La protesta
venerdì 19 Luglio, 2024
di Davide Orsato
È stata quasi una sorpresa, e non di quelle piacevoli. A scoprirla cittadini comuni e (tanti) turisti che, nella tarda mattinata e nel primo pomeriggio di ieri hanno avuto bisogno di prendere un autobus oppure un treno in direzione Valsugana. Treni cancellati, corse saltate… tanti disagi. Molti più del previsto. Con un po’ di stupore per molti utenti visto che di questo sciopero, nonostante i comunicati e gli avvisi di rito, non se n’era sentito più di tanto parlare. E invece… i dati diffusi nella serata di ieri dai sindacati aderenti hanno parlato di un adesione alta per la media del Trentino. Alla protesta sostenuta da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Faisa Cisa, hanno aderito il 23,7% del personale. A prima vista non sembra un dato altissimo (al precedente sciopero aveva aderito il 26%), ma dentro questa statistica c’è quasi la metà del personale ferroviario («viaggiante ferro», secondo la dicitura) con il 42,2% delle adesioni. E ancora: il 27,1% del personale di officina e di addetti alla manutenzione ferroviaria, il 24,5% del personale «viaggiante» su gomma e infine il 14,9% degli impiegati. «Va considerato — spiega Franco Pinna, segretario di Filt – Cgil Trentino — che in questo periodo ci sono molte persone in ferie che, essendo conteggiate sul totale dei dipendenti abbassano la percentuale dei partecipanti allo sciopero».
E i disagi ci sono stati: attorno all’una, alla fermata della stazione ferroviaria di Trento, non passava circa un autobus su tre.
In Trentino lo sciopero è stato indetto dalle 11 alle 15: normalmente quelli di quattro ore, non vedono un’adesione particolarmente alta. «Si tratta della prima protesta per il rinnovo del contratto — nota Nicola Petrolli, segretario trentino di Uil Trasporti — dunque lo sciopero non poteva essere che di quattro ore. Ma se la questione si ripresenterà e, con tutta probabilità lo farà a settembre, ci sarà allora un’intera giornata di sciopero, che avverrà durante un giorno di scuola».
La questione del contratto, dunque, è centrale: lo stipendio base di un trasportatore parte da 1.400 euro al mese. Pochissimo per chi deve pagare magari un affitto in Trentino. «È per questo motivo — prosegue Petrolli — che si fatica così tanto a trovare nuovi autisti. E non è l’unico: in molti sono spaventati anche per le aggressioni. Non solo i giovani preferiscono altri mestieri ma anche lavoratori già inquadrati in Trentino Trasporti preferiscono optare per altro, magari per il commercio. Nell’ultimo anno ci hanno lasciati in circa cinquanta». E non è un caso se proprio tra i ferroviari c’è stata l’adesione più alta: la linea per Bassano è stata, infatti, al centro di diverse episodi che hanno visto autisti aggrediti o, comunque, impotenti davanti a episodi che vanno alla maleducazione alla vera e propria violenza. Sul tema è intervenuto, di recente, il Commissariato del governo che ha già convocato due tavoli per studiare possibili soluzioni, aumentando il livello di sicurezza su treni e pullman.
Rimane il nodo caro-vita. Non c’è il solo contratto nazionale in ballo, ma anche quello aziendale. Entrambi sono scaduti da mesi e in entrambi i casi, i sindacati vogliono vedere un aumento di stipendio, in modo da strappare almeno, contandole da entrambe le parti, duecento euro in busta paga.
Tutto dipende dai tempi: l’accordo aziendale potrebbe arrivare entro l’estate, quello nazionale entro l’anno. L’unico modo per scongiurare nuovi scioperi.