Sport
domenica 16 Febbraio, 2025
Sinner accetta tre mesi di stop per il Clostebol
di Francesco Barana
Accordo tra Jannik e la Wada: rientrerà in tempo per Roma

Il teatro dell’assurdo ieri ha chiuso le tende. Leggi Jannik Sinner e l’arcinota vicenda Clostebol, lo steroide anabolizzante trovato (in quantità infinitesimali) nelle urine del campione altoatesino a marzo dell’anno scorso.
La Wada ha annunciato con un comunicato stampa «di aver concluso un accordo per la risoluzione del caso con il tennista italiano», che prevede la sua squalifica dalle competizioni per tre mesi, ragion per cui l’agenzia antidoping ha ritirato il suo appello al Tas di Losanna, il cui arbitrato era fissato i prossimi 15-16 aprile e la sentenza a fine anno.
La sospensione, si legge nella nota, è scattata il 9 febbraio e terminerà il 4 maggio, mentre già dal 13 aprile Sinner potrà tornare ad allenarsi.
Sinner, quindi, salterà il Sunshine Double americano, cioè i Masters 1000 di Indian Wells e Miami (in Florida è campione in carica), e la prima parte della stagione sulla terra rossa, Montecarlo e Madrid, ma – è la notizia che conta – tornerà in campo il primo giorno utile per essere agli Internazionali di Roma, al via giusto appunto il 5 maggio, e al Roland Garros, i due grandi obiettivi del numero uno del mondo sul mattone.
La Wada riconosce – ed è importante questo passaggio – che «il signor Sinner non aveva intenzione di imbrogliare e che la sua esposizione al clostebol non ha fornito alcun beneficio in termini di miglioramento delle prestazioni ed è avvenuta a sua insaputa a causa della negligenza dei membri del suo entourage».
Tuttavia, «secondo il Codice e in virtù dei precedenti del Cas, un atleta è responsabile della negligenza del suo entourage», per questo «una sospensione di tre mesi è considerata appropriata».
È la famosa responsabilità oggettiva, riconosciuta anche dal tribunale dell’Itia che ad agosto ha assolto Sinner, ma che secondo la Wada è comunque colpa meritevole di squalifica. «Da uno a due anni» aveva ricordato nei giorni scorsi a La Stampa il suo portavoce James Fitzgeral.
Ecco, diciamoci la verità, l’impressione è che l’accordo extragiudiziale raggiunto sia molto “politico”, ergo un compromesso che fa contenti tutti. La Wada in qualche modo salva la faccia, dacché ai più era apparso insensato fin da subito l’appellarsi a una sentenza di innocenza (quella dell’Itia) per una questione di lana caprina, cioè la “negligenza” su colpe altrui e incontrollabili. Inoltre l’agenzia anti-doping avrebbe creato una crisi diplomatica senza precedenti e di enorme portata con la stessa Itia.
Tira invece un sospiro di sollievo Sinner, che – pur riconosciuto innocente e di aver assunto il clostebol inconsapevolmente – per colpa di un cavillo giuridico rischiava una squalifica lunghissima che ne avrebbe pregiudicato la carriera. Ora invece può mettere tutto da parte e concentrarsi solo sul campo.
Non a caso il fuoriclasse di Sesto Pusteria dichiara in una nota: «Questa vicenda mi tormentava da quasi un anno e il processo sarebbe potuto durare ancora a lungo con una decisione che forse sarebbe arrivata solo alla fine dell’anno. Ho sempre accettato di essere responsabile del mio team e riconosco che le rigide regole della Wada sono una protezione importante per lo sport che amo. Su questa base, ho accettato l’offerta della Wada di risolvere il procedimento con una sanzione di tre mesi».
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