La decisione
mercoledì 24 Maggio, 2023
di Redazione
A denunciare quanto accaduto è Valerio Di Giannantonio, segretario provinciale della Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg): «Con nota Pec, senza alcun incontro e senza condivisione, il Dipartimento Salute e Politiche Sociali della Provincia ha comunicato a noi medici di famiglia che dal primo giugno non trovano più applicazione gli Accordi provinciali che disciplinano l’effettuazione dei tamponi antigenici rapidi per il SarsCov2, con oneri a carico del Servizio sanitario provinciale. Tradotto, possiamo eseguire i tamponi solo in libera professione. Non siamo degli interruttori che si accendono e spengono».
«Un accordo si discute in entrata e si può, anzi deve ridiscutere in uscita con i professionisti – prosegue Di Giannnantonio – Viene considerata in maniera generica la fine dell’emergenza sanitaria da Covid 19 dichiarata anche dall’Organizzazione mondiale della sanità e la situazione sanitaria attuale. Nello stesso comunicato però l’OMS avverte: «La cosa peggiore che i paesi possano fare ora è usare questa notizia per abbassare la guardia, per smantellare il sistema che hanno costruito e per lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi».
Inoltre senza confronto con i medici sul campo si possono comprendere le condizioni particolari? Si chiede ancora il segretario. «Facciamo un esempio – prosegue – come medico di famiglia vengo chiamato a valutare a domicilio un paziente fragile, anziano e malato, per la comparsa di sintomi suggestivi per Covid (febbre, tosse, vertigini etc.). Prima di entrare a casa indosso maschera FFP2, calzari, camice monouso. Entro dentro, lo visito, confermo il sospetto Covid e so che posso prescrivere l’antivirale (nirma-trelvir e ritonavir, che riduce la possibilità che il mio assistito venga ricoverato, finisca in rianimazione o muoia) solo in caso di positività al SarsCov2. A quel punto prendo il Kit per il tampone e chiedo al paziente: “Scusi, ha il bancomat? Aspetti che esco fuori, mi svesto, prendo il POS, mi rivesto, torno, lei striscia la carta e io procedo al tampone”».
«Avevamo posto le stesse critiche sul metodo di comunicazione e programmazione già a dicembre 2022 quando era stata sospesa la convenzione con le farmacie territoriali; avevamo chiesto che i problemi di sanità pubblica venissero affrontati coinvolgendo i professionisti della medicina del territorio», conclude il segretario che chiede maggiore condivisione.