cronaca
martedì 6 Febbraio, 2024
di Davide Orsato
Una strada che amava, tra le montagne, i boschi e i laghi in cui è nato e cresciuto: quelli della val di Non. Una strada impervia, in questo momento chiusa per un tratto proprio perché considerata pericolosa. Lì ha trovato la morte, nella giornata di ieri, Paolo Zucal, ingegnere, ex insegnante di 61 anni, residente a Cles. È scivolato in uno dei tratti più esposti, dove non c’è la barriera protettiva, pur presente altrove. Un volo di quasi cento metri, a cui era impossibile sopravvivere. Zucal era partito la mattina: aveva lasciato l’auto a Tuenno. Da lì aveva scelto di dirigersi verso il lago di Tovel attraverso un percorso poco conosciuto da chi non abita in zona: il sentiero del Lec, il termine con cui, in noneso, si indicano i canali irrigui che seguono il versante della montagna. Canalette che d’inverno sono spesso gelate, anche se ieri era l’ennesima giornata calda in quota di questo inverno. Poco più in là, il baratro. Zucal aveva riferito ai familiari che sarebbe rientrato prima del pomeriggio. Per questo motivo, la moglie non riuscendo a contattarlo al cellulare, ha chiamato i soccorsi. Erano le 15.15 quando la chiamata è arrivata al centralino di Trentino Emergenza. Immediatamente è stato allertato il soccorso alpino, oltre che i vigili del fuoco di Tuenno: ci sono volute oltre due ore per individuare il punto in cui è precipitato Zucal. Era in una fase inoltrata del sentiero, a circa settecento metri di quota. Ad attirare l’attenzione dei soccorritori degli oggetti appartenenti all’escursionista lasciati sul sentiero. Dopo essersi calati per circa sessanta metri, i soccorritori hanno ritrovato il corpo senza vita dell’uomo. Per recuperarlo è stato fatto intervenire sul posto l’elicottero che ha calato il medico con il verricello. Una manovra estremamente complicata, in un punto del genere. Il medico del 118, purtroppo, non ha potuto fare altro che constatare il decesso.
Dopo il nulla osta da parte dell’autorità giudiziaria, la salma è stata recuperata a bordo dell’elicottero e trasferita alla camera mortuaria dell’ospedale di Cles.
Paolo Zucal lascia moglie e figli, oltre ad altri molti parenti: quattro tra fratelli e sorelle, un piccolo «clan» molto conosciuto in val di Non. Anche lui era un volto noto nella comunità. Per il suo mestiere, più che altro. Gli amici e conoscenti, infatti lo descrivono come «estremamente riservato», per nulla amante dei riflettori. Zucal aveva lavorato a lungo all’istituto tecnico Pilati di Cles: insegnava fisica. «Rifuggiva ogni occasione in cui poteva apparire — è il ricordo di Alessandra Pasini, ex preside dell’istituto – ma era un insegnante molto apprezzato. Non ha mai lasciato il suo incarico da ingegnere, continuava a esercitare la libera professione. E, a un certo punto, ha deciso di lasciare la scuola per dedicarsi esclusivamente ad essa». Accadeva dieci anni fa. «Non è stata una scelta dovuta a chissà che delusione nel confronto del sistema scolastico — spiega un suo collega, Francesco Borghesi — semplicemente ha preferito far così. Era un insegnante molto preparato e gli studenti lo apprezzavano per questo». Poi, proprio di recente, era approdato alla pensione. Paolo Zucal, classe 1962, era anche un appassionato escursionista e sciatore. Conosceva perfettamente i sentieri della sua val di Non. Anche per questo motivo, ieri, si era fidato a percorrere il percorso dei Lec, generalmente sconsigliato in questa stagione. Con l’obiettivo di arrivare, ancora una volta, in val di Tovel e di riuscire a vedere il lago.