il reportage
venerdì 2 Agosto, 2024
di Riccardo Hoffer, Angelica Sartori e Masha Luciano
In Trentino cresce la paura di incontrare l’orso. Basta fare un giro alle porte della città, a Sopramonte e Cadine, dove gli avvistamenti di orsi sono in costante aumento per rendersene conto. In piazza a Sopramonte questo è un tema ampiamente discusso. Tanto che il 7 agosto si terrà a Sopramonte un’assemblea pubblica. Per alcuni a causa dei loro avvistamenti diretti, mentre ad altri bastano solo racconti altrui per spaventarsi. Tra questi anche Paola Facenda e sua figlia Giulia Cappelletti, che non appena sentita la notizia dell’inseguimento del ciclista da parte di un orso a Vezzano, lo scorso 17 luglio, ci pensano due volte a percorrere lo stesso tragitto in famiglia: «Noi non facciamo il giro al centro commerciale la domenica, ma le passeggiate in montagna. Le nostre abitudini sono diverse da quelle di città, viviamo l’ambiente che ci circonda e abbiamo bisogno che questo sia sicuro». La passeggiata di Sant’Anna, che parte dal centro di Sopramonte, è sempre meno frequentata da cittadini e turisti. In pochi osano affrontare il sentiero da soli, nonostante questo sia conosciuto per la sua facile accessibilità a tutti: mamme con passeggini, anziani e biciclette. Anche se in compagnia, paesani come Giulia Agostini, che la scorsa settimana ha percorso proprio questo sentiero con la cugina ed il cane, hanno il costante timore di incontrare l’orso.
Per gli stessi sentieri anche Lino Bottura era solito raccogliere funghi, una passione che lo accompagna da tutta la vita, ma che si è visto costretto ad accantonare per la preoccupazione. Ancora oggi lo tocca particolarmente la storia di Olmo, l’asinello considerato mascotte del paese, che lo scorso 11 aprile è stato sbranato dall’orso nei pressi di un parco giochi per bambini: «Olmo stava simpatico sia ai bambini che agli adulti. Amava essere coccolato dai passanti. Qua in paese ne siamo rimasti tutti toccati». Un shock soprattutto per i più piccoli, che erano soliti prendersi una pausa dai giochi per portargli una carotina.
Nella macelleria Belli in piazza a Sopramonte si respira la stessa aria; ogni giorno il titolare Giampaolo Belli è testimone della preoccupazione collettiva: «La gente è spaventata, scombussolata. Permane la rabbia in paese per la morte di Olmo: se muore un orso tutti scatenati, ma se muore un animale considerato di serie B, niente di niente. Sono tutti animali e dovrebbero essere trattati con la stessa dignità».
La pericolosità degli incontri è spesso relazionata all’istinto materno dell’orsa. La tendenza del maschio ad uccidere i piccoli per poi potersi accoppiare con la femmina scaturisce nell’orsa un’indole di protezione nei confronti dei suoi cuccioli; lo stesso accade però quando ad incontrarla sono i cittadini, nonostante non dimostrino di voler fare loro del male.
Anche Andrea Menestrin, tramite i suoi avvistamenti con l’uso di un binocolo, racconta di aver sempre assistito al passaggio di orsi senza cuccioli, e quindi tendenzialmente innocui: «Quando però si tratta di madri, loro possono difendere i loro piccoli, ma noi non possiamo proteggere i nostri cuccioli… c’è qualcosa che non va, bisogna trovare un modo per gestire la situazione che vada bene a tutti: a noi e agli orsi».
Analoga è la situazione a Cadine dove gli orsi, se prima, quando si imbattevano in un uomo si spaventavano, ora sono addirittura curiosi e tendono ad avvicinarsi. Anche sulla strada passante per la Stube del Galletto di Cadine ci sono stati più avvistamenti in pochi giorni, nessuno dei quali si è rivelato pericoloso. Il titolare del locale Gianmario Bottamedi, che da 43 anni va a caccia, quest’anno ha deciso di rinunciarvi: «Devo sempre fare un bel pezzo di strada a piedi, almeno 600 metri, e per cacciare devo arrivare quasi di notte. Andavo sempre con il mio cane e lo lasciavo alla postazione. Questo però non lo fa più nessuno ormai, perché è alto il rischio che arrivino lupi o orsi a sbranarlo». A Gianmario è particolarmente vicina la vicenda che ha coinvolto Andrea Papi, ucciso dall’orsa JJ4 lo scorso 5 aprile nei boschi di Caldes, in Val di Sole; il padre del ragazzo lavorava all’Hotel della famiglia Bottamedi ad Andalo, dove lo sconforto ha coinvolto l’intera comunità. Dall’incidente, molti turisti scelgono altre mete. L’orso è diventato motivo di ansia e preoccupazione per tutti: paesani costretti a rivalutare le proprie abitudini, escursionisti che si vedono costretti a cambiare meta e albergatori sempre più impegnati a rassicurare i loro clienti.