Parco Mezzi
mercoledì 29 Marzo, 2023
di Marco Ranocchiari
Il cammino del trasporto pubblico trentino verso una realtà a basse emissioni procede per gradi, accelerato dai fondi del Pnrr. Nel 2023 il cambiamento avviene soprattutto nel segno del gas, con trenta nuovi autobus a biometano in arrivo, quasi tutti destinati al trasporto urbano a Trento. La svolta elettrica, invece, inizierà l’nno prossimo, con l’entrata in funzione della linea ad alta capacità tra Trento, Lavis e Zambana. Complessivamente gli autobus trentini sono tra i più giovani e meno inquinanti d’Italia, ma nei prossimi anni il loro numero resterà sostanzialmente invariato.
La scelta del metano
Abbandonate le sperimentazioni dei bus a idrogeno nel 2015, per decarbonizzare il trasporto pubblico la Provincia punta da anni al biogas e all’elettrico. Mentre se per l’elettrico bisogna lavorare sulle infrastrutture gli autobus a metano sono già una realtà consolidata. Nel 2022 a Trento il 54% dei chilometri percorsi dagli autobus è stato svolto a metano, e per l’anno in corso l’obiettivo è arrivare al 60%. Per raggiungerlo sono in arrivo venticinque nuovi bus da dodici metri, con un investimento di sette milioni di euro, a cui si aggiungeranno cinque minibus extraurbani. Anche questi graviteranno sempre nell’area del capoluogo: «Accanto alla propulsione del mezzo servono compressori per la ricarica che hanno un certo costo di installazione e manutentivo, e devono essere presidiati da personale specifico», spiega il Dirigente generale del Dipartimento territorio e trasporti, ambiente, energia, cooperazione Roberto Andreatta. Almeno per il momento, perciò, «l’introduzione dei mezzi ha senso là dove c’è un numero adeguato di mezzi ed un’economia di scala». Secondo i dati di Trentino Trasporti, gli autobus utilizzano per il 95% biometano ricavato in gran parte dalla macerazione della frazione organica dei rifiuti raccolti con la differenziata, con un risparmio, negli anni, di circa 4 mila tonnellate in emissioni di Co2.
I bus elettrici dal 2024
Nel primo trimestre del prossimo anno dovrebbero entrare in funzione i primi bus full-electric. La prima fase dell’elettrificazione dei trasporti consiste nella linea ad alta capacità, con corsia riservata, che collegherà la stazione di Trento e la periferia nord fino a Zambana passando per Lavis. Finanziata per 7,5 milioni con i fondi del Pnrr, la linea sarà in grado di trasportare circa 300 passeggeri l’ora (fino a 800 in orario di punta) con sei autobus elettrici da dodici metri e tre da diciotto. Realizzate dall’azienda Evobus, le vetture avranno batterie agli ioni di litio che supportano ricarica lenta (overnight) in deposito e veloce ai capolinea. In un secondo momento dovrebbe arrivare anche l’elettrificazione delle linee 7 e 15 di Trento, con l’arrivo di altri 7 bus elettrici. Il risparmio previsto si aggira sulle 450 tonnellate all’anno in termini di Co2 e del 13% in consumo di energia primaria.
Ma come per il metano, la svolta per ora riguarda solo il capoluogo e dintorni. «Il fatto dovuto a una questione di autonomia e infrastrutturazione di ricarica. Vanno valutate, banalmente, la durata delle batterie e quindi le prestazioni. Ma partiranno delle sperimentazioni anche sull’extraurbano», assicura Mattia Gottardi, assessore agli enti locali, trasporti e mobilità.
Eppure, c’è un progetto importante extraurbano, il Brt (Bus Rapid Transit) nelle valli di Fiemme e Fassa, da realizzare in gran parte con i fondi delle Olimpiadi invernali del 2026. Il progetto, del valore complessivo di oltre 70 milioni, prevede anche l’acquisto di una quarantina di autobus, circa la metà dei quali dovrebbe essere a trazione elettrica e quasi tutto il resto a metano, che viaggiano su corsie preferenziali realizzate adattando le strade esistenti.
Il parco mezzi attuale: meglio della media nazionale
La graduale sostituzione degli autobus con vetture più ecologiche dovrebbe far sì che entro fine anno il 70% dei mezzi sia di classe Euro5 o superiore, staccando nettamente la media nazionale ferma al 55. Anche per quanto riguarda l’età, la flotta trentina risulta tra le più giovani d’Italia con una media di 10,35 anni rispetto a una media di 12 e mezzo.
Eppure, il numero complessivo degli autobus (720 circa, 482 dei quali per il trasporto interurbano e 238 per quello urbano) rimarrà sostanzialmente invariato, con appena quattro unità in più nel 2023 e un’altra manciata nel 2024. «In Trentino il trasporto pubblico è già capillare, non c’è l’esigenza di istituire particolari corse aggiuntive», commenta Gottardi. Più utile, sostiene, puntare su agevolazioni ed esenzioni per rendere i mezzi pubblici più appetibili, oltre che su aumenti del cadenzamento orario nelle valli, finora solo in fase sperimentale. «Con l’abbonamento gratuito per gli over 70 e l’abbonamento annuale per gli studenti a 20 euro, valido su tutto il territorio provinciale, abbiamo avuto più di un milione di nuove corse svolte da persone che prima non utilizzavano il trasporto pubblico».
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