Crisi idrica
venerdì 7 Aprile, 2023
di Francesco Terreri
Il decreto legge sull’emergenza idrica approvato ieri sera dal Consiglio dei ministri prevede la nascita della Cabina di regia, incardinata presso la presidenza del Consiglio e presieduta, per delega, dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, cioè da Matteo Salvini. Prima riunione entro un mese. Ma c’è anche il Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, spauracchio delle Province autonome come il Trentino che potrebbero trovarsi di fatto ridotta la competenza sulle acque. Nomina entro dieci giorni.
«Misure chiave che renderanno l’azione del governo e delle Regioni massimamente efficace e più coordinata» sottolinea il ministero guidato da Salvini, spiegando che, mediante l’applicazione delle semplificazioni previste per gli investimenti pubblici finanziati con fondi nazionali ed europei, «si promuoverà una rimodulazione delle risorse per il settore, con l’intento di promuovere la realizzazione degli interventi più urgenti e di rapida attuazione».
Semplificazioni anche per le attività di riutilizzo delle acque reflue depurate, sino al 31 dicembre di quest’anno, e per la realizzazione di impianti di desalinizzazione. Alle opere ritenute urgenti per il contrasto della crisi idrica si applicheranno procedure semplificate e si ridurranno i tempi per le attività di verifica dell’impatto ambientale.
Entro il 30 settembre le Regioni potranno intervenire per mettere in efficienza gli invasi esistenti, in particolare attraverso le attività di manutenzione da fanghi e sedimenti. Il Commissario straordinario, in carica fino al 31 dicembre e prorogabile di un anno, interverrà però con poteri sostitutivi in caso di inerzia o ritardo nella realizzazione degli interventi e anche in caso di dissenso di enti territoriali sulla gestione delle risorse idriche. Su delega del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, inoltre, potrà intervenire adottando, in via sostitutiva, gli atti o i provvedimenti o, se necessario, dando esecuzione ai progetti.
Tra le novità del decreto, presso ciascuna Autorità di bacino distrettuale, per il Trentino l’Autorità delle Alpi Orientali, è istituito un osservatorio distrettuale permanente sugli utilizzi idrici. L’osservatorio cura la raccolta, l’aggiornamento e la diffusione dei dati relativi alla disponibilità e all’uso della risorsa nel distretto idrografico di riferimento, compresi il riuso delle acque reflue, i trasferimenti di risorsa e i volumi eventualmente derivanti dalla desalinizzazione, i fabbisogni dei vari settori d’impiego, con riferimento alle risorse superficiali e sotterranee.
D’altra parte, per sostenere la produzione di energia idroelettrica colpita dalla siccità, i concessionari di piccole derivazioni a scopo idroelettrico titolari di mutui o di finanziamenti erogati dalle banche, possono richiedere la sospensione delle rate dei mutui, dell’intera rata o della sola quota capitale. In Trentino le concessioni di piccole derivazioni idroelettriche sono oltre 200, gestite sia da privati che dai Comuni.
Vengono infine rafforzate le multe per l’estrazione illecita di acqua e per gli inadempimenti nell’ambito delle attività di esercizio e manutenzione delle dighe.
Si apre quindi per il Trentino una fase complessa in cui le decisioni sull’emergenza siccità potrebbero essere prese a livello nazionale invece che dell’Autonomia provinciale. La prima prova del sistema idrico è arrivata in questi giorni e queste notti con le gelate, che hanno richiesto la messa in funzione degli impianti antibrina (vedi sotto). In prima battuta, la disponibilità di acqua è stata sufficiente.
Tra pochi giorni però, salvo l’arrivo della pioggia, scatterà la necessità di irrigare i meleti e i piccoli frutti. La disponibilità di acqua in falde e sorgenti è ridotta rispetto ai circa 50 milioni di metri cubi utilizzati di solito dall’agricoltura trentina in una intera stagione. Ma soprattutto la soluzione d’emergenza che si adotta in questi casi, cioè il ricorso al pompaggio dai bacini idrici, in primo luogo Santa Giustina, è oggi poco praticabile perché anche i bacini sono al minimo. Come hanno ripetuto in queste settimane il presidente della Provincia Maurizio Fugatti e il vice Mario Tonina, questa volta di acqua non ce n’è neanche per noi.
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