Musica
domenica 29 Settembre, 2024
di Redazione
Un vero bagno di folla per Roberto Vecchioni, che ha tenuto l’ultimo concerto dei Suoni delle Dolomiti in Val Duron (Campitello di Fassa). Un mare colorato, di oltre 8000 cuori e forse anche più che ha riempito i prati dei pascoli ai piedi del Monte Ponsin, Sassopiatto e Croda del Lago, un arcipelago fossile centinaia di milioni di anni fa, ma che oggi si è trasformato in quella che pareva «una Woodstok», come ha detto lo stesso Vecchioni confermandosi visibilmente emozionato dal calore, l’affetto e il numero dei tantissimi saliti al Rifugio Micheluzzi tra le Dolomiti di Fassa.
E non poteva essere un saluto migliore per i Suoni delle Dolomiti, edizione n. 29, quello festeggiato fra musica e parole del «professore». Più che un concerto, Vecchioni ha voluto regalare un momento intimo, di confidenze, di ricordi e aneddoti. Accompagnato dai musicisti Eros Cristiani e Massimo Germini, Vecchioni ha sfogliato le pagine del suo diario di una vita. E così, con tutta la sensibilità di poeta ha esordito con «la canzone per me più bella fra le oltre 300 che ho scritto», Storia e Leggenda del Lanciatore, un inno al portare luce e bellezza nel mondo, un inno alla vita vera, quella di abbracciare e condividere con gli altri. Non poteva mancare Ti insegnerò a volare, come sprone a guardare sempre avanti con la curiosità del bello che deve ancora venire. E poi protagonista l’amore, quello verso tutte le donne, ma soprattutto verso sua moglie per cui ha intonato una sincera dichiarazione d’amore con La mia ragazza. Ed ancora amore per il mestiere di artista «che non produce Pil, ma da emozione che è il motore della vita» con Vincent, oppure amore per la vita con La bellezza. E poi spazio alle pagine più famose da El Bandolero Stanco o Luci a San Siro e Chiamami ancora amore. Un pensiero a tutte le donne che subiscono la guerra in questo momento, ma anche quelle invisibili per i media di Iran, Pakistan e poi le studentesse di Russia e Israele zittite dai regimi, sono state ricordate con Cappuccio Rosso, brano dedicato ad una soldatessa Curda. Infine spazio all’abbraccio con il Popolo dei Suoni che in coro ha cantato e ballato Samarcanda sotto il sole che illuminava i prati della Val Duron.
di Redazione
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