiamo atto con dispiacere del comunicato stampa rilasciato dal comitato Arcigay Trentino relativo all’evento organizzato dal nostro circolo Arci per il prossimo 10 febbraio, nel quale si allude ad una presunta narrazione violenta e discriminatoria, ingiusta e ingiustificata nei confronti delle persone transgender. Intendiamo ribadire con un assoluta fermezza — scrive il consiglio direttivo della associazione roveretana — la distanza di tutti noi da qualunque forma di discriminazione ed intolleranza. Rammaricati dall’interpretazione data, e dai possibili fraintendimenti che alimenterebbero sterili polemiche e strumentalizzazioni, è stata presa la decisione di annullare l’evento. Cogliamo l’occasione per ribadire che il circolo Arci La Poderosa è sempre aperto al confronto civile, democratico e non pregiudiziale e che ogni chiusura a sviluppare dibattiti, anche su questioni delicate, è una sconfitta per tutti».
Facciamo però un passo indietro per capire meglio l’epilogo di una polemica che si è consumata nella giornata di ieri. L’Arcigay Trentino si è accorto che nella sede storica del PCI di via Tartarotti, riferimento quasi mitologico della sinistra della città, si è stabilita un’associazione affiliata all’Arci provinciale che propone un’iniziativa che con i valori della sinistra ha ben poco a che fare. Un incontro dal titolo «Critica del concetto di transgender» con la psicologa Marina de Carneri, che in passato si è già espressa con definizioni — raccolte dall’ex presidente di Arcigay Lorenzo De Preto — che sono evidentemente contrarie alle persone transgender. Definisce — testuale — «ferite e mutilazioni» quelle del cambio di sesso, eseguite «in nome di una identità di genere che non esiste».
Arcigay è quindi intervenuta: «Non possiamo che essere allibiti e allibite davanti ad un simile evento che ci colpisce da dove meno ce lo potremmo aspettare, da dove fa anche più male». Da una sede Arci, appunto: «Non è questa la casa di una rete associativa nella quale ci riconosciamo, la realtà con la quale a livello provinciale condividiamo valori, battaglie e percorsi: colpisce vedere un circolo Arci come quello di Rovereto prestarsi ad una narrazione così violenta verso una fetta della nostra comunità, proprio quella fetta che quotidianamente viene silenziata e vessata, vittima di violenza». E l’associazione Lgbt aggiunge il conteggio macabro delle persone transgender ammazzate: «Nell’anno appena passato gli omicidi a sfondo transfobico sono 327: l’Italia detiene il triste primato in Europa per il numero di crimini d’odio nei confronti delle persone trans».
L’Arci provinciale — dopo una verifica attenta della situazione — è intervenuta per chiudere la polemica: «Riconoscendo ai circoli autonomia nel proporre iniziative — scrive il comitato trentino — precisiamo che abbiamo una posizione chiara e decisa sul tema dei diritti delle persone transgender: sosteniamo il diritto di ogni persona a esprimere la propria identità di genere e a essere trattata con rispetto e dignità. Ci impegniamo a promuovere una cultura inclusiva e rispettosa, in cui tutte le identità di genere siano rispettate e valorizzate».
La questione sembra però rimanere aperta. Se questo evento accusato di «transfobia» è stato annullato, senza che suscitasse polemiche la stessa associazione ha organizzato recentemente incontri di amicizia tra Italia e Russa, temi su cui qualcuno all’interno dell’Arci provinciale vorrebbe vederci chiaro: «Dobbiamo capire a chi davvero abbiamo dato l’affiliazione all’Arci, se condividono i nostri valori oppure no».