AREE PROTETTE
domenica 12 Febbraio, 2023
di Margherita Montanari
Il Piano trentino del Parco nazionale dello Stelvio ha passato l’esame del comitato provinciale, ma senza l’unanimità auspicata. Perché sul nodo delle zone sciabili contenute nell’area protetta — e sui loro futuri sviluppi — le opinioni di ambientalisti, da una parte, e provincia e comuni, dall’altra, hanno preso traiettorie divergenti. Per Luigi Casanova, presidente onorario di Mountain Wilderness, «intervenire con ampliamenti di piste da sci in prossimità di ghiacciai in difficoltà comporta lo snaturamento delle specificità ambientali e paesaggistiche del parco».
Ma riavvolgiamo il nastro. Per ricostruire il lungo e articolato iter di stesura dello schema trentino per la valorizzazione dello Stelvio occorre tornare al 2017, quando si cominciarono a discutere le linee guida (approvate l’anno successivo). Passando per due interventi di modifica (2019 e 2022) e pareri raccolti strada facendo, la proposta di Piano ieri ha ricevuto luce verde dal Comitato provinciale di coordinamento e indirizzo del Parco nazionale dello Stelvio. Del Comitato, presieduto dal sindaco di Peio, Alberto Pretti, fanno parte il vicepresidente della Provincia autonoma Mario Tonina, i sindaci dei Comuni di Rabbi e Pellizzano, i rappresentanti dei medesimi Comuni, la Comunità della Val di Sole, Asuc e Consortele, Sat e associazioni ambientaliste.
Tonina e i sindaci hanno espresso soddisfazione per il risultato raggiunto, in «equilibrio tra protezione della natura e consapevolezza delle interrelazioni con l’uomo che nel Parco vive, ragionando, anche attraverso una progressiva consapevolezza, in termini di sviluppo sostenibile e duraturo». Ma non tutti sono ugualmente convinti. Le associazioni ambientaliste hanno votato contro. E le principali ragioni del no sono due. Il primo punto parte da una scelta fatta nel 2016, di cui il Piano provinciale è la risultanza. «Quando è stato stabilito lo smembramento del Parco nazionale dello Stelvio tra regione Lombardia, provincia autonoma di Trento e provincia autonoma di Bolzano, si era deciso di mantenere saldo il principio di unitarietà di gestione. Un principio già andato in fumo, perché le tre realtà stanno procedendo in diversi tempi con tre differenti piani», spiega Casanova, voce storica dell’ambientalismo trentino.
Entrando poi nel merito dello schema messo a terra da Piazza Dante, gli ambientalisti affilano il giudizio. Anche perché il piano dovrebbe scegliere indirizzi che vadano a valorizzare e conservare la flora e la fauna. «Anziché trovarci davanti a un vero piano parco, ci troviamo davanti a Piani regolatori dei comuni coinvolti. La prospettiva naturalistica e conservativa è venuta meno — chiosa l’esperto — L’aspetto più critico riguarda le scelte fatte sulle aree sciabili. Nella legge nazionale sulle aree protette (datata 1991) sta scritto che queste non devono andare incontro a variazioni. Peccato che nel piano trentino troviamo la possibilità di operare con deroghe e, dunque, di intervenire con il loro ampliamento. Questo è estremamente negativo».
L’area protetta dello Stelvio interessa ben 23 comuni, di cui 10 in Lombardia, 10 in Provincia di Bolzano e 3 in Provincia di Trento. Nella parte di competenza trentina, la superficie totale del parco è di 17.583 ettari. E la geografia va dalla Val di Peio alla Val de la Mare, da Val del Monte alla Val di Rabbi, da Val Cércen a Val Maleda e Val di Saènt. Le località sciistiche, sul versante trentino, spaziano tra Peio, Val di Non e Sole. I lavori di cui parla la delibera 339 del 2022, in deroga ai vincoli delle aree protette, riguardano la costruzione di una struttura di servizio presso la stazione di monte della funivia «Pejo 3000», interventi di «sopraelevazione e sistemazione dell’edificio a servizio dell’impianto funiviario Biancaneve – campi alle Pozze» e la preparazione «di nuovi tracciati per la pratica dello sci di fondo e relative opere accessorie». A preoccupare gli ambientalisti è anche «la realizzazione, caldeggiata dagli impiantisti, di un collegamento dell’area di Peio con il Monte Vioz».
La questione su cui si inerpica il parere negativo delle associazioni al piano parte da un dato di fatto: il cambiamento climatico in corso. «Intervenire con ampliamenti di aree sciabili in prossimità di ghiacciai in difficoltà comporta lo snaturamento di specificità ambientali e paesaggistiche del parco — spiega Casanova — La risorsa idrica va protetta. Senza contare che, proprio in tempi recenti, la Fondazione Mach ha intrapreso uno studio per studiare, attraverso la presenza di batteri e di forme di vita nei ghiacciai, il valore delle morene glaciali. Intervenire con ruspe a 3.000 metri cancellerebbe una storia geologica che si legge proprio attraverso i ghiacci, demolendo un patrimonio di conoscenze che abbiamo appena iniziato a studiare. Questo piano dimostra una certa dose di ipocrisia da parte della Provincia. La consapevolezza che i cambiamenti climatici in atto porteranno a una modifica strutturale della montagna dovrebbe rendere la conservazione ancora più pregnante».
Un giudizio drastico e severo, condiviso dalle principali associazioni ambientaliste operanti sul territorio (Legambiente, Mountain Wilderness, Italia Nostra, Wwf e Lipu). «Dopo un lungo lavoro di condivisione, mi sarei aspettato che ci fosse, se non il parere positivo, almeno un voto di astensione da parte delle associazioni – commenta il vicepresidente della Provincia Mario Tonina – Criticare il piano soltanto per la ridiscussione delle aree sciabili pianificate è assurdo. Soprattutto perché non si è parlato di creare piste nuove, ma semmai di allargamenti di tracciati già esistenti». L’assessore risponde alle critiche e difende il Piano, dato che «bilancia la conservazione del patrimonio ambientale e il rispetto di chi vive sul territorio».
Gli ambientalisti hanno ancora tempo per presentare nuove osservazioni alla proposta. Ma il semaforo verde ottenuto venerdì avvia il documento verso l’iter di approvazione. E verso l’entrata in vigore del Piano relativo al Parco nazionale, a cui seguirà l’adozione vera e propria da parte della giunta provinciale. Prima, però, in raccordo con il settore altoatesino e il settore lombardo del Parco, le tre anime dello Stelvio presenteranno i rispettivi piani al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, che dovrà esprimere un parere vincolante. Ed è proprio a Roma che le associazioni ambientaliste vorrebbero recapitare i propri dubbi sul futuro dell’area protetta.
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