I dati

venerdì 13 Settembre, 2024

Scuole dell’infanzia aperte a luglio: adesione nel 2024 al 57%

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I dati raccolti dalle insegnanti. Liceo Made in Italy bocciato dal Consiglio educativo

Sono stati divulgati ieri ma verranno discussi nella seduta di metà ottobre del Consiglio del sistema educativo provinciale (Csep) i dati raccolti dalle insegnanti riguardo la frequenza a luglio dei bambini nelle scuole d’infanzia. Una scelta contrastata quella dell’apertura estiva, che ha creato non pochi malumori nel personale che solo un paio di mesi fa era sceso in piazza contro l’estensione dell’anno scolastico a undici mesi, iniziato in via sperimentale ma diventato ormai strutturale.
Sei bimbi su dieci in classe
«La statistica – precisa Giulia Bortolotti, presidente del Consiglio – è un’iniziativa curata autonomamente da un gruppo di maestre che hanno deciso di creare un registro sulle frequenze nel mese di luglio nelle scuole di competenza». Il report, che analizza un campione di 49 scuole e quindi non è da considerarsi ancora definitivo, ci fornisce già un dato importante: la media di frequenza in Trentino per lo scorso luglio si attesta attorno al 57% (calcolato su tutti i bambini iscritti all’anno scolastico). Nel 2022 i dati ufficiali avevano visto una frequenza a luglio del 75% ma calcolata solo sui bambini che avevano aderito mentre nel 2021 la percentuale aveva toccato l’83%. Un dato che lascia perplessa anche Giulia Bortolotti: «Dal mio punto di vista – afferma – non è un dato così alto e grava sulla continuità del programma scolastico». E precisa: «Ricordiamo che la scuola d’infanzia non è un servizio welfare, ma è a tutti gli effetti un’attività didattica anche se non riguarda l’insegnamento dell’ortografia». Durante il mese di luglio, continua Bortolotti «i genitori portano i loro bambini alcuni giorni, altri no. Alcuni poi vanno in ferie e si crea discontinuità». La presidente del Consiglio del sistema educativo provinciale ha sottolineato, quindi, che urge «un confronto collegiale per riflettere sulle ragioni didattiche di questa scelta, perché va ripensata».
Tante adesioni nelle valli
A superare la media sono le scuole dislocate nelle valli trentine. Il dato più alto lo troviamo a Pellizzano, in val di Sole, dove il 77%, quindi oltre due terzi degli iscritti, ha usufruito dell’undicesimo mese di apertura. Molto alta la frequenza anche a Vervò, in val di Non, che registra il 76% di bambini in classe a luglio. In terza posizione troviamo Tiarno nella Valle di Ledro con una media del 71%. «Probabilmente questo rispecchia un maggiore bisogno delle famiglie in quelle zone» commenta Bortolotti che, però, preferisce non sbilanciarsi prima di affrontare il tema in Consiglio. La percentuale più bassa nei territori di valle, invece, appartiene alla scuola d’infanzia di Sarnonico, in val di Non, che ha registrato il 39% di bambini a luglio.
Trento sotto la media
Il servizio è piaciuto meno nelle scuole in città. Il dato più alto, infatti, supera di pochissimo la media con un 59% registrato sia a Melta che a Meano. Sotto la media, e di molto, troviamo Gardolo dove la frequenza a luglio è stata del 40%, la più bassa tra le scuole nel comune di Trento. In crescendo, ma sempre con percentuali inferiori alla media, ci sono i Solteri con il 47%, Martignano con il 51% e Piedicastello con il 52%.
Made in Italy bocciato
Il Csep ha invece affrontato e votato il tema dell’istituzione del liceo Made in Italy. Sul quale gravano perplessità politiche (anche la Lega si è dichiarata contraria) e giuridiche (il parere del Consiglio di Stato). Il Csep si è espresso contro la nascita in Trentino con studenti e docenti a guidare il fronte del no.