politica
venerdì 3 Novembre, 2023
di Donatello Baldo
Fugatti non parla, mentre quelli di Fratelli d’Italia parlano forse un po’ troppo, facendo emergere un clima interno che non sembra certo idilliaco. In ballo ci sono i posti in giunta, e fin che il presidente non firmerà i decreti di nomina sono tutti col fiato sospeso. E nel frattempo cercano di «suggerire» strategie. Quella, per esempio, di assegnare la vicepresidenza a Francesca Gerosa — come da accordi presi sul tavolo romano quando Fugatti fu indicato dai tre partiti del centrodestra come candidato presidente — e allo stesso tempo la presidenza del Consiglio provinciale a Claudio Cia. La formula due-due lascerebbe escluso Mattia Gottardi, ma porrebbe — se con la vicepresidenza a uno di Fratelli d’Italia — uno squilibrio rispetto al Carroccio. La proposta di una a piazza Dante e uno a palazzo Trentino è quindi un gioco di anticipo, per dire a Fugatti che così andrebbe bene.
Ma andrebbe bene per davvero alla Lega? A sentire i suoi massimi vertici, no che non andrebbe bene: «È troppo — ragiona a voce alta il commissario del partito di Salvini in Trentino Diego Binelli — noi due assessori e loro la vicepresidenza della giunta e la presidenza dell’Aula?». Non solo, perché ora la Lega pone un altro problema: «O la vicepresidenza o due assessori in giunta». Una frase, ribadita da Binelli, che sta facendo tremate i meloniani. Anche perché, a questa affermazione, il leghista aggiunge: «Due assessori, ma tenendo conto anche della giunta regionale».
Dichiarazioni che sembrano «strategiche», forse anche concordate con Fugatti, che servono a passare il cerino in mano a Fratelli d’Italia. Che devono quindi decidere se «salvare» Gerosa e la vicepresidenza — ci tiene così tanto che l’ha messa pure nel suo curriculum su Linkedin la sua candidatura alla vicepresidenza — oppure difendere il partito e ottenere il più possibile dei posti nell’esecutivo, quindi due sedie al tavolo della giunta provinciale.
Su questo Fratelli d’Italia potrebbe dividersi ancora di più. Perché — anche legittimamente — non c’è solo Francesca Gerosa che aspira al riconoscimento del suo risultato elettorale. Claudio Cia è arrivato dietro a lei per pochi voti, senza l’appoggio del partito su cui ha potuto contare la vicepresidente designata dall’accordo nazionale. E c’è pure Carlo Daldoss che sembra scalpitare: «Non si è candidato per fare il consigliere semplice», suggerisce chi lo conosce bene. La prima può contare sul sostengo, pare, del coordinatore nazionale Giovanni Donzelli e del commissario trentino Alerssandro Urzì, mentre l’ex assessore di Rossi passato al centrodestra ha nel deputato Andrea de Bertoldi il suo maggiore sponsor. Cia, come in campagna elettorale, conta sulle sue forze, ma nella battaglia interna al partito potrebbe riusicre anche lui a far valere le sue ragioni. Cosa succeda dopo la disputa interna nessuno lo sa, anche se tutti sono d’accordo: «Bisogna prendere in mano il partito». E, pronta a farlo, sembra esserci la deputata Alessia Ambrosi.