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sabato 6 Luglio, 2024

Selvaggia Lucarelli e il caso delle minacce dal carcere: «Chico Forti è abituato a far fuori chi lo infastidisce»

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L'ex velista trentino si difende: «Sono caduto dalle nuvole. Non ho mai detto né pensato cose del genere»

«È bizzarro che in questa storia si riveli un modus operandi di Chico Forti. Anche anni prima, secondo un informatore della polizia americana, aveva chiesto di trovare un sicario per far fuori un avvocato di Miami».
Non usa mezzi termini la scrittrice e giornalista Selvaggia Lucarelli, nell’intervista rilasciata a La Stampa, per commentare la notizia secondo cui l’imprenditore trentino avrebbe chiesto a un suo compagno di carcere di contattare l’ ‘ndrangheta per mettere a tacere lei e il giornalista Marco Travaglio (Il Fatto, quotidiano da lui diretto, titolò «Bentornato assassino» all’indomani del rientro di Forti) e una terza persona non resa nota. Lucarelli ha poi aggiunto: «Sto vivendo un paradosso: siamo arrivati al punto in cui chi, come me, afferma l’ovvio, ovvero che Forti è un assassino come decretato dai giudici americani, viene preso di mira. Mentre una tv becera, amplificata dai social, capovolge la realtà e vede innocenti dappertutto».

D’altra parte Chico Forti, raggiunto ieri dalla notizia del procedimento avviato dalla Procura di Verona, si dice sorpreso. «Sono caduto dalle nuvole. Non ho mai detto né pensato cose del genere. Non solo: non ho parlato proprio con nessuno». Prima la sorpresa, poi la rabbia per il trentino, recluso nel carcere locale, quello di Montorio, dopo il trasferimento da quello di Miami, dove ha trascorso 24 anni della sua vita con l’accusa di omicidio. Ora Forti, ex velista che ha inseguito il sogno americano negli anni ‘90 (dopo la vincita di una discreta somma al programma televisivo Telemike) rivive l’incubo di una nuova accusa. La vicenda è scivolosa, perché ha tutte le sembianze di un «telefono senza fili». A rendere noto il tutto, infatti, sarebbe stato una persona esterna al carcere e che in carcere fa attività di assistenza, che ha raccolto la confidenza da un detenuto e che l’ha riferita direttamente al direttore del Fatto Quotidiano. La notizia è dunque approdata fino agli uffici del procuratore Raffaele Tito che — è questo l’elemento oggettivo della vicenda — ha trascritto il tutto in un modello 45, quello che si usa per i fatti che non costituiscono reato, ma che potrebbero essere rilevanti.
Per gli ambienti vicino a Forti — e per Forti stesso — si è trattato di un terremoto. Il diretto interessato ha chiesto e ottenuto un colloquio con il suo avvocato, Andrea Radice, che si è svolto, in pochi minuti nel pomeriggio di ieri. «Posso solo dire — dice il legale — che Chico è molto scosso, è rimasto sconvolto da un’accusa assurda». L’avvocato ora è al lavoro per approfondire la vicenda, non si esclude nemmeno di procedere per calunnia, una volta raccolti tutti gli elementi.
L’accusa che, in Florida, ha portato all’arresto e alla condanna di Forti ha dei contorni molto simili. Dietro l’omicidio Pike ci fu, secondo la ricostruzione avvenuta i tribunale, un accordo per commettere un reato. Ed eccola ritornae, a un quarto di secolo di distanza. «Assurdo — dice un amico di Forti — che proprio lui possa anche solo pensare di fare qualcosa del genere, dopo quello che ha passato».
Dunque cosa ci sarebbe dietro? Per lo zio Gianni Forti, passionario della causa di Chico, «c’è evidentemente qualcuno che vuole fargli del male». «Viene preso di mira — spiega — per colpire l’attività di governo, lo stesso che si è prodigato per farlo tornare qui». E nelle pieghe della «confessione» raccolta a Montorio c’è, in effetti, anche l’elemento politico: Forti avrebbe promesso di ricambiare il favore una volta «eletto con il centrodestra».
La cosa che, però, preoccupa di più gli amici e i parenti di Chico è ben più concreta e sono le ripercussioni che questa notizia rischia di avere sul suo percorso. La speranza, infatti, era quella di poter puntare, con calma ai domiciliari. «Questa cosa — fa sapere l’amico Lorenzo Moggio, del comitato “Una chance per Chico” — rischia di farci fare molti passi indietro. Non è escluso che nell’ambiente del carcere sia nata qualche invidia».