L'intervista
domenica 23 Marzo, 2025
Scuola, Gerosa sui nuovi programmi ministeriali: «Giusto leggere la Bibbia. Schwa e asterisco? Si rispetti la lingua italiana»
di Tommaso Di Giannantonio
Passi avanti anche per la riforma trentina delle carenze formative. L'assessora provinciale: avviata un'interlocuzione con Roma

Dobbiamo aspettarci la Bibbia anche nello zaino dei bambini trentini. L’assessora provinciale all’istruzione Francesca Gerosa approva la proposta contenuta nelle nuove indicazioni ministeriali, su cui si è appena aperta una fase di consultazione pubblica. Ma mantiene qualche riserva sull’enfasi data allo studio della storia dell’Italia e dell’Occidente: «Non possiamo escludere le altre civiltà», dice.
In che modo il Trentino recepirà le indicazioni?
«Il nostro sistema è regolato dalla legge 5 del 2006 e dai relativi piani di studio provinciali. E abbiamo delle linee guida che propongono un modello didattico basato su tre elementi: la didattica per competenze, con un approccio operativo alla conoscenza; l’apprendimento collaborativo e le metodologie attive; la valorizzazione dell’esperienza e della scoperta. I piani di studio della Provincia, dunque, si concentrano già sulle competenze, anziché sulla mera trasmissione dei contenuti. In questo senso il nostro sistema prevede già quanto delineato dalle nuove indicazioni. Allo stesso tempo, sto guardando con molto interesse alle nuove linee nazionali perché propongono approcci e temi interessanti. Le strutture hanno avviato gli approfondimenti per studiare il raccordo con quanto già disciplinato e poi procedere con l’armonizzazione. Pur avendo un’autonomia concorrente sull’istruzione, dobbiamo comunque garantire una coerenza con i programmi nazionali. Non possiamo pensare di viaggiare su binari completamente diversi».
Una delle novità riguarda l’introduzione della lettura della Bibbia e di testi classici come l’Iliade e l’Odissea sin dalla prima elementare. Sarà così anche in Trentino?
«Non ci vedo nulla di male, anzi. Mi trovo d’accordo, a patto che la Bibbia venga studiata per la sua testimonianza culturale, e non per la sua dimensione religiosa, confessionale. Per lo stesso motivo è importante studiare anche la storia dell’Occidente: dobbiamo far capire ai nostri ragazzi da dove veniamo e chi siamo, valorizzando i principi della democrazia e della libertà».
La Bibbia, l’identità storica dell’Italia, la storia dell’Occidente: questa visione non collide con una popolazione studentesca ormai eterogenea, che porta con sé molteplici provenienze culturali?
«Se io mi dovessi trasferire in America, i miei figli studierebbero la storia dell’America. Nel momento in cui siamo in Italia, non ci vedo nulla di male. Non a caso, lo studio della Bibbia è inserito nelle ore di Storia. Sta a noi affrontare il lato culturale e non religioso.
Ma chi insegnerebbe la Bibbia? C’è chi sostiene che i docenti non siano formati.
«Questo è un aspetto che andrà sicuramente verificato».
Insegnare solo la storia dell’Occidente non può risultare limitante?
«Insegnare ai nostri ragazzi la storia dell’Occidente, con tutti i valori che porta con sé, non deve essere escludente in virtù di tutte le relazioni con le altre civiltà. Lo studio della storia dell’Occidente deve avvenire all’interno di un quadro d’insieme».
Nelle indicazioni nazionali, però, si enfatizza molto lo studio esclusivo della cultura dell’Occidente.
«Dobbiamo prendere gli spunti dati dal ministro e poi calarli nell’attualità. Bisogna avere una visione globale nello studio della storia dell’Italia e dell’Occidente. Dobbiamo far sì che i ragazzi abbiano un’apertura su tutto il panorama storico».
Condivide invece il ritorno del latino alle medie?
«Io ho fatto il liceo classico, quindi posso capire l’intenzione sottesa a questa scelta: il latino ti aiuta a sviluppare la capacità di ragionamento. Non posso essere contraria, purché sia facoltativo. Dovrebbe essere introdotto in via sperimentale come opzione, per poi valutarne gli impatti sulle Invalsi».
Le indicazioni nazionali propongono anche un’introduzione prudente dell’intelligenza artificiale (AI). Si trova d’accordo?
«L’intelligenza artificiale può essere di aiuto alla didattica nel momento in cui viene gestita e non subita. L’utilizzo dell’AI non deve far venire meno lo sviluppo del pensiero critico degli studenti. È indubbio, però, che sia necessario un lavoro anche sull’innovazione del metodo di insegnamento perché oggi i ragazzi hanno velocità diverse rispetto al passato e hanno bisogno di essere ingaggiati».
Le indicazioni sottolineano l’importanza del corsivo e della calligrafia. Giusto porre l’attenzione su questi aspetti?
«Noi dobbiamo guardare a una scuola innovativa nelle metodologie, ma allo stesso tempo dobbiamo prendere dal passato quegli spunti che possano essere un arricchimento. Da questo punto di vista sia il corsivo che la calligrafia sono importanti perché aiutano a organizzare e strutturare il pensiero. Così come ritengo che sia importante mantenere il diario cartaceo».
A proposito di scrittura, il ministro ha inviato una circolare alle scuole che vieta l’utilizzo dell’asterisco e dello schwa (utilizzati per un linguaggio di genere neutro) nelle comunicazioni ufficiali. Sarà applicata anche in Trentino?
«Condivido appieno questa linea. Credo che la lingua italiana dia la possibilità di utilizzare termini che sono comprensibili a tutti senza offendere nessuno e senza ledere la sensibilità di nessuno. Le comunicazioni con l’asterisco sono impersonali e non si rivolgono a nessuno. Nelle scorse settimane c’è stato un caso anche in Trentino, da parte di un dirigente. Chiederò agli uffici se sia il caso di fare una nostra circolare».
Venendo alle questioni trentine, a che punto è il lavoro sulla riforma delle carenze formative (o debiti)?
«A fine gennaio ho fatto l’ultimo incontro di confronto con i docenti. Ora abbiamo avviato un’interlocuzione con il ministro e con le strutture del ministero per attuare una terza via trentina».