Il caso
sabato 6 Aprile, 2024
di Tommaso Di Giannantonio & Davide Orsato
Tutto è partito da una domanda in conferenza stampa. Lontano da Trento, a Sover, in Val di Cembra, dove ieri mattina si è riunita la giunta provinciale. «Sicurezza nei giardini di piazza Dante e in zona Portela», questo il tema, riemerso poi nel pomeriggio con un nuovo fatto di cronaca. Il governatore trentino Maurizio Fugatti non ci ha girato troppo intorno. «La competenza non è della Provincia — ha risposto — ma sta in capo al ministero dell’Interno e all’amministrazione comunale, senza voler fare un rimbalzo di responsabilità». Una puntualizzazione, quest’ultima, che ha solo ingentilito la stoccata al Comune di Trento. Netta la replica del sindaco Franco Ianeselli: «Quando ci troviamo ai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, c’è anche la Provincia».
Fugatti ha ricordato l’impegno delle autorità di polizia. «Credo che il lavoro costante e continuo delle forze dell’ordine sia importante — ha detto il governatore — A monte c’è un problema che riguarda le difficoltà da parte del governo di riuscire a espellere le persone dal territorio italiano. Le difficoltà ci sono, ma non è responsabilità delle forze dell’ordine. Da parte nostra — ha aggiunto Fugatti — quello che possiamo fare è favorire l’apertura di un Centro per rimpatri (Cpr). A fine della scorsa legislatura si era parlato di un centro per la gestione delle persone più a rischio in attesa di espulsione. Insieme al presidente Kompatscher abbiamo ragionato su una struttura sia a Trento che a Bolzano di 25 persone ciascuna, e su questo tema, qualora ci fosse ancora la volontà del governo, siamo interessati a collaborare».
Per il sindaco di Trento «serve un sistema per i rimpatri, ma non è “la” soluzione — spiega Ianeselli — Se tutti i richiedenti asilo non fossero concentrati a Trento forse non ci sarebbe neanche un problema di sicurezza». Per quanto riguarda la questione delle competenze, il sindaco ricorda anche il ruolo della Provincia nel comitato per la sicurezza pubblica. «Detto questo, l’autorità di pubblica sicurezza è il questore, non c’è bisogno di mettere in ballo il Comune — replica — Visto che si ragiona sul tema sicurezza, la Provincia ci deve dare le risorse per assumere gli agenti della polizia locale, così come fece la giunta Rossi. In Emilia-Romagna la Regione è intervenuta a sostegno del Comune di Bologna per introdurre la figura dello street tutor». Ianeselli rimarca anche i passi avanti fatti in questi ultimi anni. «A piazza Dante e piazza Santa Maria Maggiore la situazione è migliorata — conclude — Il problema sicurezza è più complesso e va affrontato, non solo in termini di repressione, ma anche a livello urbanistico e sociale».
Poche ore dopo la conferenza stampa della giunta si è verificato un altro episodio in zona Portela. Verso le 17 del pomeriggio un gruppo di persone si è accalcato e ha cominciato ad assembrarsi: i toni si sono accesi e si è sfiorata una nuova rissa. Le vie del centro erano affollate. In tanti, tra i presenti, hanno temuto una nuova maxi rissa, sulla scorta di quanto accaduto a fine dicembre e c’è stato un fuggi fuggi generale. Ma questa volta è finito tutto rapidamente, grazie a un intervento degli agenti della squadra mobile, posizionati con un loro mezzo nelle vicinanze. I poliziotti hanno separato i litiganti prima che la situazione degenerasse. Testimoni avrebbero visto alcuni dei presenti estrarre dei cubi di porfido (i bolognini) da terra, pronti a lanciarli. Ma non risultano episodi violenti. Non ci sono stati nemmeno arresti. Tra gli identificati c’è un giovane sospettato di essere stato presente, nuovamente, a una rissa precedente, avvenuta giovedì: sarebbe stato l’autore del pugno che ha causato il sanguinamento di un labbro a un’altra persona.