ECONOMIA
venerdì 18 Ottobre, 2024
di Redazione
Dopo 30 anni i sindacati metalmeccanici del settore auto tornano uniti in piazza per difendere l’occupazione e gli stabilimenti italiani. Fim, Fiom e Uilm hanno indetto una giornata di sciopero nazionale per chiedere urgenti risposte da parte dell’Unione europea, della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di Stellantis e delle aziende della componentistica, per governare la transizione all’elettrico e mantenere la produzione in Italia.
In 20mila hanno sfilato fino con le bandiere rosse, verdi e blu, secondo la stima dei sindacati, che registrano un’alta adesione allo sciopero nazionale, con punte fino del 100%. Una nutrita delegazione trentina di metalmeccanici di Fiom, Fim e Uilm ha partecipato questa mattina alla manifestazione nazionale a Roma indetta dalle tre sigle, insieme allo sciopero generale per il settore automotive.
Le ragioni della protesta stanno nella situazione di profonda crisi che coinvolge il settore, in Italia e nel resto d’Europa.
Le tute blu hanno chiesto investimenti all’Unione europea e al Governo per mettere in sicurezza il comparto e tutelare l’occupazione. Per i sindacati anche Stellantis deve fare la propria parte visto che al momento ha totalmente disatteso le promesse d’investimento pur ribadite a più riprese.Le preoccupazioni toccano anche il Trentino dove sono diverse le aziende che lavorano, almeno in parte, per l’industria dell’automobile e che sono dunque coinvolte in questa mobilitazione. Hanno registrato una buona adesione allo sciopero tutte le aziende trentine del comparto, cioè Sapes, Mahle, Girardini, OMR Rovereto. In solidarietà con queste lavoratrici e lavoratori hanno incrociato le braccia anche i dipendenti di Sandvik, Dana, Siemens e Sicor.