Letture
sabato 11 Marzo, 2023
di Carlo Martinelli
Gonzo? sta per stupido, sciocco, sempliciotto, stolto, imbranato, ingenuo, babbeo, credulone, tonto. Il termine «gonzo» – in riferimento agli scritti dello statunitense Hunter S. Thompson – indica uno stile giornalistico: essere veritieri senza dover essere rigidamente oggettivi, curare più lo stile che la precisione, abbandonarsi a esperienze personali, sensazioni, umori piuttosto che ai fatti. Nella comunità irlandese di Boston il gonzo è l’ultima persona ancora in piedi dopo una maratona di bevute. Ancora: gonzo si riferisce, nella cinematografia pornografica, a quelle produzioni in cui il regista prende parte all’azione, parlando agli attori, o partecipando come attore egli stesso.
Questa digressione iniziale ci aiuta a decifrare – se sarà possibile – cosa si nasconde dietro l’ultima produzione letteraria di Tersite Rossi, il collettivo di scrittura (sono in due, trentini: Marco Niro e Mattia Maestri) del quale tanto si è scritto in questi anni, e a ragione: esordio con il romanzo d’inchiesta sulla trattativa tra Stato e Mafia, È già sera, tutto è finito (2010), poi il noir distopico Sinistri (2012), il thriller economico-antropologico I Signori della Cenere (2016), un noir sul lavoro sfruttato Gleba (2019), la raccolta di racconti Chroma – Storie degeneri (2022). Diverse le case editrici, tutt’altro che minori.
Ora, alla sesta fatica letteraria, una sorpresa non da poco e non poco spiazzante per chi segue Tersite Rossi (pseudonimo omaggio a Tersite, l’antieroe omerico, e al signor Rossi, l’uomo della strada) fin dagli esordi. In libreria è appena arrivato Pornocidio (Mincione edizioni, 300 pagine, 18 euro) a firma non solo di Tersite Rossi. Gia, il libro è anche di Marco Gonzo. Qui viene il bello. Spiegato dal collettivo medesimo: «Per la prima volta in assoluto, a tredici anni dal suo esordio letterario, Tersite Rossi si avvale della collaborazione di un esterno, il misterioso Marco Gonzo, omonimo dell’investigatore privato protagonista della serie. In realtà ha fatto praticamente tutto lui. Nell’estate 2020 ricevemmo nella nostra casella di posta elettronica il messaggio con cui Gonzo ci ha affidato le dieci storie di Pornocidio. Ci ha spiegato di averci visto presentare uno dei nostri romanzi, che gli siamo piaciuti perché siamo dei perdenti come lui, e che gli siamo sembrati le persone giuste cui affidare le sue storie, per le quali non aveva voglia di cercarsi un editore. Dopodiché è scomparso nel nulla. Non sappiamo nemmeno come si chiami realmente, dato che Marco Gonzo, come ci ha spiegato lui stesso, è un nome falso. Sta di fatto che le sue storie le abbiamo lette, e siamo rimasti sbalorditi dalla loro originalità e freschezza. Così ci siamo detti che un editore bisognava trovarglielo davvero».
E l’editore glielo hanno trovato. Ed ecco Tersite Rossi cimentarsi con le regole della serialità, «ovviamente per sovvertirle, come nel suo stile». Infatti Pornocidio è una serie di dieci episodi che vede come protagonista l’investigatore privato Marco Gonzo, che ama il whisky e odia i suoi clienti. Specialmente da quando gli affidano solo casi di sesso malato, depravato, deviato. Lui vorrebbe soltanto bere in pace. Ma il whisky costa e quindi gli tocca lavorare.
Tre le tematiche principali dei racconti. Il sesso, ovviamente, dispensato a piene mani. La sconfitta: Gonzo è un perdente vero, uno che perde con metodo. L’ingiustizia: quella degli sbirri venduti, dei politici corrotti, dei borghesi insospettabili, dei criminali, organizzati e non, che li servono. I dieci racconti – dove la ripetitività della scrittura di Gonzo è ossessiva, a tratti eccessiva: whisky, vomito, surreali soluzioni finali, Monica, la sua ex, onnipresente – squadernano tutte le frontiere del porno. Scambisti, pornostar suicide, squillo sadomaso, sexbnb, sesso bestiale, tratta (ed eliminazione) delle prostitute, il Dottor Sesso, letteratura erotica. Sesso, sangue e soldi: il misterioso (ma lo è davvero?) Gonzo sperimenta sulla sua pelle (quando non è ubriaco marcio di whisky) la triade che ha fatto la fortuna del giornalismo splatter. Dieci racconti che sembrano sputati da quei pulp magazine che nel secolo scorso proponevano storie sfacciate, violente e qualche volta oscene, con le copertine sexy o raccapriccianti. C’è un altro genere letterario che si incolla bene al Pornocidio di Marco Gonzo & Tersite Rossi: bizzarro fiction, dove a dominare sono l’assurdo, la satira, il grottesco e il surrealismo che si fa reale. Intendiamoci: la scrittura ripetitiva, a volte sciatta, di Marco Gonzo, non è stata sposata a caso da Tersite Rossi. Dietro l’osceno e il pornografico c’è l’oscenità di una società malata, cinica e feroce, dove il denaro è ciò che tutto informa e tutto domina. E dove l’eros è a sua volta merce e sfruttamento: pornografia, appunto. A proposito: chi scrive ha un sospetto, assai preciso, sull’investigatore Gonzo. Marco Gonzo non esiste. Esiste solo Tersite Rossi, autore dell’ennesima provocazione, dell’ennesimo gioco letterario, dell’ennesimo attacco ad una realtà iniqua e corrotta.
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