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cronaca
sabato 17 Giugno, 2023
di Sara Alouani
I Carabinieri Forestali del Nucleo CC CITES di Venezia con la collaborazione del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Verona, sotto la direzione e il coordinamento della Procura della Repubblica di Verona hanno smantellato un fiorente traffico di cuccioli di razza Bouledogue francese proveniente dalla Romania, radicatosi in provincia di Verona ma con diramazioni su tutta la Penisola.
Il nome dato all’operazione «Ghost kennel» (allevamento di cani fantasma) richiama appunto l’assenza di qualsivoglia tracciabilità dei cuccioli che arrivati in Italia venivano falsamente spacciati dal rivenditore veronese come provenienti da un suo allevamento in Romania risultato appunto “fantasma”.
L’associazione infatti operava al fine di eludere dolosamente le norme che regolamentano il commercio di animali d’affezione (ex art. 4 legge 201/2010), contestualmente violando le leggi comunitarie e nazionali sul trasporto ed il benessere degli animali (ex artt. 544 bis e 544 ter c.p.), commettendo svariati delitti di falso, esercizio abusivo della professione medico/veterinaria e truffa nella cessione dei cani.
Sono quattro i soggetti rinviati a giudizio per i reati di cui sopra, cittadini rumeni ed italiani, coinvolti nel traffico di animali, che risultano avere operato sinergicamente con un’unica strategia criminale che constava nell’ottenere, con il minimo investimento, il maggior guadagno sui cani commercializzati, senza, di fatto, avere cura ed attenzione sul benessere degli stessi animali, quest’ultimi trattati/commercializzati alla stessa stregua di oggetti inanimati e non come esseri viventi e senzienti.
Dalle risultanze investigative è emerso inoltre che lo spostamento dei cani oggetto del traffico illecito veniva mascherato attraverso la falsificazione dei documenti europei che dovevano accompagnare i vari cani, con specifico riferimento ai relativi Passaporti PET, messo in atto da un veterinario compiacente operante in Romania, anch’esso oggi rinviato a giudizio.
Difatti, nel compilare il passaporto da attribuire al singolo cane, veniva falsamente attestata l’inoculazione del relativo microchip identificativo, in quanto, in molti casi, lo stesso trasponder non veniva inoculato ma accantonato per un utilizzo successivo; in altri casi il cucciolo veniva sì microchippato ma risultavano falsamente attestate la data di nascita, le vaccinazioni e le altre prestazioni sanitarie.
Questo consentiva, da un lato, di poter riutilizzare il passaporto anche in caso di morte dell’esemplare prima dell’arrivo a destinazione, inoculando solo successivamente il microchip ai cani cuccioli sopravvissuti, dall’altro di poter movimentare il cane anche prima dei tre mesi, senza effettuare le vaccinazioni obbligatorie per legge (in primis l’antirabbica) ed evitare i relativi costi.
L’indagine, durata circa due anni, ha avuto origine nel luglio 2020 a seguito di presentazione di denuncia/querela presso il Nucleo CC CITES di Venezia da parte di una privata che lamentava di essere stata truffata per aver acquistato un cane, proposto su sito di annunci on line, come di razza Bouledogue francese, ma non corrispondente alla specie dichiarata e alla foto pubblicata e, tra l’altro con un marcaggio non correlato al consegnato Passaporto pet Rumeno.
Esperite le prime indagini, i Carabinieri Forestali della CITES, hanno perquisito l’abitazione dell’uomo, residente in provincia di Verona, che aveva pubblicato l’annuncio di vendita on line e al quale erano riconducibili numerosi altri annunci, sotto nomi di fantasia (Alberto, Andrea, Cristina, Elena, Luca, Massimo, Max, Mirko e Michele) e in varie città d’Italia, sempre proponenti in vendita cuccioli di razza Bouledogue francese a prezzi concorrenziali, nella media 600 euro a cucciolo ma partivano dai 500 € e raggiungevano gli 800 € a seconda del colore del mantello.
Nell’abitazione del soggetto veronese sono stati rinvenuti non solo passaporti di emissione rumena non ancora utilizzati, ma anche farmaci veterinari, in particolare oltre 40 fialette di vaccinazioni pronte per essere somministrate e fialette già usate, oltre a siringhe con microchip pronte per l’inoculazione ai cuccioli sopravvissuti al viaggio dalla Romania.
In circa un anno di operatività della smascherata associazione, solo presso le ULSS veterinarie delle 7 province del Veneto, venivano iscritti in anagrafe canina e quindi censiti oltre cinquanta cuccioli di bouledogue francese illegalmente entrati in Italia, ma numerosi altri risultavano iscritti in varie province d’Italia, fino in Umbria, Lazio e Sicilia. Una cessione è avvenuta anche in provincia di Trento.
A conclusione delle indagini, la Procura di Verona ha disposto il rinvio a giudizio del cittadino rumeno fornitore dei cuccioli e dei documenti falsi, oltre che organizzatore dell’attività di trasporto, del veterinario rumeno e di due veronesi che gestivano tutta l’attività di vendita e consegna ai clienti sul territorio nazionale.