Crisi climatica
giovedì 2 Marzo, 2023
di Tommaso Di Giannantonio
Il primo a scoprire le carte era stato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (il T di domenica): «Stiamo valutando la nomina di un commissario che abbia tutti i poteri sulla gestione dell’acqua». Un’ipotesi che aveva suscitato subito la reazione contraria del presidente leghista della Provincia di Trento Maurizio Fugatti: perché se la pianura (Veneto e Lombardia) reclama acqua, le dighe chiamate a rispondere sono quelle trentine. Lo stesso copione della scorsa estate, ma quest’anno i volumi dei laghi sono già ridotti al minimo e a malapena sono sufficienti per la produzione di energia idroelettrica. Ciononostante Roma è rimasta ferma sulle proprie posizioni: ieri il tavolo interministeriale sulla crisi idrica — presieduto dalla premier Giorgia Meloni — ha confermato la volontà di «individuare un commissario straordinario con poteri esecutivi». «Il Trentino non ne ha bisogno, sappiamo gestire da soli le competenze della nostra autonomia — commenta il vicepresidente e assessore Mario Tonina — Il commissario deve servire a far prendere decisioni strategiche a Regioni come il Veneto che finora hanno investito poco sulla gestione della risorsa idrica». Si dice preoccupato anche il presidente della Coldiretti del Trentino Gianluca Barbacovi: «Le nostre vegetazioni devono essere salvaguardate».
La cabina di regia nazionale
Rispondendo ad un’interrogazione in Parlamento, ieri il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida (Fratelli d’Italia) ha spiegato le ragioni di un tavolo sulla crisi idrica: «Il 2022 è stato uno degli anni più caldi e siccitosi in Italia dal 1800: il deficit di precipitazioni è stato del 30%, e fino al 40% al Nord. E i dati di questi primi mesi del 2022 si pongono sulla stessa linea. La mancanza d’acqua è avvertita soprattutto dalle aziende agricole che ne usano il 53%. Si tratta di una questione emergenziale nell’epifenomeno, ma in realtà è strutturale perché siamo al quinto anno siccitoso negli ultimi vent’anni».
Di qui la decisione del tavolo di istituire a Palazzo Chigi una «cabina di regia tra tutti i ministeri interessati per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione». Il governo, inoltre, emanerà un decreto che «contenga le necessarie semplificazioni e deroghe per i lavori essenziali per fronteggiare la siccità». Il commissario straordinario avrà «poteri esecutivi rispetto a quanto programmato dalla cabina di regia». Il timore della Provincia di Trento è che assuma anche il profilo esplicitato nei giorni scorsi dal ministro dell’Ambiente, ossia un «commissario super partes che abbia pieni poteri e dica a Regioni ed enti: serve acqua, aprite le dighe». Uno scenario considerato poco realistico.
«Non serve al Trentino»
A il T, infatti, l’amministratore delegato di Hydro Dolomiti energia, la società che gestisce la maggior parte delle grandi centrali idroelettriche trentine, ha spiegato che neppure una primavera con precipitazioni nella norma permetterà di rilasciare acqua per i campi agricoli delle regioni limitrofe. Questo perché oggi nei bacini idrici trentini ci sono solo 141 milioni di metri cubi d’acqua invece dei 407 di capienza massima. «In passato abbiamo sempre dimostrato responsabilità e sensibilità a rilasciare l’acqua dalle nostre dighe, anche quando non eravamo obbligati, come lo scorso anno. Ma quest’anno la situazione è complicata — afferma il vicepresidente e assessore all’ambiente Mario Tonina, con delega anche all’energia — Il commissario? Sappiamo gestire da soli le competenze della nostra autonomia, non ci serve».
Il ministro Lollobrigida ha parlato di «8 miliardi bloccati da qualche anno con l’impossibilità spesso di essere spesi per ragioni burocratiche, normative su cui bisognerà intervenire rapidamente». Ecco, «il commissario deve servire a far prendere decisioni strategiche a Regioni come il Veneto che finora hanno investito poco sulla gestione della risorsa idrica — prosegue Tonina — Il governatore del Veneto ha detto che serve un “piano Marshall” per le risorse idriche? Bene, era ora. Quando bisognava ancora aspettare per rendersi conto che in pianura sono necessari investimenti per captare l’acqua negli invasi? Noi in passato gli investimenti li abbiamo fatti, gli altri no».
E in vista del 22 marzo, la giornata mondiale dell’acqua, l’assessore annuncia un’iniziativa mirata a coinvolgere l’intera popolazione sul tema del risparmio dell’acqua: «Nel concreto inizieremo dalle scuole con una serie di raccomandazioni simili a quelle che abbiamo stilato per i dipendenti pubblici in relazione ai consumi di energia, che hanno portato a buoni risultati».
Coldiretti: risorse statali scarse
Ci vuole tempo, però, prima che producano un effetto. Intanto gli agricoltori sono preoccupati. «La stagione irrigatoria inizierà tra un mese e mezzo per i meleti e tra due mesi per le viti. Speriamo che da qui in avanti ci saranno abbondanti precipitazioni», dice il presidente della Coldiretti Trentino, Gianluca Barbacovi. A livello nazionale la Coldiretti stima che ci sono circa 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità. «In Trentino oggi la situazione non è ancora così critica, ma è un dato di fatto che da aprile in poi non avremo quel serbatoio di neve che abbiamo avuto negli anni passati — spiega Barbacovi — Chiaro quindi che un commissario straordinario ci preoccupa: le nostre vegetazioni devono essere salvaguardate. Questo, però, ci fa pensare che sono necessari investimenti per riuscire a immagazzinare l’acqua. In Trentino, in relazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sono stati presentati 18 progetti per investimenti nella resilienza dell’agrosistema irriguo per un ammontare di 120 milioni, ma solo 3 sono stati finanziati per un totale di 18 milioni. Lo Stato deve rimpinguare i fondi».
I deputati trentini rassicurano
A Roma comunque i parlamentari trentini di Fratelli d’Italia provano a rassicurare. «La eventuale nomina del commissario straordinario — afferma la deputata Alessia Ambrosi — non inciderà sulle prerogative delle Regioni e delle Province autonome, ma servirà esclusivamente per monitorare lo stato di attuazione degli interventi». Le fa eco il deputato Alessandro Urzì: «Ci faremo carico delle istanze del Trentino, ma dobbiamo avere anche la responsabilità di guardarci intorno per dare una risposta organica ad un’emergenza superiore».