il tentato femminicidio
venerdì 24 Novembre, 2023
di Leonardo Omezzolli
«Non stiamo bene ancora». Voce delicata, sommessa, dall’incedere frammentato. «Non avevamo scampo». Ci prova Maria Rosaria Santonostasio a ripercorrere gli eventi di quella drammatica notte, tra il 6 e il 7 aprile, durante la quale, il proprio ex compagno Gaetano Piro, l’ha raggiunta nell’appartamento della canonica di Vignole, dove lei si era rifugiata per allontanarsi dall’uomo che diceva d’amarla, ma che invece l’ha aggredita insieme alla sorella Brigida mandando quest’ultima in fin di vita prima di impiccarsi in quella che era stata la loro casa. Maria Rosaria non è riuscita a rimanere immune alle recenti notizie di cronaca che hanno raccontato in questi giorni la morte di Giulia Cecchettin per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta. Pur non riuscendo a ripercorrere il proprio vissuto ha voluto esprimere vicinanza a tutte le donne vittime di violenza. «Quella notte – racconta – noi non avevamo scampo. Oggi ci voglio essere, per la vita, perché è sacra, ma sono ancora attaccata alla parete a strapiombo… è sfiancante, difficile».
Nella sua mente le immagini della violenza subita, di quella riversata ciecamente sulla sorella che da un piccolo paese vicino a Salerno era salita proprio per aiutarla nella separazione. Lei, Maria Santonostasio aveva voluto prendere le distanze da Piro. Aveva chiesto aiuto alla vicina rete di conoscenze e aveva trovato un piccolo appartamento nella canonica di Vignole. Lì aveva deciso di provare il distacco. Almeno fino a quella notte. Lui che entra in casa, i toni che si accendono, la violenza contro Maria, Brigida che prova a salvarla, Piro che prende un oggetto cilindrico, un mattarello di metallo e che si accanisce su Brigida, le grida di Maria Rosaria che claudicante raggiunge l’uscita, scende le scale e nel cortile grida a squarciagola aiuto. I vicini che escono sul terrazzo e la chiamata alle forze dell’ordine. Piro che fugge, scavalca la recinzione e torna nella sua abitazione, distante solo qualche centinaio di metri. Si chiude in casa e si toglie la vita.
Maria e Brigida vengono portate in ospedale, gravi le condizioni della prima, gravissime quelle della sorella. È in coma e lotta tra la vita e la morte. A poco a poco gli ematomi rientrano e il dolore fisico lascia spazio a quello psicologico. Per le sorelle, ma soprattutto per Maria si traduce nella fuga da Arco. «Mi manca – ammette – ho tanti amici. Tornerò, ma non ora. Ognuno fa la sua parte». E per Santonostasio a poche ore da «La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne» di domani, l’impegno si è tradotto in lettera: per Giulia, per Melania Rea e per tutte le donne che non ci sono più e per quelle che stanno lottando nel silenzio delle proprie condizioni familiari.
«Tutti abbiamo perso Giulia – scrive Santonostasio -. Da Aosta a Bolzano a Trapani. Questo che stiamo vivendo sia un momento d’introspezione che non sia ridotto a semplice occasione. Noi… (donne ndr) Noi siamo la società, la comunità e dobbiamo esserne degne qualsiasi cosa facciamo, ovunque stiamo, non siamo un di più. È il pilastro della vita». E ancora «Fa niente delle porte che mi sono state chiuse – continua Maria Rosaria – voglio esaltare chi c’è stato (davvero ndr), chi c’è oggi e chi mi aspetta ad Arco. Io e mia sorella siamo state strappate a un bel funerale, grazie al cielo. Melania Rea, Giulia… non torneranno più a casa perché c’è stata una volontà, una decisione (esterna ndr) che nell’universo non trova giustificazione, perché non esiste». Quella notte Maria e Brigida Santonostasio sono sopravvissute, ma se è vero che la brutale violenza di un uomo, non le ha strappate alla vita, è comunque riuscita a uccidere una quotidianità, fatta di luoghi e persone care, tanto che ancora oggi, Maria, che vorrebbe tornare ad Arco, non è in grado di farlo.