tennis
martedì 20 Febbraio, 2024
di Francesco Barana
E chi lo ferma più? Jannik Sinner ha messo la quinta. Dopo l’Australian Open, domenica ha conquistato anche Rotterdam, 12° titolo della carriera. Battendo in finale Alex de Minaur, ha infilato la sua 15° vittoria consecutiva, una striscia che lo rende ancora inviolato nel 2024. E da ieri il campione altoatesino, superato Danil Medvedev, è il nuovo numero 3 del mondo: best ranking che gli permette di superare Adriano Panatta (numero 4 nel 1976) – che aveva già raggiunto a fine 2023 – ed eguagliare colui che da sempre è considerato il miglior tennista italiano di tutti i tempi, Nicola Pietrangeli, numero 3 del mondo tra il 1959 e 1961. E se Pietrangeli resta un mito con un palmares (almeno per ora) più considerevole (due Slam, tre titoli a Montecarlo e due a Roma, 48 in carriera), Sinner, ad appena 22 anni, già lo insidia e, dall’alto di uno Slam (Australian Open), un Masters 1000 (Toronto), una Coppa Davis vinta da protagonista assoluto e 12 trofei in bacheca, probabilmente si può già considerare il miglior italiano degli ultimi 50 anni, anche di Panatta. Il pusterese spesso però ha sottolineato che lui non pensa ai record del passato, «ma a costruire e a percorrere la mia strada», e, va detto, il suo profilo internazionale non può essere confinato solo alla nostra scena tennistica (spesso modesta e con i top player che si contano sulle dita di una mano). Eppoi Sinner, nella sua testa, non vorrebbe limitarsi a vincere, ma provare a segnare un’epoca. Sempre con la filosofia «di fare un passo per volta», come ha ribadito nella recente conferenza stampa fiume a Roma dopo lo storico successo a Melbourne.
Quindi si pensa a torneo per torneo, in questo caso alle prossime tappe di marzo sul cemento americano, California e Florida, dove si disputeranno i due Masters 1000 di Indian Wells (6-17) e Miami (20-31), nei quali il Rosso vanta una buona tradizione e avrà i galloni del favorito perché, si sa, il cemento esalta il suo tennis potente e le sue doti d’attaccante da fondo. Poi c’è la classifica: conquistato il podio, la sfida è lanciata al vertice, cioè ad Alcaraz e soprattutto al numero uno Djokovic. Lo spagnolo è sopra di 835 punti, significa che già negli Stati Uniti Sinner potrebbe mettergli il fiato sul collo, mentre il fuoriclasse serbo ha ancora un margine di sicurezza di 1685 punti. Certo, servirà arrivare in fondo anche ai 1000 americani, dove Jannik difende complessivamente 940 punti. L’anno scorso, infatti, si fermò in semifinale a Indian Wells e in finale a Miami, sconfitto rispettivamente da Alcaraz e Medvedev.
Un buon viatico, intanto, è ricaricare le pile. Jannik si è preso qualche giorno di vacanza e finalmente domenica sera è potuto tornare a Sesto Pusteria, dove mancava da Natale e dove non è riuscito a fare capolino nemmeno un giorno dopo il successo all’Australian Open. «Dopo Melbourne non sono ancora riuscito a vedere i miei – spiegava domenica Sinner pomeriggio nella sala stampa del Rotterdam Ahoy – Non andrò a sciare, resto lì solo un paio di giorni e quindi preferisco andare a trovare i miei nonni che sono anziani».
La ripresa degli allenamenti è fissata giovedì a Montecarlo con sessioni campo e palestra, palestra che Jan non ama particolarmente. Il segreto per sopportare i sacrifici però è sorridere: «Bisogna rendere il viaggio divertente – spiega Sinner – Io ho belle persone attorno, con loro sto molto, e bisogna rendere l’atmosfera divertente. Io dico sempre di aver trovato le persone giuste nel momento giusto». Il riferimento è ai coach Simone Vagnozzi (che domenica si è lasciato andare: «Ho la fortuna è di allenare un ragazzo speciale») e Darren Cahill, ma anche allo staff atletico composto da Umberto Ferrara, Giacomo Naldi e Andrea Cipolla, e al mental coach Riccardo Ceccarelli. Senza dimenticare i due manager, il fidatissimo Alex Vittur e Lawrence Frankopan.
Vagnozzi ha raccontato come ha sviluppato, con Sinner, il percorso tecnico cominciato nel febbraio 2022 dopo il divorzio del Rosso con lo storico mentore Riccardo Piatti: «Due anni fa l’obiettivo era rendere Jannik un giocatore migliore. Queste cose non si possono fare in due mesi e così con Darren (Cahill, ndr) abbiamo messo un mattoncino alla volta, cercando di apportare modifiche in quelle aree in cui Jannik era un po’ più debole, consapevoli comunque di allenare un giocatore forte che era già numero 10 del mondo. Oggi però Jannik è più completo e quindi più sicuro, per questo riesce a battere con continuità anche i grandi giocatori». In America contro Sinner ci saranno tutti i più forti. Sarà una nuova esaltante avventura.
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