Politica

sabato 10 Agosto, 2024

Terzo mandato per i sindaci, un parere legale li difende

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Era stato affidato dall’ex assessore Ossanna: «Vincono le ragioni dell’autonomia»

Del numero dei mandati dei sindaci si parla da tempo, da quando la Regione Trentino Alto Adige volle approfondire una sentenza della Consulta che, nel maggio dello scorso anno, dichiarò incostituzionale una legge approvata in Sardegna che di fatto toglieva ogni limite alla ricandidatura alla guida delle amministrazioni comunali. Allora si voleva capire se la sentenza della Corte potesse riverberarsi anche a queste latitudini, considerato che le due Regioni sono entrambe autonome, e che entrambe hanno in materia elettorale competenza primaria. Allora tutti volevano sapere se i tre mandati, che valgono ad oggi per tutti i sindaci, fossero difendibili nel caso che anche questa legge fosse impugnata.
Assessore regionale agli Enti locali, nel maggio del 2023, era l’autonomista Lorenzo Ossanna: «Le conclusioni formulate dalla Corte costituzionale incidono in modo significativo sul tema della competenza legislativa primaria in materia di enti locali — spiegava Ossanna — occorre pertanto valutare gli effetti di tale sentenza sull’ordinamento regionale, anche in prospettiva di un eventuale intervento legislativo attuativo delle norme statutarie». L’obiettivo del Trentino-Alto Adige era uno, mantenere in essere la legge regionale sul limite dei tre mandati per i sindaci. E proprio per questo la giunta regionale decise di affidare all’avvocato, Fabio Corvaja l’incarico per esaminare gli effetti della sentenza della Corte costituzionale.
Ora, alla luce del dibattito di questi giorni, c’è chi ha recuperato il parere del legale. Anche se le cose sono cambiate — ora c’è una nuova legge a livello nazionale, che prevede nessun mandato sotto i 5mila abitanti, tre mandati tra i 5 e i 15mila e due oltre i 15mila. Il dubbio è che quest’ultima parte possa andare in contrasto con la legge regionale e, quindi, che questa possa essere impugnata.
Ma ecco cosa diceva, nelle conclusioni l’avvocato Corvaja: «La sentenza (contro la legge sarda, ndr) non produce effetti diretti nell’ordinamento regionale, né determina di per sé obblighi di adeguamento; essa non incide né direttamente né indirettamente sul mandato dei sindaci che stanno svolgendo il loro terzo mandato consecutivo nei comuni con popolazione pari o superiore a cinquemila abitanti e non preclude una futura candidatura di coloro che intendano presentarsi per il terzo mandato consecutivo». E fin qui tutto bene, ma questa parte è superata dagli eventi, come dicevamo.
Le altre considerazioni sono generali, e se la prima parte ammette il rischio di un rilievo di incostituzionalità, la seconda è più ottimistica sulla possibilità di difendere la norma. «Sulla base degli argomenti svolti nella sentenza della Corte — osserva il giurista — la contestazione della eleggibilità dei sindaci che in futuro assumano un terzo mandato consecutivo è possibile, se non addirittura probabile, attraverso la prospettazione di una eccezione di legittimità». Ma aggiunge che «una difesa della legge regionale potrebbe valorizzare, per contrastare gli assunti della sentenza della Corte, diversi argomenti presenti nella pregressa giurisprudenza costituzionale». Che enuncia: «Le ragioni dell’autonomia, che sono alla base del riconoscimento della potestà primaria in materia, e le concrete specificità dell’ordinamento dei comuni della Regione autonoma».
Solo l’anno scorso, le ragioni della difesa del terzo mandato erano anche politiche: «Il limite dei tre mandati consecutivi per tutti i sindaci e gli assessori comunali previsto dalla normativa regionale — spiegava in un comunicato l’ allora assessore Ossanna — ha contribuito alla piena rappresentanza delle minoranze linguistiche negli organi elettivi comunali, favorendo le condizioni di continuità amministrativa negli enti locali e assicurando i tempi necessari per far maturare all’interno di ciascun gruppo linguistico un congruo ricambio della classe dirigente delle comunità locali».