Archivio T
martedì 28 Marzo, 2023
di Paolo Ghezzi
Passata la pandemia, si son fatte rade le comitive da tutto il mondo che prima affollavano piazza Cappuccini, dove nacque il Focolare, grazie a una ragazza e a un frate. Però proseguono gli itinerari lubichiani per gli studenti, con Ilaria e Roberta. I Cappuccini chiudono il convento dove si manifestò la vocazione di Lubich, i Focolari sono scossi dalle rivelazioni sugli abusi che hanno infangato il movimento. E nonostante papa Francesco, il cristianesimo arretra arrancando…
Ho portato «i nostri Margini» (libro che ha concluso, venerdì sera alla Sosat, i 43 anni della rivista il Margine), alla mamma di Piergiorgio Cattani, la mitica Monica. Pg da ragazzo fu vicino ai Gen focolarini, anche per l’amicizia col compagno di classe Nicola, ma non ha mai amato il culto della Leader Carismatica, e da intellettuale adulto si allontanò da quel fuoco. Trovava che ci fosse molto Vangelo ma poco Primo Testamento, poco ebraismo e poca ragion critica. Oggi Cattani, elogiato ai funerali, non viene più evocato, in quei mondi: «Inutile sintonizzarsi sulle frequenze di radio Mariapoli – ha scritto Enrico Rufi sui nostri Margini – la voce di Piergiorgio non viaggia neppure su quelle onde».
Formidabile comunque Lubich, nel costruire una Multinazionale dell’Amore, colosso dai piedi fragili, perché più ti allarghi più non sai che imbarchi, e non tutti perseguono l’Amore con la A maiuscola. E poi c’è la monumentalizzazione. A Lisieux e a Lourdes due enormi chiese, non belle, celebrano la memoria trionfante delle umili Thérèse e Bernadette. A Cadine, il cemento e i vetri del Centro Mariapoli, che doveva celebrare Trento ardente d’amore, oggi riflettono spesso i vuoti di un movimento che fatica a ritrovare un centro di gravità permanente.
Si stava meglio quando si stava peggio? I Focolari sono una fantastica intuizione di tempi bellici: sotto le bombe mortifere (cadute proprio sul quartiere della Portela dove abitavano i Lubich!), brillava la radioattività benefica del Vangelo. Prima di vedere la Luce e diventare Chiara, la maestrina Silvia Lubich insegnava all’Opera Serafica di Cognola, dove è ritratta in questa foto del 1940. Santità e povertà, si respira. «Amavo tanto i bambini – così ricorderà Chiara i suoi tempi di Silvia – perché già vedevo Gesù in loro. Il pomeriggio dicevo: Adesso bisogna dormire mezz’oretta, mettetevi sul banco con la testa ricurva» . Dormite, angioletti, sognate. Un giorno la guerra finirà.