Salute
lunedì 14 Novembre, 2022
di Simone Casciano
È dalle pagine del «Rapporto tossicodipendenze 2021» del Ministero della salute che emergono i dati allarmanti sulla situazione in Trentino. Se il numero degli utenti del Ser.D, il servizio per le dipendenze, è di 1054 persone di cui 94 nuovi utenti, cifre in linea con gli anni precedenti, a preoccupare è il rapporto sui positivi all’HIV. In Trentino lo è il 4,1% delle persone in carico al servizio, 43 in tutto. Questo a fronte di test effettuati sul 53% degli utenti, un numero alto ma è anche vero che in regioni dove si testa di più il tasso di positività è più basso: in Alto Adige si ferma all’1,7% a fronte di un’utenza testata del 135% (risultato ottenuto testando più volte le persone). Il dato Trentino è il più alto d’Italia così come lo era già l’anno prima, nel 2020, quando il tasso di positività all’HIV risultò essere del 8,7% a fronte di uno screening sul 107% degli utenti. La provincia risulta terza anche nel numero di positivi al test per l’epatite C, il 34,6% degli utenti a carico del Ser.D, 365. I numeri sono stati raccolti in un’interrogazione dal consigliere provinciale di Futura Paolo Zanella. Nel testo viene specificato anche come, a differenza dell’Alto Adige dove ci sono 17 psicologi dedicati alle persone con dipendenza, in Trentino non sembra essercene nessuno in forze al servizio. Dopo la Valle d’Aosta la provincia è quella che ha meno personale, in numeri assoluti, impiegato nell’assistenza delle persone tossicodipendenti: 35 contro i 70 della provincia di Bolzano. Anche rispetto al numero di abitanti il Trentino risulta fanalino di coda con appena 6,5 professionisti ogni 100.000 abitanti. Oltre alla carenza di personale nelle strutture dedicate poi Zanella denuncia l’assenza di altri mezzi che si sono rivelati utili nella prevenzione: «Non esistono servizi di drop-in – dice nel testo dell’interrogazione – specificatamente dedicati a chi assume attivamente sostanze e si trova in condizioni di marginalità». «Non esistono nemmeno altre politiche di riduzione del danno come quelle messe in atto da unità di strada socio-sanitarie dedicate» conclude il consigliere. L’interrogazione si chiude chiedendo alla Giunta perché in Trentino si investa meno nella presa in carico delle persone tossicodipendenti, se è vero che non ci sono psicologi dedicati al Ser.D, per quale motivo esiste una così alta percentuale di positivi all’HIV e all’epatite tra le persone in carico al servizio e per quale motivo non esistono sistemi di drop in in provincia. Domande a cui serve risposta con urgenza.