La storia
mercoledì 27 Dicembre, 2023
di Davide Sgrò
A fine novembre il lavisano Timothy Nardelli, classe 2008, ha trionfato ai campionati mondiali «Csit – World Sports Games» vincendo la medaglia d’oro a Malmedy, in Belgio, insieme alla sua partner Eva Veronese per la categoria «danza sportiva latinoamericana di coppia».
Questa vittoria importante è frutto di anni di sacrifici, allenamento, cura e dedizione per il proprio sport: «Io sono sempre stato parte di questo mondo – ci racconta Timothy – sono nato in una famiglia di ballerini, dai nonni ai genitori, tutti più volte campioni italiani, che hanno aperto una scuola di ballo. Lì respiravo quell’aria piena di musica, familiarità e calore che mi ha fatto appassionare. Così un giorno sono andato dalla mamma – Manuela Zennaro, direttrice della scuola di danza Ritmomisto – chiedendole di poter provare anche io: avevo cinque anni».
Timothy balla da un decennio, e non ha mai pensato di abbandonare la danza in favore di altri sport: «In realtà mi definisco sportivo ma non ho mai praticato altri sport, né ho mai avuto intenzione di provare altro: la danza mi faceva e mi fa stare bene, ho trovato ciò che mi definisce, così non ho mai sentito la necessità di cercare altro. Quando ballo riesco ad esprimermi e sfogarmi, quando qualcosa fuori va male, magari ho delle ansie per qualcosa, dentro al ballo riesco ad avere quella tranquillità che mi consente di non pensare ad altro. Nella vita a volte emergono le mie insicurezze, ma quando entro in sala e ballo, sarà perché lo faccio da tanto tempo e ho preso confidenza, ma riesco ad esprimermi con libertà, senza giudizi da parte di nessuno».
Aggiunge Timothy: «Inevitabilmente, però, quello della danza sportiva è un mondo che ti catapulta nell’agonismo, un territorio che alle volte è difficile da gestire, ma devo dire che non lo vivo con fatica, anzi mi piace e trovo la giusta adrenalina: l’emozione che provo prima di entrare in pista non riesco a descriverla. È logico che è difficile, ma più che altro riuscire a gestire il tutto cercando di conciliarlo con la vita di tutti i giorni, tra scuola e altre attività, ma è il giusto prezzo da pagare, lo farei altre mille volte».
Quando non è impegnato con lo sport, Timothy studia presso il liceo linguistico Sophie Scholl a Trento: una realtà che da subito lo ha fatto sentire accolto e a suo agio. «A scuola ho trovato insegnanti e compagni che comprendono appieno ciò che faccio e mi supportano sempre, non avrei potuto chiedere di meglio: ho il tutor sportivo che mi segue, e mi aiuta a organizzare tutti i miei impegni in armonia con il corpo docente. Se ci sono delle uscite da fare cercano sempre di metterle quando sanno che io sono libero dalle mie attività, e questo non è scontato. Sono sempre stato fortunato nell’avere attorno a me persone che comprendevano quello che faccio. A volte qualcuno fa commenti senza sapere quello che c’è dietro, e cioè che la danza sportiva è un vero sport, e che quindi posso essere riconosciuto come uno sportivo come tutti gli altri e non come lo stigma del “ballerino con il tutù da danza classica” che è tutt’altro rispetto a ciò che faccio io. C’è dietro una preparazione atletica, fisica, mentale e tecnica: non è cosa da poco».
Per raggiungere certi livelli è necessario anche avere un buon livello di sintonia con il proprio partner nel ballo: «Eva è mia amica e compagna di avventure, passiamo la maggior parte della nostra vita insieme e oltre a questo c’è il rapporto professionale. Capita di non essere d’accordo alle volte, ma abbiamo costruito un rapporto basato sul confronto, che è fondamentale, e così quando il giudice ci osserva mentre balliamo percepisce quella sintonia. Io la sento, non so come siamo riusciti a instaurarla, ma quando ci guardiamo ci capiamo, e questo è importante».
Il supporto della famiglia c’è sempre stato: «Non penso sia scontato i genitori sacrifichino la propria vita per un figlio, per lo sport che pratica e che lo rende felice. Ringrazio i miei genitori perché so di essere fortunato: loro passano metà della loro vita a star dietro a me, viaggiare, fanno tanti sacrifici fisici ma anche economici, e di questo supporto sono felice. Anche mia sorella ci tiene, è generosa, capisce l’importanza di quello che faccio».
Poi, qualche settimana fa, la vittoria: «Quando ho sentito chiamare i nostri nomi a Malmedy ho realizzato il sogno di ogni ballerino: devo ancora realizzare che siamo diventati campioni del mondo, è una sensazione indescrivibile. Eravamo partiti senza aspettative, con la voglia di dare il massimo, e tutti i nostri sforzi sono stati ripagati».
Un’ondata di affetto ha travolto Timothy, Eva e le loro famiglie al loro rientro in Italia: «Mi fa piacere ricevere questi riconoscimenti anche il presidente Fugatti e il sindaco di Lavis Brugnara si sono congratulati: è un bel segnale il fatto che il Trentino non abbia sottovalutato questo titolo, anche se non sono messo sullo stesso piano di uno come Sinner. Piano piano si sta iniziando a buttare giù qualche muro, dando importanza anche a sport meno conosciuti. Quando posso sono felice di parlarne: con tutti i sacrifici che sono stati fatti, è una soddisfazione che va condivisa.
Ballerò per tutta la vita – conclude – ho l’obiettivo di vincere ancora, e fare di questa passione un lavoro.
Un giorno mi piacerebbe aprire una mia scuola con Eva per insegnare: voglio fare di ciò che mi piace un mestiere per la vita».
Il documentario
di Emanuele Paccher
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