La proposta
lunedì 25 Novembre, 2024
di Simone Casciano
Clima 3T non lascia, anzi rilancia. L’associazione universitaria impegnata nella decarbonizzazione dell’ateneo, che da mesi chiede un cambio di passo su questo fronte ai vertici dell’Università di Trento, non si fa scoraggiare dall’inazione, anzi ha lanciato una nuova campagna con un obiettivo preciso: l’assunzione in università di un «sustainability manager». «Un professionista che si possa dedicare integralmente alla transizione dell’ateneo – spiega Anna Castiglione dell’associazione Clima3T – Serve qualcuno che abbia capacità di programmazione e organizzazione e soprattutto che si dedichi a questo obiettivo».
Castiglione come stanno andando i dialoghi con l’ateneo sulla transizione?
«A settembre avevamo costruito un evento davanti al Senato Accademico con due richieste. La prima era un cambio di passo nel funzionamento del “green office”, l’organo deputato a delineare il piano di sostenibilità 2025/27, cruciale per raggiungere l’obiettivo 2030, e in cui siamo presenti come associazione e la seconda di approvare le strategie presenti nel nostro report. Purtroppo l’ufficio non funziona bene, i 4 tavoli tematici (energia, trasporti, istruzione e cibo) si riuniscono sporadicamente e in maniera disorganizzata. Il lato positivo è che sono stati creati dei documenti digitali in cui inserire le proposte, tabelle che abbiamo riempito quasi solo noi esclusivamente. Questo da un lato ci dispiaceva, perché vedevamo poca partecipazione, dall’altra ci faceva sperare che le proposte potessero passare anche se ambiziose. Per questo avevamo chiesto che il Senato Accademico si esprimesse sul nostro report, ma ci è stato detto di no. La delusione finale è arrivata recentemente: abbiamo passato mesi a lavorare su quelle tabelle, a settembre ci sono stati gli incontri finali dei tavoli del green office. Aspettavamo di ricevere la bozza finale del piano di sostenibilità, invece abbiamo saputo che è già stata mandata ai vertici dell’ateneo. Non l’abbiamo vista, non sappiamo cosa ci sia dentro e se le nostre proposte sono ancora là. Siamo delusi e per questo pensiamo serva un modo nuovo di condurre il processo, con un professionista a capo del piano».
Da qui la richiesta di assunzione di un «sustainability manager»?
«Esatto, serve un nuovo modo di fare sostenibilità in università. Sentiamo di stare facendo buona parte del lavoro di cui si dovrebbe occupare un professionista, formato nei temi dell’ingegneria e dell’urbanistica e, soprattutto, pagato per dedicarsi a queste questioni, non come ora dove invece si poggiano sulle spalle di chi se ne può occupare nei ritagli di tempo. Il “sustainability manager” è una figura ormai comune in tante aziende e università, vorremmo fosse presente anche qui. Abbiamo manifestato la nostra richiesta in Senato Accademico, ma dopo un’iniziale apertura non se n’è più saputo nulla».
Ma la risposta negativa non vi ha fermati vero?
«Esatto, abbiamo lanciato un’iniziativa di mail bombing. Ossia abbiamo preparato un testo che chiedeva l’assunzione del professionista e chiesto alla comunità universitaria che ci sostiene di mandare la mail ai vertici dell’ateneo. La campagna sta andando bene, stiamo raccogliendo molte adesioni. È diventata anche un’azione politica gioiosa e di comunità che ci ha messo in contatto con tante persone. Estrarremo a sorte una persona tra chi ha partecipato e vincerà una piantina che nel frattempo è diventata la mascotte di questa campagna».
Un anno fa si parlava di un’analisi delle emissioni di Unitn, c’è qualche novità?
«L’incarico era stato dato a Renovit ancora ad agosto 2023. A giugno scorso in una riunione del green office ci sono stati presentati i dati, ma solo sulla base di un power point generico in cui i trasporti erano indicati come maggiore fonte di emissioni, anche più dell’energia. Noi abbiamo espresso perplessità e preoccupazione su come fossero state stimate le emissioni dei trasporti, ma il punto problematico è che non abbiamo il report in mano, con i suoi dati precisi. Così è difficile commentare, torniamo a chiedere che il report integrale sia reso pubblico».