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martedì 18 Aprile, 2023

Sudan, quarto giorno di scontri: migliaia di persone senza acqua potabile. Aggredito l’ambasciatore UE nella sua abitazione

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Provviste saccheggiate, Save the Children è stata costretta a sospendere temporaneamente la maggior parte delle sue operazioni in tutto il Paese

Sono oltre 180 le persone morte in Sudan da sabato nei combattimenti tra le forze armate e le Forze di supporto rapido del Paese. Lo riferisce l’inviato Onu in Sudan, Volker Perthes, aggiungendo che le persone rimaste ferite sono più di 1.800. Il bilancio potrebbe essere molto più alto perché ci sarebbero molti corpi nelle strade intorno al centro di Khartoum al momento non raggiungibile a causa degli scontri. Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini e garantire loro un futuro, ha intimato tutte le parti in causa nel conflitto in Sudan a non prendere di mira le aree in cui vivono i bambini o le scuole e i centri sanitari in cui potrebbero rifugiarsi. Lo scoppio dei combattimenti arriva mentre il Sudan sta affrontando la sua peggiore crisi umanitaria di sempre, con conflitti, disastri naturali, epidemie e degrado economico, che hanno portato 15,8 milioni di persone – circa un terzo della popolazione e più della metà dei bambini – ad avere bisogno di sostegno umanitario. «Saccheggiatori hanno rubato forniture mediche per bambini, oltre a un frigorifero, dei computer portatili e automobili in un raid contro gli uffici di Save the Children in Darfur». Lo denuncia Save the Children, aggiungendo che «è stata costretta a causa degli scontri a sospendere temporaneamente la maggior parte delle sue operazioni in tutto il Sudan, e tutto ciò ha di fatto messo cibo, acqua potabile e altri aiuti salvavita fuori dalla portata di migliaia di persone». Un convoglio di veicoli dell’ambasciata Usa in Sudan, che erano chiaramente contrassegnati come tali, è stato colpito nella giornata di ieri, lunedì 17 aprile, da spari, ma tutte le persone che si trovavano a bordo stanno bene e sono a casa. Poche ore fa l’ambasciatore Ue in Sudan è stato aggredito nella sua stessa residenza. Blinken ha chiesto un cessate il fuoco di 24 ore come primo passo per poi arrivare a una tregua più lunga.