Politica
domenica 9 Febbraio, 2025
di Johnny Gretter
Dall’Orto Fontanari, alla lottizzazione di Via Paludi fino alla variante di San Cristoforo, Marina Taffara (Pd) è stata una delle consigliere più attive nelle battaglie contro il consumo di suolo, per la tutela dell’ambiente e la valorizzazione dei giovani del territorio. Padovana di origine, è stata docente di educazione fisica nelle scuole ed è in politica dal 2005. Dopo questi vent’anni in cui ha ricoperto ruoli di consigliera e vicesindaca, Taffara sta valutando se presentarci o no alle elezioni di maggio. «Adesso c’è una data per il voto — afferma — ma ancora non ho preso una decisione definitiva. D’altronde anche le trattative per trovare un candidato sono ancora in corso». In ogni caso, con lei abbiamo tracciato un bilancio di quest’ultima legislatura.
Consigliera Taffara, com’è cambiata nel corso degli anni la politica a Pergine?
«Partendo una riflessione generale, quello che è venuto a mancare è l’interesse dei cittadini per la partecipazione della cosa pubblica. È un interesse che va rivitalizzato, ed è questo il concetto che mi ha animato durante questa legislatura. A livello consigliare noi abbiamo fatto la nostra parte: non c’è stato un consiglio in cui non è stata presentata qualche proposta o segnalata qualche criticità. Le amministrazioni dovrebbero giocare le proprie carte per allargare la partecipazione dei cittadini: la spaccatura è sempre più profonda».
Cos’è mancato alla città negli ultimi cinque anni?
«A mio parere a Pergine c’è l’esigenza di disegnare una prospettiva per la città. Ad esempio, ancora ai tempi del sindaco Renzo Anderle e persino prima ci si chiedeva se Pergine volesse svilupparsi come una città satellite, oppure se potesse trovare una sua caratteristica peculiare. Oggi le iniziative e le scelte urbanistiche sono separate tra loro. Ci sono state anche scelte buone, ma non rispondono a un quadro organico».
Può fare un esempio?
«Si dovrebbe puntare su alcune caratteristiche che qui hanno sempre spiccato. La cultura ne è un esempio: non a caso le scorse amministrazioni avevano procurato i fondi per costruire il teatro e la nuova biblioteca. In città ci sono sempre stati Spettacolo Aperto e molte persone impegnate nella cultura e nel teatro: questo è sempre stato uno dei nostri fulcri. Tutto ciò doveva essere rafforzato con altre iniziative, ad esempio potenziando la ricettività quasi assente. Purtroppo si è tutto fermato all’offerta del teatro e della biblioteca».
Secondo lei ci sono altre “anime” di Pergine su cui puntare?
«Anche rispetto a città come Trento o Rovereto Pergine potrebbe valorizzare il benessere collegato alla natura, al lago e alla montagna. È una cittadina grande ma non troppo e questo gioca a favore di una fruizione semplice della natura, con meno traffico e la valorizzazione delle spiagge del lago. Questo è stato annacquato dalle scelte urbanistiche che non seguono un piano organico: verso il lago abbiamo un percorso come il Rastel, intaccato dalla viabilità su gomma o da manufatti urbanistici. Tuttavia la lottizzazione della vicina via Paludi permetterà la costruzione di area carattere misto e commerciali. E vicino al sottopassaggio è stato permesso che la Provincia facesse scempio dell’ex Alpefrutta creando un deposito per la manutenzione strade nel mezzo di un’area naturalistica. Insomma, invece che pianificare si è optato per scelte più semplici come la lottizzazione: non si sa che futuro potrà avere in una città che dopo tanti anni ha smesso di crescere».
Quest’anno saranno vent’anni esatti che si trova in politica. Si ricandiderà?
«Ancora non ho preso una decisione definitiva. Quello che voglio dire è che siamo la lavoro per creare una coalizione che non abbia solo Pd e Verdi al suo interno. Serve un fronte più largo possibile da opporre al centrodestra, che sarà molto più forte rispetto agli anni precedenti. E serve anche un alternativa ai civici: in questi anni sono stati evitati i temi di livello nazionale, proprio perché all’interno della coalizione civica esistono delle contraddizioni».