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martedì 3 Ottobre, 2023

Torna il corso per volontari con e per persone con disabilità de La Rete. «Un ponte verso una comune umanità»

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Dal 9 ottobre all’11 dicembre, un percorso di dieci incontri settimanali presso la sala Nones di Palazzo Benvenuti in via Belenzani

E’ in arrivo la 34esima edizione del Corso per Volontari con e per la persona con disabilità organizzato dalla Cooperativa Sociale La Rete di Trento. Dal 9 ottobre all’11 dicembre, infatti, verrà realizzato un percorso di dieci incontri settimanali – per un totale di trenta ore –  presso la sala Nones di Palazzo Benvenuti in via Belenzani a Trento. Gli appuntamenti si terranno al lunedì dalle 20.00 alle 22.30, e includeranno testimonianze delle persone disabili e dei familiari, ed interventi di importanti relatori come lo psicologo Dario Ianes, il pedagogista e docente Luigi Sangalli, la neuropsichiatra infantile Luisa Calliari, l’infermiere professionale Michele Perin, e il filosofo e docente Alberto Conci. Il corso per volontari della Rete consiste quindi in trenta ore da vivere insieme, sera dopo sera, ascoltando le parole degli esperti, confrontandosi in gruppo, e soprattutto assaporando le testimonianze degli «esperti per esperienza». La Cooperativa Sociale La Rete, con questi dieci appuntamenti, si pone infatti l’obiettivo di costruire un ponte tra persone con disabilità e comunità, «verso una comune umanità». La quota di partecipazione agli incontri è pari a 40 euro, e comprende sia il materiale formativo che il materiale per il corso. Attualmente, presso la Cooperativa Sociale la Rete sono attivi circa 200 volontari, e ogni anno ad iscriversi al corso sono tra le cinquanta e le sessanta persone: numeri che attestano l’interesse della comunità trentina nei confronti del volontariato e della tematica della disabilità. E il volontariato è sempre stato un elemento fondamentale per la Cooperativa, come racconta Eleonora Damaggio, responsabile dell’area Volontariato Cooperativa La Rete. «L’idea è quella di una cooperativa che metta al centro le persone con disabilità, e che dedichi anche un’attenzione particolare alle famiglie, e alla comunità».

Il volontariato, spiega Damaggio, porta eterogeneità e diversità, perché a svolgere questo compito sono persone di tutte le età, e che svolgono le professioni più disparate: dalle casalinghe agli avvocati, dagli studenti delle scuole superiori alle signore di ottant’anni. «Questo naturalmente è un grande arricchimento, anche a livello di esperienza, e di ascolto di storie di vita”, commenta Damaggio.Il nostro non vuole essere un volontariato tecnico, per il quale diventa fondamentale una formazione precisa, esatta; il nostro è un volontariato che pone al centro – sia come mezzo che come fine – la relazione. La relazione intesa come il significato portante della vita di ogni persona, come una rete che permette di non sentirsi soli, e di riconoscersi nell’altro». I volontari della Cooperativa La Rete, poi, vengono anche inseriti in una struttura ben precisa: le attività sono organizzate in due macroaree, una legata ai servizi diurni, e l’altra alla situazione abitativa. Tra i servizi diurni troviamo oltre 30 attività settimanali, che vanno dallo sport al teatro, dall’agricoltura sociale alla cucina, e che permettono di condividere esperienze e di trascorrere tempo insieme. A chi è destinato il corso per volontari della Rete, quindi? «A chiunque abbia voglia di incontrare l’altro», risponde Eleonora Damaggio. Diventare volontari significa, infatti, entrare in relazione con altre persone, mettersi in gioco, dare ma anche ricevere. Le motivazioni per iscriversi al corso sono molteplici: c’è chi si iscrive semplicemente per imparare qualcosa di più sulla disabilità; molti, invece, partecipano agli incontri perché hanno voglia di donare, di trovare una risposta pratica e operativa al proprio desiderio di essere parte attiva della comunità, racconta Damaggio. E, durante l’esperienza di volontariato, solitamente si sviluppa anche un forte senso di appartenenza verso la comunità. «A noi preme anche sottolineare che quello che viene chiamato corso è in realtà un percorso: è un’occasione per riscoprire parti di sé, per sviluppare uno sguardo diverso nell’incontro con l’altro, per aprire gli occhi sulla tematica della disabilità, per scoprire un modo diverso di fare comunità e di ascoltare». Damaggio specifica anche che frequentare il corso non significa necessariamente, al termine degli appuntamenti, diventare volontari: «Per noi è già una vittoria pensare che le persone si iscrivono e vivono questi dieci incontri insieme a noi, perché crediamo che questi appuntamenti siano un’occasione fondamentale per fare cultura della diversità e dell’accoglienza; e siamo convinti che chi vive questa esperienza con noi poi sviluppi uno sguardo diverso nell’incontro con l’altro».