Giochi 2024
giovedì 8 Agosto, 2024
di Giacomo Polli
Le Olimpiadi sono da sempre il sogno più grande, quello più ambito, per ogni amante dello sport. Non solo per gli atleti in gara, che rappresentano la punta dell’iceberg della manifestazione, ma anche per tutti coloro che lavorano dietro le quinte e che ricoprono un ruolo fondamentale all’interno dei vari movimenti nazionali. Tra questi Silvia Torresani, che dopo essere cresciuta a Riva del Garda, dove ha coltivato la passione per gli animali, dal 2019 è la fisioterapista dei cavalli della federazione svedese, tra le più competitive al mondo, con la quale, nel 2021 a Tokyo, ha conquistato l’oro olimpico. Oggi, a Parigi, la professionista è alla sua seconda partecipazione alla massima competizione sportiva.
Torresani, come sta vivendo questa Olimpiade?
«I giorni prima di arrivare a Parigi ero molto emozionata. Avendo già fatto le Olimpiadi a Tokyo sapevo cosa sarebbe successo, però è davvero bellissimo. Si respira la forza e la grandezza dello sport. È molto entusiasmante perché ci sono persone da ogni parte del mondo, tutte accomunate dalla passione. Dietro ad ogni partecipante ci sono anni di fatica, impegno e dedizione. Per uno sportivo non c’è traguardo più ambito. È davvero una fortuna poter essere qui. Purtroppo a livello sportivo siamo stati un po’ sfortunati quest’anno».
Come si è sviluppata la sua storia?
«Sin da piccola ho coltivato la passione per gli animali, avevo un cavallo in un maneggio a San Giorgio e facevo spesso le gare di salta ostacoli. Inizialmente la mia intenzione era quella di praticare questo sport, poi ho cominciato a prendermi cura degli animali e mi sono iscritta alla facoltà di veterinaria a Bologna, città in cui ho conosciuto mio marito. Nel 2002, dopo il matrimonio, mi sono trasferita in Friuli, dove abbiamo aperto un allevamento di cavalli sulle colline a nord di Udine. Non ho mai smesso di coltivare questa passione per il mondo equestre e dopo la laurea ho scelto di specializzarmi in medicina sportiva, quindi sono andata negli Usa da una fisioterapista con la volontà di imparare il mestiere. Da quel momento si sono aperte diverse porte. Inizialmente non tutti credevano in questo mio percorso, molta gente pensava che non avrei avuto sbocchi».
E ora lavora con la federazione svedese…
«Sì, come squadra abbiamo una programmazione incredibile. Vengo mandata alle gare per seguire i cavalli affinché arrivino a questi appuntamenti nella miglior condizione possibile. Il mio ruolo consiste nel seguire la loro preparazione muscolare durante gli allenamenti e prima delle gare, per poi concentrarmi sulla fase di recupero degli stessi una volta che la gara è terminata. Ogni squadra ha una figura veterinaria che si occupa delle emergenze o trattamenti medici, poi ci sono alcune come la nostra che hanno anche il fisioterapista, elemento necessario per il benessere fisico e mentale dell’animale. È tutto curato al dettaglio. In entrambe le Olimpiadi a cui ho partecipato, le strutture che ospitano questi animali sono perfette, loro stanno bene e hanno ottime sistemazioni».
Ha mai avuto la possibilità di lavorare per la federazione italiana?
«All’estero ho sempre avuto più riscontro, Paesi come quelli del nord Europa sono più propensi ad utilizzare medicine integrate per gli animali. Già da diversi anni avevo molta clientela all’estero, poi il caso ha voluto che cominciassi a lavorare nelle scuderie dell’attuale capo squadra della Svezia. Nel momento in cui lui ha assunto questo ruolo, mi ha chiesto se fossi disponibile a lavorare per la federazione. È sicuramente una posizione stupenda, ma anche molto impegnativa: avere una famiglia e stare via per tanti giorni non è semplice. Capita che possa viaggiare anche durante l’anno e non solo durante le Olimpiadi, infatti seguo quasi tutte le competizioni: dal campionato del mondo a quello europeo, passando per le varie finali. Ho diversi clienti anche in Italia, ma non ho mai avuto una proposta dalla federazione nazionale».
Il livello in Svezia è più alto?
«Abbiamo vinto l’oro e l’argento a Tokyo, il campionato del mondo sia a squadre che individuale e il campionato d’Europa. La squadra è molto competitiva, inoltre hanno una cultura molto diversa per quanto riguarda gli sport equestri. In Svezia è uno sport nazionale, seguito moltissimo, quasi come il calcio in Italia»