la storia
venerdì 3 Maggio, 2024
di Gabriele Stanga
«Set en palestra, zio? Passo a bever el cafè», a scrivere questo messaggio è Andrew Basso, la rockstar della magia, uno dei più grandi escapologi d’Italia. Ma avrebbe potuto tranquillamente essere la maglia rosa Gilberto Simoni o René Gusperti (campione italiano dei 50 e 100 stile libero e argento agli europei in vasca corta), o, perché no, una leggenda dello sci alpino come Bode Miller, magari non in dialetto trentino. Cos’hanno in comune tra loro questi grandi atleti? Tutti si sono allenati da «Pier», nome d’arte, si potrebbe dire, di Pierandrea Buselli, colonna portante del fitness trentino e proprietario, insieme al fratello Mauro, della Active Gym di Trento Nord, in via Maccani. Una realtà che ha ospitato negli anni molti sportivi di altissimo livello, mantenendo però un clima di casa, anzi di famiglia. Tanto che alla domanda «Dove ti alleni?» tutti i clienti rispondono: «Da Pier», nessuno dice alla Active. Buselli lo racconta con grande orgoglio e gli occhi che sorridono, come quando parla dei tanti campioni che hanno sudato sui suoi attrezzi. «Finché restano nella reception, sono tutti molto cordiali, ridono e scherzano. Una volta superata la linea d’ingresso alla sala, diventano serissimi. Lì vedi chi è un professionista», racconta. Poi apre il suo personale sancta sanctorum, un armadietto pieno di memorabilia. Ci sono maglie autografate da Pantani, Simoni, una del capitano, Javier Zanetti, persino una palla ovale firmata da tutta la nazionale italiana di rugby. E molto altro. Pier vorrebbe fare un museo con tutti questi cimeli.
Tira fuori un album di fotografie: oltre ai nomi già citati, ecco due icone del body building quali Rich Gaspari e Tom Platz, forse il quadricipite più famoso nella storia del culturismo. E non mancano personaggi dal mondo dello spettacolo come Caparezza o Beppe Fiorello. Insomma, qui è passato un pezzo di storia e la si respira sin dall’inizio, sedendosi su quelle panche e quei macchinari vintage, dal gusto così anni 80.
Buselli, da dove comincia la storia della Active Gym?
«Io lavoro qui da più di 30 anni. La palestra esiste dal 1993 e nasce dalle ceneri della Trefor, una delle prime palestre di Trento e forse la prima in assoluto. Poi alcuni soci sono andati via per impegni personali ed è subentrato mio fratello Mauro. Dal 2006 abbiamo cambiato nome in Active e creato un nuovo logo stilizzato che restasse fedele all’Aquila della Trefor ma con uno spirito più moderno».
Ci sono clienti che vi seguono dagli anni Novanta?
«Ci sono clienti storici che vengono qui da 30 anni e sono lo zoccolo duro della palestra. Ho celebrato, per così dire, undici matrimoni, da cui sono nati diciotto nipotini. Questa è come una famiglia, ho visto passare tre generazioni di persone e alcuni clienti li ho visti crescere. Ho visto come è cambiato il modo di intendere la palestra e anche com’è cambiato il Trentino».
Ossia?
«Sono come un libro figurato, qui sono passati tutti i personaggi di spicco della città, dal giudice al magistrato, al bandito. Quando smetterò farò un libro con aneddoti e storie raccontate. Il Trentino è cambiato abbastanza ed è cambiata anche la clientela, ricordo che negli anni Novanta vennero due ragazze rumene e ci sembrava una cosa strana, poi cominciarono a venire gli americani. Oggi siamo ad un rapporto 60-40% tra italiani e stranieri».
E il modo di intendere la palestra come si è evoluto?
«Si è passati da una nicchia di avventori ad una clientela diversificata. Oggi venire in palestra è uno status symbol. Anche il fisico cui si aspira è diverso, c’è più focus sulla definizione rispetto alle grandi masse degli anni ‘80».
Tra i suoi clienti ci sono stati anche tanti campioni.
«La cosa più bella che ci rimane è che sono venuti e verranno atleti di grandissimo livello: campioni olimpici, mondiali, la squadra norvegese (con Svindal) e quella americana di sci, con Bode Miller e Lygety, la squadra italiana di rugby. Ci sono anche vip e personaggi famosi come Ignazio Moser ed alcuni concorrenti di Uomini e Donne, o ancora Andrew Basso, che conosco da quando era un ragazzino e fece qui alle cene della palestra le sue prime esibizioni».
Può raccontare qualche aneddoto?
«Gilberto Simoni mi fu portato da Francesco Moser, con la richiesta di fargli mettere su un po’ di muscoli, perché aveva un fisico fragile. Gli chiesi se sapesse andare in bici e rise perché aveva appena vinto il Giro d’Italia dilettanti. Siamo diventati amici e mi portò la prima maglia del Giro del Trentino professionisti, la prima maglia che vinse da professionista. Poi ce ne sono altri che porto nel cuore».
Ad esempio?
«Vent’anni fa la nazionale uruguagia di pallamano venne qui ad allenarsi e al termine delle loro sedute mi portò cento dollari, dicendo che erano il massimo che potevano permettersi perché erano una federazione povera. Dissi che non volevo quei soldi e gli diedi le magliette della palestra. Da allora ogni anno mi mandano auguri a Natale e Pasqua e mi hanno anche mandato foto con il presidente della Repubblica e le mie magliette».
Cosa la colpiva di più degli atleti che ha visto passare negli anni?
«Erano tutti molto umili. Ci sono persone che pensano di essere campioni del mondo e non sono nulla e persone che invece sono campioni nello spirito. Bode Miller lo ricordo come la persona più disponibile di questo mondo. Una volta passata la linea di accesso alla sala, però, diventava serissimo. Lì si allenava e basta».
Avete mai organizzato delle gare in sede?
«Facevamo gare di panca cui assistevano anche 200 persone. Avevamo anche una lavagnetta in cui segnavamo i nomi di chi riusciva a sollevare i 100 kg. Superato quel numero si diventava uomini. Era una sorta di iniziazione e cambiava anche la stretta di mano».
E chi detiene il record di panca della palestra?
«Un cliente storico, Andreone Tomasi. Fece addirittura 200 kg».
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