L'intervista

giovedì 15 Giugno, 2023

Sebastiano Desplanches, portiere del Trento: «Sogno il Milan e la Champions ma il mio mito è Julio Cesar»

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Al termine del Mondiale Under 20 giocato in Argentina s’è guadagnato il «Guanto d’Oro» che lo consacra, appunto, miglior portiere del mondiale
Desplanches con il premio di miglior portiere dei Campionati del Mondo Under 20 in Argentina

Cerca di mantenere il profilo più basso possibile ma, incalzato, alla fine accetta l’evidenza dei fatti. È lui il miglior portiere (under 20) del mondo. Lui è Sebastiano Desplanches, alle latitudini del calcio trentino si è imparato a conoscerlo in questo 2023; arrivato al Trento nel mercato di riparazione dello scorso gennaio. Annunciato come portiere dalle grandi potenzialità, nel girone di ritorno al Trento s’è guadagnato il posto da titolare e al termine del Mondiale Under 20 giocato in Argentina s’è guadagnato il «Guanto d’Oro» che lo consacra, appunto, miglior portiere del mondiale.

Desplanches, è più deluso per il secondo posto finale o più felice per un premio che la proietterà su chissà quali campi di calcio?
«Abbiamo fatto un percorso straordinario, tornare a casa con una medaglia di un altro metallo sarebbe stato bellissimo ma devo anche essere obiettivo e guardare al mio lavoro. Il premio certamente mi ha sollevato dalle lacrime che non ho saputo trattenere al termine della finale persa contro l’Uruguay».

Com’è andata, quella partita?
«Devo dirvi la verità: ero così esaltato dal gruppo che s’è creato in nazionale che ero certo della vittoria finale. Invece l’Uruguay ha avuto qualcosa in più, forse più cattiveria agonistica e ha vinto con merito».

Però quel guanto dorato….
«Certo, sì. È un riconoscimento che riempie di soddisfazione e che so bene cosa potrebbe offrirmi in termini di opportunità, ma cerco di rimanere lucido e convincermi che questo è un punto di partenza, non di arrivo».

Però non può farci credere che lei non abbia avuto alcun sussulto quando, dentro di sé, si dice di essere il migliore al mondo.
«Ah no (ride) devo ammetterlo: mi esalto e mi dico che so di avere le qualità per puntare in alto».

Ecco, a proposito, in alto fino a dove?
«Beh vorrei puntare a tornare, magari, al Milan e poter avere l’opportunità di giocare in Champions League».

Il Milan, la sua squadra del cuore e la squadra dove lei è cresciuto. Cresciuto accanto a portieri come Donnarumma e Maignan. Che cosa ci può raccontare di loro?
«Due ragazzi fantastici, con una grande dedizione. Con Donnarumma, poi, ho legato particolarmente. A entrambi piace ridere e scherzare. Spesso mi ha dato consigli che oggi, posso dire, mi stanno tornando utili».

Sono i suoi portieri di riferimento, insomma?
«Certo ma se devo citarne anche un altro, di portiere che mi ha ispirato fin da piccolo devo fare il nome di Julio Cesar».

L’altra metà di Milano, quella interista. Lei, invece, che portiere si sente di essere?
«Sono piuttosto completo, credo. Non ho particolari pecche ma so bene che devo continuare a lavorare sotto ogni aspetto se voglio diventare qualcuno dalle grandi possibilità».

E al Trento, Desplanches, come c’è arrivato?
«A Vicenza (club che possiede la proprietà del giocatore dopo averlo prelevato dal Milan, ndr) avevo giocato poco. La scorsa stagione solo tre partite di Coppa Italia. Quando il mio procuratore ha ricevuto la chiamata del direttore sportivo Zamuner ho scelto senza troppi pensieri. Volevo rimanere nello stesso girone e sapevo che a Trento avrei avuto la possibilità di giocarmi le mie carte».

Possiamo dire che se l’è giocate appieno?
«Sì, mister Tedino mi ha dato spazio e fiducia e di questo lo dovrò sempre ringraziare perché così mi ha fatto esordire da titolare fra “i grandi”, dopo essere uscito dal settore giovanile».

Che esperienza ha vissuto al Trento?
«Entusiasmante. Mi par d’aver capito che gli obiettivi di inizio stagione erano altri e sapevo di aver accettato una sfida al limite del possibile. Il gruppo si è, però, amalgamato subito e s’è creata un’intesa che ci ha permesso di mettere in cascina 32 punti nel girone di ritorno e arrivare alla salvezza. Una cosa che era difficile da credere quando abbiamo iniziato il percorso noi, ultimi arrivati».

Con il Trento salvo e con il premio in bacheca vien difficile pensare di rivederla a Trento.
«Davvero, non ci sto pensando. Assieme a mio padre abbiamo deciso che dovevo concentrarmi solo sul mondiale senza pensare ad altro. Ora attenderò di incontrare il mio procuratore e vedremo il da farsi».

Perché suo padre? La segue così da vicino nel suo percorso?
«Certo che sì. È un padre presente, che vuole essermi accanto in questa fase della mia crescita».

Suo padre Fabrice (di origini francesi) è un ex calciatore?
«Assolutamente no (ride), mio padre con il calcio non ha proprio mai avuto nulla a che fare ma ha avuto due figli che, al contrario, hanno scelto questa strada (il fratello di Sebastiano, Leonardo, è cresciuto nelle giovanili dell’Inter ndr)».

Chi è Sebastiano Desplanches fuori dal campo?
«È un ragazzo solare, che ha voglia di divertirsi. Amo stare in mezzo agli amici e scherzare. Non vivo di eccessi ma di divertimento sì».

Un suo pregio e un suo difetto?
«Mah, per quanto riguarda i lati positivi ripeto l’essere solare mentre fra le cose negative credo di essere un po’ permaloso. Questo ogni tanto mi limita. Poi, nel calcio, ho capito di essere un po’ troppo preciso e non amo fare errori. Anche solo per un gol preso in malo modo in allenamento mi arrabbio e ci penso su. Forse un po’ troppo».

Che ricordo conserverà di Trento?
«Una gran bella città, tranquilla dove si sta bene».

E del Trento?
«Una società che sta cercando di fare le cose per bene. Un club serio che secondo me ha le possibilità davvero di ambire alla serie B. A Trento c’è una piazza di tifosi affettuosi e che ti sanno trasmettere entusiasmo. Vorrei poterli salutare tutti, ringraziare per l’amore ricevuto ed augurare a tutto l’ambiente gialloblu di raggiungere dei traguardi importanti e che si merita».