La cerimonia

giovedì 20 Luglio, 2023

Stava, il ricordo della tragedia e il monito della sindaca Ceschini: «Fare memoria delle colpe dell’uomo»

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Ricordate anche le vittime del Vajont e di Gleno, eventi legati alla val di Fiemme dall’incuria per il territorio.

La deposizione di un mazzo di fiori da parte degli alpini di Tesero e Longarone con i capigruppo Corrado Zanon e Sergio Salvador «affratellati nell’identica sciagura» come recita l’epigrafe sul monumento presso la chiesetta della Palanca che ricorda le 268 vittime del 19 luglio 1985, avrebbe dovuto concludere la commemorazione per il 38° anniversario della tragedia che ha colpito la valle di Stava sommersa dal fango dei bacini di decantazione della miniera di Prestavel. A causa del maltempo tutto si è svolto invece nella chiesa parrocchiale di S. Eliseo anziché nel cimitero monumentale di S. Leonardo, con la celebrazione della S. Messa officiata da don Albino Dell’Eva col teserano don Carlo Gilmozzi.
Una cerimonia che ha visto la partecipazione di molti cittadini, della sindaca Elena Ceschini e del primo cittadino di Longarone Roberto Padrìn assieme al direttore della Fondazione Vajont Mauro Carazzai, dei rappresentanti delle associazioni dei sinistrati della val di Stava Graziano Lucchi e Clemente Deflorian, di molti sindaci fiemmesi, del presidente della giunta provinciale Fugatti e del consiglio Walter Kaswalder, del Commissario del governo.
Nella sua omelia don Albino Dell’Eva ha ricordato anche le 1217 vittime del Vajont e le 356 di Gleno «sorelle nel dolore e nella speranza». Ma qual è il senso di queste celebrazioni? Si è chiesto. Il dovere etico di tener viva la memoria. Certo, ma c’è dell’altro, in particolare la necessità di mettere in campo tutto ciò che può servire a elaborare il lutto.
«Siamo qui a ricordare le vittime di un disastro che doveva essere evitato – ha esordito la sindaca Elena Ceschini a conclusione della Messa – per non dimenticare chi ha perso la vita a causa dell’uomo». La sindaca ha parlato di memoria attiva, parole ritornate più volte, ha ringraziato gli alpini «per quanto avete fatto, fate e farete» ed ha rivolto un pensiero ad Andrea Varesco recentemente scomparso che tra l’altro era anche membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Stava.
Il presidente Fugatti ha lodato il gesto degli organizzatori di riunire Stava con altri disastri per «collegare il ricordo e il dolore unendoli per farli memoria attiva, dando un messaggio di solidarietà e volontà che costruisce comunità». «La partecipazione di Longarone segna il legame profondo che si è instaurato tra le due comunità, ricambiate ogni anno dagli amici di Tesero – ci ha detto il sindaco di Longarone Padrin – sono due tragedie che hanno in comune l’errore umano, che non dobbiamo dimenticare e che devono costituire un monito perenne soprattutto per i giovani. In particolare, come per Stava, vogliamo sottolineare il ruolo dei soccorritori. A ottobre dedicheremo un viale ai soccorritori del Vajont, un attestato di gratitudine e riconoscenza. Una gratitudine che vuole accomunare anche quelli che intervennero dopo il disastro di Tesero». «Purtroppo – ha dichiarato – nel nostro Paese spendiamo poco per la prevenzione siamo costretti a spendere di più dopo i disastri. Per il dissesto idrogeologico e per la difesa del suolo si può fare di più. Tragedie come le nostre possono insegnare qualcosa».
Il presidente della Repubblica Mattarella ha inviato un messaggio manifestando la sua «vicinanza e partecipazion», e sottolineando «l’importanza dell’impegno nel coltivare i legami che l’Associazione e la Fondazione costantemente rinnovano anche nei confronti di altre comunità che hanno subito disastri analoghi».