eliski
giovedì 25 Gennaio, 2024
di Sara Russo
L’eliski è la pratica dello sci alpinismo che si serve di un elicottero come sistema di risalita. È uno sport estremamente costoso ed elitario, oltre che dannoso per l’ecosistema alpino.
Gli sciatori si fanno portare in elicottero su cime immacolate per poi scendere in fuori pista su neve fresca.
È uno sport poco sicuro, che vede tra i pericoli principali per gli sciatori i crepacci, a volte quasi invisibili perché nascosti dalla neve fresca, e le slavine, provocate dalla discesa degli stessi atleti sui manti di neve fresca.
La pratica dell’eliski, oltre ad essere pericolosa, causa importanti danni all’ambiente naturale.
Prima di tutto è estremamente inquinante, infatti un elicottero in volo consuma in media 250 litri di kerosene all’ora. Un volo per il servizio di eliski dura più o meno 20 minuti tra andata e ritorno, il che significa che vengono immessi nell’ambiente circa 175 chili di Co2. Oltre a questo, gli elicotteri producono anche un’importate inquinamento acustico, che va ad inficiare sulla fauna montana, mettendone a rischio la sopravvivenza.
Mentre oltre oceano, soprattutto in Canada, l’eliski è un vero e proprio business, in Europa è vietato in vari stati, tra cui Francia, Liechtenstein, Slovenia e Germania. In Austria è consentito solo nella regione dell’Arlsberg. In Italia invece non c’è una vera e propria legge che ne vieti la pratica né una che la regolamenti. La decisione è stata lasciata alle singole regioni, che decidono autonomamente.
Il Trentino è stata la prima regione italiana a vietare su tutto il suo territorio la pratica dell’eliski. L’articolo 1 comma 6 della legge provinciale del 12 agosto 1996, recita: «È vietato su tutto il territorio provinciale di Trento il trasporto di sciatori con velivoli a motore per la pratica di eliski». Un anno dopo, il 27 ottobre 1997, l’Alto Adige, con la legge provinciale n. 151, ha seguito la linea della provincia di Trento dichiarando che «Il trasporto di persone con aeromobili a motore per la pratica dello sci e per altre attività sportive e ricreative nelle zone sciistiche e montane è vietato su tutto il territorio provinciale».
Le altre regioni dell’arco alpino non sono dello stesso avviso: in Piemonte, Veneto, Lombardia, Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia la sua pratica è consentita, e anzi è vista come una possibile entrata economica.
«Lo sci fuori pista con elitrasporto può incrementare in modo qualitativo l’offerta turistica invernale facendo del Piemonte un’unicità a livello europeo di altissima qualità, che dà lavoro a 100 persone con un’alta specializzazione», sosteneva qualche tempo fa l’ex sindaco di Sestiere Valter Marin. Effettivamente i prezzi per effettuare una corsa in elicottero sono estremamente elevati, a Livigno per esempio una risalita per quattro persone costa 850 euro, mentre a Courmayeur il prezzo per due persone arriva a 1.360 euro. Dall’altra parte però i prezzi così alti lo rendono un servizio d’élite, a cui possono accedervi solo in pochi.
La linea non coesa delle regioni italiane negli anni ha portato a vari problemi, tra cui quello della Marmolada. Nel 2011, per praticare l’eliski sui crinali del gigante della val di Fassa, gli sciatori atterravano in territorio Bellunese, risultando in piena regola con la normativa della Regione Veneto, ma contravvenendo alla normativa della Provincia di Trento. Questo ha portato, sempre nel 2011, l’associazione Mountain Wilderness e la Società Funivie a stringere un accordo dove si vietava la pratica dell’eliski su tutta Marmolada.
Ad oggi in Italia il problema eliski c’è ancora. L’assenza di una legge nazionale porta gli sciatori a interpretazioni che spesso non fanno altro che nuocere all’ambiente.