l'incidente
domenica 4 Giugno, 2023
di Davide Orsato
L’ultimo volo ieri mattina, dalla Paganella, con la vista mozzafiato sulla valle dell’Adige. Uno dei più difficili, anche per i jumper più esperti. Ma lui non aveva nessuna paura: «Not a chicken», «non sono un pollo» è uno dei motti ricorrenti del gruppo con cui si accompagnava. Mark Andrews, 65 anni, avrebbe trovato la morte nel giro di pochi secondi, duecento metri più in basso dal punto dove si era gettato. È stato trovato dal soccorso alpino già privo di vita, in un punto impervio: si era schiantato frontalmente lungo un pendio. Le operazioni di recupero sono durate circa due ore. L’allarme era stato lanciato alle 11.30, da un amico, anche lui base jumper, che lo accompagnava nella sfida. Lo ha visto fermarsi in mezzo ai pini mughi. E, come chi ha familiarità con questo sport estremo, ha subito temuto il peggio. Molte possono essere le cause dell’incidente: il vento (l’ora del Garda è famigerata tra i jumper), un errore di calcolo nella traiettoria… i soccorritori hanno sottolineato come la «vela», il paracadute, non si sia aperto. È probabile, però, che a quella quota il jumper non ci pensasse nemmeno: solitamente chi prova quel salto lo fa centinaia di metri più in basso.
Quanto accaduto ieri sulla Paganella (il punto di lancio scelto è stato quello della val Trementina) è comunque al vaglio dei carabinieri della compagnia di Cles. Mobilitati per il supporto all’elicottero di Trentino Emergenza anche i vigili del fuoco di Zambana, nel fondovalle. Il nome di Mark Andrews si aggiunge alla lunga lista di jumpers che hanno trovato la morte in Trentino. È accaduto più volte nell’Alto Garda, l’ultima lo scorso anno. Il precedente della Paganella risale al 2010. Nella giornata di ieri i carabinieri della compagnia di Cles hanno lavorato a lungo per rintracciare i familiari. Mark Andrews, cittadino britannico per nascita, ha lavorato a lungo come ingegnere in Russia. Poi si era trasferito in Romania, dove vive la moglie. Ed è stato proprio un cittadino romeno ad accompagnarlo in un’ennesima incursione tra i pendii del Trentino. L’ultima visita in zona l’aveva fatta a marzo, lanciandosi dal Becco dell’Aquila, monte Brento: un volo più ordinario e considerato molto meno rischioso. L’aveva ovviamente ripreso con la sua telecamera in soggettiva. A suo modo, Mark Andrews era una «leggenda» nei gruppi di jumpers che frequentava. Con il suo casco corredato da «crestona» stile punk aveva cominciato a buttarsi meno di dieci anni fa, quando aveva già 55 anni. Da allora è riuscito a collezionare oltre seicento lanci, con tuta alare e senza. Un numero impressionante, soprattutto per qualcuno che aveva iniziato un po’ avanti con l’età e con cui aveva conquistato l’ammirazione di molti «colleghi» più giovani. Nel pomeriggio di ieri il corpo di Andrews è stato messo a disposizione dei familiari: al momento è stato posto nella camera mortuaria di Fai.