Storie
martedì 31 Dicembre, 2024
di Alice Tilotta
Suor Sumitra Mandi è originaria dell’India, precisamente di Calcutta, e appartiene alla congregazione delle Suore della Provvidenza, fondata da San Luigi Scrosoppi. Si trova in Italia dal 2007 e nel corso degli anni è riuscita ad ambientarsi, ma soprattutto ad affezionarsi particolarmente al nostro Paese. Si trova a Trento da marzo di quest’anno, arrivata assieme ad altre due consorelle, una brasiliana e una italiana; il 10 marzo il vescovo le ha presentate ufficialmente alla Diocesi. Suor Sumitra e le consorelle sono state accolte con calore e assegnate a diverse attività del servizio come la collaborazione con la mensa della Provvidenza e anche l’assistenza nelle carceri, per colloqui personali e la celebrazione della messa.
Chi sono le persone che accogliete in mensa?
«Principalmente sono persone in difficoltà, senza distinzione di origine o età: ci sono molti immigrati, in particolare dal Marocco e dal Pakistan, oltre ad anziani italiani, che vivono in situazioni di disagio. La cena di Capodanno, come lo è stata quella di Natale, è a bassa soglia. Niente barriere burocratiche o requisiti particolari per garantire un’atmosfera inclusiva e un servizio fondamentale a chi non è in grado di mettere insieme il pranzo con la cena. Nel pomeriggio presto servizio alla mensa per i poveri che accoglie fino a 184 ospiti, che superano i 220 nei periodi di particolare affollamento. I pasti sono composti da piatti semplici ma nutrienti come la pasta al pomodoro, verdure miste, pollo e come dolce la brioche».
Da dove provengono le derrate alimentari?
«Ogni giorno la mensa riceve gli ingredienti per i pasti, ma non c’è mai certezza su cosa arriverà il giorno successivo. Il menu viene quindi deciso quotidianamente, basandosi su ciò che è disponibile, dando priorità al consumo degli alimenti più vicini alla scadenza, deperibili. Il principio che guida il servizio è la fiducia nella provvidenza: Dio provvede agli alimenti necessari attraverso la generosità di tante persone e realtà, come supermercati e donazioni private».
Come risponde la comunità locale a eventi come questo? Sostegni o aiuti?
«Ci danno tutti un grande sostegno, non solo perché mandano cibo, ma anche attraverso l’impegno diretto di 250 volontari, tra cui persone di tutte le età, dai giovani fino a chi ha 60-70 anni. Il vescovo ha lanciato un appello, ovvero il desiderio di coinvolgere un numero ancora maggiore di giovani. La speranza è quella di creare un grande progetto di accoglienza e aiuto per i fragili, per chi è ai margini della società».
Che rapporto si crea con gli ospiti?
«L’approccio è sempre di rispetto e apertura, con un saluto caloroso e uno scambio di sguardi. È importante per loro conoscere nomi, scherzare, ascoltare le loro storie di vita o la loro giornata. Il modo di approcciarsi è fondamentale: sempre con il sorriso, per creare un ambiente accogliente e umano. Gli ospiti arrivano con pensieri pesanti, a livello emotivo, e l’atmosfera cerca di essere una “stalla/culla” accogliente come la grotta di Gesù, dove anche lui trovò rifugio. Nonostante la pazienza sia comunque necessaria, soprattutto per chi arriva per esempio ubriaco, l’approccio rimane gentile e comprensivo, con forte empatia. Con alcuni si instaura un bel rapporto. Ci raccontano della loro giornata, delle difficoltà che incontrano. C’è anche chi, al termine di lunghe ore passate al freddo per strada, riesce a sorridere con noi. E sono momenti bellissimi. Vedere persone che non hanno nulla, passare momenti così è un grande dono. Arrivano soli e con noi entrano a far parte di una comunità. Questo è il grande dono del servizio al quale siamo stati chiamati».
Quale significato ha per lei l’arrivo dell’anno nuovo?
«Il Natale ha assunto un significato ancor più profondo da quando sono volontaria, non si tratta solo di una festa religiosa, ma di condivisione, accoglienza e amore verso gli altri. Ogni gesto di servizio verso chi è in difficoltà rende il Natale un’esperienza autentica e piena di significato».
C’è un pensiero che desidera condividere con i lettori?
«Porto sempre avanti il pensiero del nostro fondatore: “Carità, carità, salvare le anime attraverso la carità”».
la telefonata
di Redazione
Alla giornalista è stato permesso di chiamare i familiari: al momento non ha ancora ricevuto il pacco con beni di prima necessità consegnato sabato dall’ambasciata alle autorità del carcere iraniano