L'intervista

venerdì 18 Aprile, 2025

Terzo mandato, centrosinistra pronto al referendum. Manica (Pd): «Il salva-Fugatti va bloccato: portiamo i trentini alle urne»

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Il capogruppo del Partito democratico spiega le ragioni della consultazione. «Quindici anni di governo sono troppi e creano un’eccessiva concentrazione di potere»

«La legge salva-Fugatti va bloccata». Il capogruppo del Partito democratico, Alessio Manica, è tra chi, nel centrosinistra, sostiene la necessità di un referendum contro il terzo mandato. «Quindici anni di governo sono troppi e creano un’eccessiva concentrazione di potere», spiega. Il referendum può essere chiesto da sette consiglieri provinciali oppure da un cinquantesimo degli elettori (circa 9.000 firme). C’è un limite temporale: entro 90 giorni dalla promulgazione della legge.

Perché andare alle urne?
«Per prima cosa va detto che la norma provinciale prevede la possibilità di un referendum confermativo senza quorum sulla legge elettorale. Mentre i referendum abrogativi – che non riguardano la legge elettorale – hanno la necessità di un quorum. Perché c’è questa differenza? Perché la legge elettorale ha a che fare con le regole del gioco: è lo strumento che conduce al governo del territorio. Per questo è stata prevista la possibilità di una sorta di appello rispetto a eventuali forzature sulla legge elettorale. E in questo caso è stata cambiata una regola del gioco – il terzo mandato appunto – attraverso un percorso pieno di forzature».

Perché?
«Si è intervenuti solo ed esclusivamente sul terzo mandato, facendo finta di non capire che il limite ai mandati è strettamente connesso al sistema maggioritario. Si dice che a Bolzano non c’è alcun limite, ma perché là vige un sistema proporzionale. Qui, invece, è stata fatta una modifica solo per rispondere all’interesse di una parte politica della maggioranza».

Quali sono i rischi del combinato disposto del terzo mandato e del sistema maggioritario?
«Gli ultimi vent’anni ci hanno dimostrato che il maggioritario comporta dei rischi, in particolare quello di piegare la rappresentanza a favore del governo. In pratica l’Aula cede il passo alla personalizzazione della politica. Tant’è che le sorti di un Consiglio sono legate alle dimissioni del presidente della Provincia, che detiene enormi poteri. Per questo è necessario che una tale concentrazione di poteri – che negli anni si è accentuata – abbia un limite. Dieci anni di governo sono già un tempo lungo. Quindici anni di governo sarebbero davvero troppi. E non si faccia il paragone con i piccoli Comuni, che non hanno alcun limite: i poteri dei sindaci non sono nemmeno paragonabili con quelli del presidente della Provincia, solo le rogne sono paragonabili».

Non c’è il rischio, invece, che le persone comuni facciano fatica a comprendere tutto questo?
«Spetta a noi, alla politica, la fatica di far comprendere alle persone il pericolo a cui stiamo andando incontro».

C’è chi dirà che la sinistra si occupa solo di temi da salotto…
«No, nessuno può permettersi di dire questo. In questo primo anno e mezzo il gruppo del Pd ha depositato 13 disegni di legge, un numero superiore a quelli presentati dalla giunta. Proposte che hanno al centro il sistema scolastico, il volontariato, i congedi parentali, la sicurezza sul lavoro, gli affitti brevi. Noi ci siamo sui temi importanti e sulle urgenze, come la casa e la sanità. E abbiamo girato i territori. Purtroppo i disegni di legge si sono schiantati contro l’atteggiamento liquidatorio della maggioranza, che li ha bocciati».
Il referendum rappresenta anche un’opportunità per il centrosinistra per rilanciarsi?
«Può essere un’ottima occasione per confrontarci con il nostro elettorato. Il referendum potrebbe essere l’innesco per una riconnessione con i cittadini sui territori. Sicuramente i cittadini, nella loro quotidianità, hanno altro di cui preoccuparsi, ma di fronte a un tema così delicato deve esserci un dibattito».

FdI sarebbe pronto a fare una campagna contro il terzo mandato. Questa può essere un’altra ragione a supporto del referendum?
«Questo è uno degli elementi che fanno propendere per il referendum. Fratelli d’Italia non potrebbe non condividerlo: nutro un’aspettativa di coerenza anche verso la parte politica avversa. Ad oggi, alla vicepresidente Gerosa va riconosciuta una coerenza sul terzo mandato. Sia chiaro, noi non chiediamo il referendum perché abbiamo paura di Fugatti, ma per ripristinare un equilibrio di poteri. Nel 2028, in ogni caso, noi saremo in grado di costruire un’alternativa politica al centrodestra».