Alto Garda
mercoledì 14 Dicembre, 2022
di Davide Orsato
Cinque mesi di sofferenze, sacrifici, di corse in ospedale, di attese per esami e per i risultati. Cinque mesi in cui Mattia è rimasto bloccato a casa non potendo nemmeno ricominciare la scuola e ritrovare gli amici e le abitudini di sempre. Cinque mesi in cui la famiglia Nodari è rimasta dentro quel tunnel di angoscia iniziato con un incidente, in un caldissimo giorno di luglio, senza un punto fermo, senza la certezza che il loro figlio di quattordici anni possa dire definitivamente «fuori pericolo». Un periodo che sarebbe straziante per chiunque, anche senza che al danno, fisico e psicologico, si aggiunga la terribile beffa, quella che prende la forma di quel «venticello insensibile e sottile», come canta Don Basilio nel Barbiere di Siviglia, che altro non è che la calunnia. I Nodari, papà Antonello, mamma Sybille Helmchen, hanno la «colpa» di aver avviato una raccolta fondi, totalmente legale, nella forma di un fondo fiduciario, per poter fare fronte alle spese. Ma alcuni lo hanno segnalato e fatto bloccare dalla piattaforma online che ospita l’annuncio. Per loro non ci poteva essere periodo più nero: padre in cassa integrazione, madre che ha dovuto abbandonare il lavoro (in un albergo del lago) appena preso per seguire il figlio e le sue necessità. Era il 5 luglio quando un motociclista ha travolto Mattia Nodari in un via del centro di Cassone, frazione di Malcesine, alto Garda veronese. «Penso a quella giornata ogni giorno e lo faccio sentendomi in colpa – racconta ora Sybille Helmchen – perché se Mattia è uscito è stata per colpa mia. Avevo dimenticato le chiavi del freezer dell’albergo, in cui c’erano anche le medicine per il diabete da consegnare a una persona che lì lavora. Bisognava recuperarle e io gli ho chiesto un favore: lui era tranquillo a letto a guardare Netflix». È stato un attimo, il tempo di sentire una brusca frenata, a pochi metri da casa: «Ho visto qualcosa per terra – spiega Helmchen – sembrava un oggetto inanimato, pensavo a una valigia abbandonata. E invece era mio figlio». È iniziato così un calvario: Mattia è rimasto per giorni sospeso tra la vita e la morte. Poi il ricovero in terapia intensiva, un mese. Quindi il ritorno a casa, con una lunga riabilitazione. «Mio figlio — continua Sybille — è ora senza milza, non saprà se ritornerà a camminare. È tormentato dal mal di testa, ne soffre in continuazione. Ogni notte ha incubi sul suo incidente. Siamo preoccupati anche per il suo asma, una situazione che lo accompagna da quando è nato». Era seguito, come molti utenti dell’Alto Garda veronese, da una struttura trentina, l’ospedale Santa Maria del Carmine di Rovereto. «Attualmente, Mattia non si può più spostare in macchina, ma solo in ambulanza. Quest’ultima non può portarlo in un ospedale trentino, per gli utenti veneti sono consentiti solo gli spostamenti a livello regionale». Non c’è solo il fronte sanitario, ma anche quello legale, su cui la famiglia Nodari sta ancora ancora aspettando notizie: l’investimento è avvenuto in pieno centro storico, al di fuori delle strisce pedonali, a velocità sostenuta. Per fare fronte a tutte queste spese, specialmente quelle mediche, la famiglia ha avviato due raccolte fondi sul sito gofundme.com. La seconda, dopo che la prima è stata bloccata, a seguito delle segnalazioni degli utenti. «La ritenevano falsa — spiega la madre di Mattia — ci sono arrivate della accuse assurde, da parte di persone che nemmeno conosciamo, sia dal Veneto che dal Trentino. Gente che sostiene che useremmo i soldi per fare altro. Alcuni addirittura hanno accusato mio figlio di aver cercato l’investimento buttandosi all’ultimo. È pazzesco, oltre che offensivo. Stiamo parlando di un ragazzo che ha tutta la vita davanti, che si era comprato il biglietto per Movieland (un parco di divertimento, ndr) e ci sarebbe dovuto andare quella sera stessa. Su quel biglietto ora c’è scritto: “Non riesco più a camminare”. Ho provato a spiegarlo al sito, ma sembra impossibile parlare con qualcuno ». La seconda raccolta (https://gofund.me/8c3cade5) è ancora attiva. «Stiamo seguendo le regole — assicura la madre — c’è un fondo fiduciario, tutti i soldi sono controllati. Anche oggi (ieri, ndr) il medico che ha visitato Mattia ha detto che ci sarà molta riabilitazione da fare. E in parte, per forza di, sarà a nostre spese. Abbiamo bisogno di aiuto».
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