La questione
sabato 17 Agosto, 2024
di Masha Luciano
A Trento, secondo i siti di annunci, una giovane coppia può arrivare a pagare 1.300 euro al mese per l’affitto di un bilocale di 50 metri quadri. A luglio, dice il portale Immobiliare.it, si è toccato il record degli ultimi otto anni per gli immobili residenziali in affitto: vengono richiesti in media 12,05 euro per metro quadro al mese, cioè più di 840 euro mensili per un appartamento di 70 metri quadri, con un aumento dell’8,66% rispetto a luglio 2023. Particolarmente rilevante è quindi la possibilità che c’è da diversi anni – l’ultima intesa è del 2021 – di applicare il canone concordato, l’accordo nato con l’obiettivo di agevolare coppie e famiglie che prevede un affitto mensile ribassato, per il quale, in compenso, il proprietario dell’immobile paga meno tasse: una cedolare secca più bassa e un’Imis ridotta dal Comune. Nell’ambito dell’atto di indirizzo per il bilancio di previsione 2025-2027, la giunta comunale ha chiesto il rinnovo dell’accordo tra associazioni di inquilini e di proprietari. Il sindaco Franco Ianeselli aspetta di vedere il nuovo accordo per rinnovare a sua volta il taglio (fino allo 0,35%) sull’Imis, la tassa comunale, in vigore dall’anno scorso. Ianeselli ha però chiesto che i canoni concordati fossero effettivamente più bassi rispetto ai valori di mercato (Il T di mercoledì). Walter Alotti, segretario generale Uil trentina, dà la disponibilità dei sindacati nel rinnovare l’accordo sul canone concordato con le associazioni di proprietari: «Le associazioni inquilini sono assolutamente disponibili, almeno la nostra, a questo tipo di operazione. Il problema è che a noi risulta che non lo siano invece le categorie dei proprietari, l’Uppi in prima istanza». Oltre ad un atteggiamento propositivo, Alotti lancia una proposta d’azione, che coinvolge anche gli alloggi sfitti: «Se si agevola chi affitta, deve essere penalizzato chi non affitta. Secondo noi questa agevolazione dovrebbe essere combinata con l’aumento dell’Imis, la tassa comunale, delle case che rimangono comunque sfitte. Questo serve, e noi lo diciamo da tempo come Uil, perché altrimenti si rischia sempre che qualcuno in qualche modo eviti di affittare l’immobile. è vero che probabilmente sarebbe necessario un intervento della Provincia per ritarare le aliquote, però comunque si potrebbe applicare almeno la tariffa massima nel frattempo. Dopodiché, e lo prevede anche la normativa nazionale, alzare anche il tasso di fiscalità».
«è sicuramente positivo mantenere un’agevolazione per chi appunto utilizza la tassazione fissa, secondo cui il proprietario ha un pagamento forfettario del fisco, quindi la cedolare secca ridotta al 10%, ma bisogna bilanciare le cose – prosegue Alotti – Gli introiti che si potrebbero recuperare dall’aumento dell’Imis per le case sfitte aumentando l’aliquota, potrebbero essere utilizzati ad implementare quel fondo per aumentare le manutenzioni straordinarie degli alloggi di risulta dell’Itea». Alotti cita poi il caso delle case di San Bartolomeo, le cosiddette palafitte, che secondo le dichiarazioni del sindaco dovrebbero arrivare a compimento: «Sono vent’anni che ne parliamo, ci auguriamo che non sia il solito annuncio. Visto che il Comune ci ha messo anche dei soldi e non è che abbia brillato, insieme all’Itea, nella gestione di quella partita, ci auguriamo che finalmente si veda la luce perché intanto le ruspe devono ancora attivarsi. Dopodiché è anche necessario un diverso rapporto con l’Itea rispetto alle case comunali che sono in pratica state consegnate dal Comune di Trento. Adesso so che vengono anche finanziati un po’ di lavori per accelerare l’adeguamento degli alloggi che non sono al momento idonei per l’affitto, e questo, dovesse dimostrarsi vero, sarebbe ottimo».
«Poi, pensando anche oltre, secondo me dovrebbe esserci un’operazione di verifica degli affitti brevi, gli affitti turistici – rimarca Alotti – Dovrebbe essere messo in piedi un controllo, oltre a quello provinciale, anche comunale rispetto all’utilizzo di alloggi a fini turistici per brevi periodi». Non solo il piano della Uil è quello di cercare un accordo tra le parti, ma «la nostra intenzione è quella di moltiplicare questi accordi anche a livello degli altri comuni ad alta densità abitativa, cosa che oggi è piuttosto indietro. Eccezion fatta per cinque o sei comuni, tantissimi comuni anche ormai importanti non hanno ancora questa convenzione fra le associazioni degli inquilini e sindacali e quelle dei proprietari» conclude Alotti.