Il caso
mercoledì 24 Gennaio, 2024
di Redazione
Con un provvedimento notificato il 20 gennaio scorso, il Garante per la protezione dei dati personali propone al Comune di Trento di definire la controversia relativa ai progetti europei Marvel e Protector con il pagamento di 25 mila euro che dovrà avvenire entro il termine di 30 giorni.
I progetti finanziati dall’Unione europea, di cui il Comune di Trento è uno dei partner, sono stati avviati nel 2019 con l’obiettivo di addestrare dei software a riconoscere potenziali situazioni di rischio per la sicurezza urbana. Lo sviluppo del software doveva avvenire utilizzando gli audio e i video registrati dalle telecamere già in uso dalla polizia locale e anonimizzati alla fonte grazie ad algoritmi messi a punto dalla Fondazione Bruno Kessler, partner tecnologico dei progetti europei.
Pur rilevando il non corretto trattamento dei dati personali, il Garante riconosce che il Comune «ha agito in buona fede, essendo incorso in un errore in diritto, nella convinzione che i trattamenti in questione potessero essere sussunti nel quadro giuridico in materia di sicurezza urbana e che le misure volte all’anonimizzazione dei dati fossero sufficienti a evitare la possibilità di identificare gli interessati, avendo, peraltro, l’Ente fatto affidamento sulle valutazioni del proprio Responsabile della protezione dei dati (il Consorzio dei Comuni) e sulla consulenza specialistica ricevuta dalla Fondazione Bruno Kessler, soggetto dotato di un’elevata competenza nell’ambito della ricerca scientifica».
Inoltre, il Garante considera tra le attenuanti anche il «numero limitato di ore di registrazione» (309 ore per il progetto Marvel e 18 ore per il progetto Protector, di cui solo 4 ore sono attualmente conservate) e la promozione di «forme di divulgazione pubblica dei progetti».
Tra i rilievi mossi dal Garante, il fatto che il Comune abbia raccolto dati personali in luoghi pubblici per finalità di ricerca scientifica in assenza di una norma che autorizzasse tale attività. Infatti, secondo il Garante, telecamere e microfoni avrebbero raccolto dati personali in quanto le tecniche di anonimizzazione impiegate non sarebbero efficaci nel rendere non identificabili i soggetti. Inoltre anche le informative relative al trattamento dei dati sarebbero insufficienti: i cartelli installati nelle piazze non riportavano, per esempio, le corrette indicazioni sulle finalità di ricerca scientifica e sui termini di conservazione delle registrazioni.
Le osservazioni del Garante mettono in evidenza come la normativa attuale sia del tutto insufficiente a disciplinare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per analizzare grandi quantità di dati e migliorare la sicurezza delle città. Per questo l’Amministrazione comunale auspica che il legislatore possa definire meglio la materia adeguando le doverose esigenze di tutela della sicurezza pubblica (costituzionalmente garantita) alle continue innovazioni scientifiche e tecnologiche. Viste le incertezze sul piano normativo, il Comune di Trento proseguirà l’interlocuzione con il Garante per la protezione dei dati personali in modo da avere tutti gli elementi per affrontare con le giuste precauzioni gli eventuali progetti futuri.
A questo proposito si ricorda che, dal 2015 a oggi, il Comune di Trento ha ottenuto 5,1 milioni di euro di finanziamenti europei per la partecipazione a 19 progetti in campi che spaziano, solo per fare qualche esempio, dall’inclusione sociale alla mobilità, dalla smart city a temi come la sostenibilità, il verde e la riqualificazione energetica.
Nei prossimi giorni l’Amministrazione comunale valuterà se presentare ricorso contro il provvedimento del Garante.