L'opinione

giovedì 9 Gennaio, 2025

Scuola e Ai, Gerosa: «Non dobbiamo bandire l’intelligenza artificiale. ChatGpt? La scuola deve cambiare»

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L’assessora sulla diffusione delle nuove tecnologie: «Può essere un importante supporto»

«L’intelligenza artificiale non deve essere bandita perché in futuro avrà un ruolo determinante». L’assessora provinciale all’istruzione Francesca Gerosa «promuove» l’utilizzo degli strumenti di intelligenza artificiale a scuola. Software come ChatGpt, capaci di raccogliere informazioni su internet ed elaborare testi, possono rappresentare un «supporto eccezionale all’apprendimento e all’insegnamento». Allo stesso tempo «bisogna lavorare a una cultura dell’onestà», aggiunge a proposito dell’utilizzo improprio di questi strumenti: temi di italiano, analisi del testo, esercizi di lingua inglese realizzati da ChatGpt (il T di ieri).
Assessora, secondo una ricerca di No.Plagio.it – condotta da Tgm Research – il 65% degli studenti italiani tra i 16 e i 18 anni utilizza ChatGpt o strumenti affini per fare compiti e saggi. Come pensate di affrontare il macro-tema dell’intelligenza artificiale (AI, acronimo inglese)?
«È un tema su cui stiamo lavorando nell’ambito della strategia di legislatura. L’intelligenza artificiale dovrà essere utilizzata in maniera integrata con le metodologie educative. È l’unico modo sia per vincere questa sfida sia per potenziare l’apprendimento e l’insegnamento».
Perché andare in questa direzione?
«I ragazzi di oggi sono ragazzi smart: hanno tutte le informazioni a portata di clic e sono abituati ad avere risposte nell’immediatezza. Quindi dobbiamo immaginare una scuola che segua questa trasformazione. Non possiamo pensare di conservare le metodologie classiche di fronte a una generazione che viaggia su altre velocità. Dobbiamo ricordarci che dalla scuola escono i futuri protagonisti del mondo del lavoro».
In che modo l’intelligenza artificiale può essere di supporto a docenti e studenti?
«L’intelligenza artificiale può dare un supporto eccezionale al processo di personalizzazione della didattica. Da un lato permette di analizzare i progressi degli studenti e, più nello specifico, di individuare le aree carenti, dall’altro lato consente agli studenti di mettere in pratica le proprie conoscenze attraverso la realtà virtuale. Non solo. L’intelligenza artificiale può essere utile anche per la correzione delle prove, dove è possibile farlo, e per la pianificazione delle lezioni. Dobbiamo usare l’intelligenza artificiale a supporto di chi opera nel mondo della scuola, come opportunità e non come mezzo di sostituzione delle persone».
Non c’è il rischio di delegare la costruzione del pensiero critico a ChatGpt o altri strumenti basati sull’intelligenza artificiale?
«Assolutamente sì, ChatGpt non deve essere una scorciatoia. Sono d’accordo con quella professoressa che ha messo 4 agli studenti che hanno utilizzato ChatGpt per l’analisi del testo della poesia di Gabriele D’Annunzio (il T di ieri). Dobbiamo lavorare a una cultura dell’onestà, dell’integrità e dell’importanza della propria cultura personale».
È d’accordo con l’utilizzo di applicazioni antiplagio da parte degli insegnanti?
«Certo, anzi i ragazzi devono sapere che gli insegnanti hanno a disposizione queste piattaforme. Allo stesso tempo, però, dobbiamo progettare nuove valutazioni e nuove metodologie. Dobbiamo pensare a nuovi tipi di verifiche o temi che mettano al centro il pensiero critico e l’applicazione di conoscenze trasversali che non possono trovare risposta nell’intelligenza artificiale. Questa è la vera sfida: dobbiamo rimettere le persone al centro della didattica. I ragazzi devono percepire che la scuola è al passo con i tempi: noi dobbiamo adeguarci, non devono essere i ragazzi ad adeguarsi a una scuola vecchia».
Operativamente come si attua questo cambiamento?
«Dobbiamo lavorare tanto sulla formazione degli insegnanti. Ma è un percorso di innovazione che richiede tempo».