Politica

domenica 9 Febbraio, 2025

Tre mandati, la forzatura della Lega Parte l’iter del ddl presentato da Bisesti. Il Pd: «Legge ad personam. Ostruzionismo»

di

Serviranno però 18 voti, che senza i tre di FdI contrari diventano 17. Iniziano le pressioni sui meloniani

Il capogruppo della Lega in Consiglio provinciale lo aveva promesso: «Entro breve presenterò un disegno di legge di modifica della legge elettorale per inserire il terzo mandato». E lo ha fatto, perché il testo è pronto, è già stato presentato ai partiti della maggioranza di centrodestra e domani sarà depositato ufficialmente. Partirà dunque l’iter legislativo, con il passaggio in commissione e l’approdo in Aula, che la Lega vorrebbe fosse ravvicinato per evitare di andare troppo in là. Il terzo mandato, infatti, servirebbe a Maurizio Fugatti per un alto giro al vertice della Provincia, e quindi per evitare di attendere i ricorsi e le eventuali impugnative nazionali, meglio prendersi per tempo. Ma nell’iter, la proposta di Bisesti potrebbe incorrere in qualche inciampo, causato dalle opposizioni che annunciano già l’ostruzionismo ma anche dalla stessa maggioranza di centrodestra, affatto unita sull’idea di una legge «ad personam».
La proposta Bisesti
«Modificazione dell’articolo 14 della Legge elettorale provinciale», questo il titolo del disegno di legge che Mirko Bisesti presenterà domani agli uffici di Palazzo Trentini. E queste le modifiche: «Le parole: “nelle due precedenti consultazioni elettorali” sono sostituite dalle seguenti: “nelle tre precedenti consultazioni elettorali”». Tutto qui, poche righe di testo che però hanno un valore politico e istituzionale enorme. Il governatore della Provincia di Trento potrebbe, così, essere eletto per tre volte consecutive. Per un totale di 15 anni. Fugatti, se passasse il disegno di legge, governerebbe fino al 2033.
Il passaggio politico
Nei giorni scorsi si è tenuta una riunione dei capigruppo di centrodestra, convocata ad hoc su questo tema. Il testo è stato presentato da Bisesti, che ha spiegato come sia «sintetico e puntuale», concentrato solo sul tema dei mandati, per evitare un dibattito infinito. Si deposita così dunque, per sottolineare come questa parte sia imprescindibile. Poi, se si trova l’intesa, si può aggiungere anche altro. L’aumento delle preferenze chiesto dal Patt, l’aumento del tempo di mandato al vicepresidente nel caso il governatore di dimettesse per candidarsi al Parlamento, evitando elezioni anticipate. La Lega su questo non ha preconcetti, ma prima il terzo mandato.
Fratelli d’Italia dice no, ma…
In quella riunione di maggioranza, il capogruppo di FdI Daniele Biada ha ribadito la linea del partito, che vale qui come nel resto d’Italia: no. No al terzo mandato, sia per Zaia, per De Luca, Fedriga e Fugatti. Il principio è quello del ricambio al vertice delle istituzioni. Come ha detto Giorgia Meloni non più tardi di tre settimane fa alla conferenza stampa di inizio anno. Il gruppo di Fratelli d’Italia, quindi, non farebbe arrivare i propri voti. Un problema, perché la legge elettorale, per essere modificata, chiede una maggioranza qualificata: la metà più uno dei consiglieri, che sono 18. Senza i tre di Fratelli d’Italia, sono 17. Ne manca uno.
…qualcuno potrebbe dire sì
È evidente che si guardi al gruppo di Fratelli d’Italia per cercare quel voto che manca. Prima di cercarlo all’opposizione, si cerca in maggioranza. E c’è chi dice che non tutti i componenti del gruppo meloniano siano ortodossi alla linea nazionale sui mandati. C’è chi dice che uno, ma forse anche due del gruppo della fiamma, rivendicando la competenza dell’autonomia in materia elettorale, ma anche per ingraziarsi il presidente (dicono i maligni) potrebbe anche votare per i tre mandati. Palesemente, oppure nel segreto dell’urna. Chissà.
Patt, non solo terzo mandato
Ma c’è anche il Patt con cui fare i conti. Il via libera al solo terzo mandato è troppo per gli autonomisti. Chiedono di più, almeno per non far passare che si fa tutto per Fugatti. Vorrebbero che si procedesse a una riforma complessiva della legge elettorale, aumentando le preferenze da due a quattro, valutando anche l’introduzione del secondo turno alle elezioni, come nei Comuni. per valorizzare, spiegano, i partiti territoriali e autonomisti senza obbligarli al bipolarismo spinto del turno unico.
L’opposizione di traverso
Viste le difficoltà della maggioranza, la minoranza sembra tranquilla. «Il primo scoglio è interno — dice il capogruppo dem Alessio Manica — ma se superano quello trovano la nostra opposizione, pronti a fare ostruzionismo». E spiega: «Tutte le iniziative legislative sono legittime, anche quelle in materia elettorale elettorale. Ma se fatte per il bene dei cittadini. Non per garantire a Fugatti di poter andare avanti come governatore. Sarebbe una legge ad personam». E boccia anche le proposte di corollario, quella per allungare i tempi del vice nel caso il presidente si dimetta per andare a Roma: «Non è possibile. I cittadini votano il presidente, non il vicepresidente». E quella dell’aumento delle preferenze: «Servono solo per le cordate di valle. Le due preferenze con alternanza di genere vanno bene così, hanno dimostrato di funzionare per aumentare la presenza femminile nelle istituzioni».