L'intervista

venerdì 4 Ottobre, 2024

Terremoto Patt, il segretario Marchiori: «Non mi dimetto. Continuo sulla via che ho segnato»

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Il segretario autonomista a chi gli chiede di lasciare: «Deciderà il congresso». I tre eletti in Consiglio provinciale vogliono l’azzeramento dei vertici: «Sono stato io ad avviare il percorso di unione»

«Una lettera irrituale» quella inviata al vertice politico delle Stelle Alpine da parte dei tre eletti nelle liste del Patt in Consiglio provinciale, Mario Tonina, Walter Kaswalder e Maria Bosin. La definisce così il segretario del partito Simone Marchiori.
Sarà pure irrituale, ma le chiedono di fare un passo indietro. A lei e al presidente Franco Panizza. Cosa risponde?
«Che ci sono tante occasioni per incontrarsi e per confrontarsi, settimanalmente è convocato un ufficio politico. Invece si è preferito inviare una lettera, che è poi finita sul giornale».
È stata pubblicata ieri da questo giornale. Non può negare sia una notizia che i tre consiglieri eletti chiedano l’azzeramento dei vertici del partito.
«Mi chiedo solo “cui prodest”, a chi conviene che questioni interne al partito siano di dominio pubblico. Anche perché la fase che stiamo attraversando è quella del percorso di fusione di tre diverse realtà in una, la discussione è naturale, il confronto necessario. E questo non dovrebbe stupire».
Se nei termini politici, qui si va oltre. Segretario, le chiedono di fare un passo indietro prima del congresso di fusione di Patt, Progetto trentino e Autonomisti popolari.
«Vorrei ricordare che c’è già un protocollo tra i tre partiti, sulla base del quale i tre partiti già formalmente sono unificati. E lo stesso protocollo prevede che le uniche cariche riconosciute da tutti sono quelle del Patt, in particolar modo quella del segretario».
E quindi a cosa servirà il congresso?
«A rinnovare gli organismi dirigenti, questa volta anche con l’apporto dei nuovi tesserati che provengono da Progetto trentino e da Autonomisti popolari».
Congresso che eleggerà il segretario. Le chiedono di lasciare ora per indebolire la sua ricandidatura alla stessa carica?
«Non sono io che decido se fare o meno il segretario. Il mio nome, nel caso, verrà proposto dagli organismi di partito. Sono a disposizione? Sì, se il mio partito crede che questa sia un’opportunità, che la mia figura serva per completare un percorso avviato con la mia segreteria. Percorso che non è ancora concluso, che non si concluderà nemmeno con il congresso».
E di quale percorso stiamo parlando?
«Quello dell’allargamento del partito alle istanze civiche e territoriali. Su questo mi sono impegnato con la fusione nel Patt di Progetto Trentino e di Autonomisti popolari, e su questo voglio impegnarmi anche in futuro, con l’obiettivo di dare ancor più forza di rappresentanza al partito».
I tre consiglieri sollevano però una sorta di incompatibilità tra il ruolo di segretario e di assessore.
«Ho fatto a lungo il segretario esterno, rendendomi conto di tutti i limiti della condizione, escluso dalla conoscenza diretta dell’azione politica istituzionale. Credo sia molto più attrezzato un segretario che fa parte della giunta provinciale. E vorrei ricordare che sono stato indicato come assessore non in quanto Simone Marchiori ma proprio in qualità di segretario del Partito autonomista».
I tre dicono pure che non è di garanzia in questo percorso precongressuale.
«Mi spiace che pensino questo, ma al tempo stesso sono sicuro che non sapranno indicarmi una mia decisione che abbia tradito questo mio ruolo di garanzia. Mi spiace perché sono stato proprio io a insistere per portare a completamento il percorso di fusione, e sono stato io a battermi per avere i loro nomi in lista, pur sapendo che queste erano candidature forti che avrebbero potuto mettere in ombra i candidati del Patt. La mia è stata una forzatura politica, me ne rendo conto, ma in questo percorso ci credevo e ci credo».
Senta, non è che colpiscono lei per far fuori Panizza?
«Ma se Panizza ha già detto che non si ripresenterà per la presidenza del partito… Però attenzione, non accetto che ora si debba liquidare settant’anni di storia del Patt, non è questo l’obiettivo di questa unificazione».
Le chiedono di rispondere alla lettera in tempi brevi. Cosa risponderà?
«Da parte mia sono come sempre molto ecumenico. Non mi stancherò mai di confrontarmi, di discutere. Non sono certo io che chiudo le porte. Quindi ci si incontrerà e si affronteranno uno a uno i temi che sono stati posti. Sulla base di ragionamenti politici, però».
E quando sarà il congresso?
«Sarà quanto prima, io credo debba essere risolta questa impasse, un immobilismo che non fa bene a nessuno. La parola tornerà ai tesserati che decideranno del futuro del Partito autonomista».
I tre sono iscritti al partito?
«Questo va chiesto a loro».
Il segretario non lo sa?
«Non tutti. Ma solo chi è iscritto potrà partecipare al congresso e decidere del futuro del Patt, questo credo sia ovvio».