L'analisi
domenica 8 Settembre, 2024
di Gabriele Stanga
Dopo un rallentamento nel periodo pandemico, nel 2023 i giovani italiani e trentini tornano a guardare con decisione verso l’estero. Una fuga di cui si era già avuto un assaggio con l’analisi del report Istat sui flussi migratori tra i laureati (vedi il T del 7 giugno) e che viene ora confermata dalle analisi della Fondazione Nord Est. Nel report si metteva in luce come il tasso di espatrio tra i laureati in Trentino Alto Adige per il biennio 2022-2023 fosse il più alto tra le regioni italiane, raggiungendo il 3,4 per mille e mantenendosi più alto a Bolzano, probabilmente per la vicinanza con Austria e Germania. Secondo la Fondazione, i dati delle uscite in termine assoluti sono meno drammatici ma mostrano comunque una ripresa del flusso verso l’estero. Il dato delle uscite nette verso l’estero nel 2023 per la fascia d’età tra i 18 e i 34 anni, tocca infatti quota 1570 a livello regionale. Si tratta del secondo dato più alto dal 2019, in cui le uscite erano state 1574. Se si confronta questo dato con quelli più vicini all’interno delle ultime rilevazioni Istat, ossia le statistiche riferite alla fascia d’età dai 18 ai 39 anni (un po’ più ampia rispetto a quella considerata dalla fondazione) nel corso del 2023 (dati ancora provvisori), si nota che i trasferimenti totali sono stati 15 513 in Trentino Alto Adige, di cui 2808 rivolte verso l’estero, 2.669 verso altre regioni, 9.650 verso altri comuni della stessa Provincia e 386 tra le due Province autonome. Delle 2808 uscite verso l’estero, che qui vengono in rilievo, circa i tre quarti partono da Bolzano (1936), mentre solo 872 interessano la Provincia di Trento. È pur vero, però che considerando l’ultimo quinquennio, i numeri vanno descrescendo (831 nel 2021 e 761 nel 2020). Fino ad arrivare ancora una volta al 2019, quando il numero delle fughe all’estero tra i giovani della fascia d’età considerata era di 1013 unità. Un vero e proprio picco anche rispetto agli anni precedenti: l’impressione è che il trend fosse in crescita e il flusso sia stato arrestato dal sommarsi degli effetti della pandemia e dell’entrata in vigore di Brexit (febbraio 2020), che ha portato a una diminuzione di coloro che sceglievano la Gran Bretagna come meta in cui trasferirsi.
Ora sembra che la fuga dei giovani all’estero stia tornando ai ritmi precedenti al periodo pandemico.
Inoltre, la fascia d’età tra i 18 e i 39 anni presa in considerazione dall’Istat (e più ancora quella tra i 18 e i 34 di cui parla la Fondazione Nord Est) è verosimilmente quella in possesso delle competenze digitali e delle qualifiche ricercati dalle aziende trentine. Ecco, quindi che il problema della fuga verso l’estero si incrocia con quello del mismatch, la carenza di personale qualificato lamentata dalla recente analisi di Confindustria Trento.
I numeri del Trentino Alto Adige sono inferiori in termini assoluti di quelli di altre regioni del Nord Est come Lombardia (5760 uscite nel 2023), Veneto (3759) ed Emilia Romagna (2188), mentre sono più alti di quelli del Friuli Venezia Giulia (836). Vanno, però, considerate le differenze nella popolazione regionale e l’incidenza delle uscite sul totale degli abitanti. Di qui il tasso d’espatrio più alto rispetto alle altre regioni. Il deflusso maggiore tra le aree del paese si registra a livello percentuale proprio nel nord est con il 4,8%, seguono il Nord Ovest con il 4,4 e il Mezzogiorno con il 4,1. Negli ultimi dieci anni dal 2011 al 2023 si parla rispettivamente di 180 mila giovani che se ne vanno dal Nord (quasi 80 mila dall’area est e 100 mila da quella Ovest) e 141 mila dal Centro- Sud. Il saldo a livello nazionale nel decennio è di -377 mila: 550 mila cancellazioni anagrafiche a fronte di 172 mila iscrizioni. Ma, secondo la Fondazione, il dato reale sarebbe 3 volte maggiore perché molti mantengono la residenza italiana pur essendosi, di fatto trasferiti in paesi esteri. Nel biennio 2022-2023, infine, i giovani che hanno lasciato il paese sono stati quasi 100 mila, mentre i rientri si fermano a poco più di 37 mila. L’emigrazione aggrava il calo degli under 35 nel Paese, scesi da 13,5 milioni nel 2000 a 9,1 nel 2024. Sono 4 milioni e mezzo in meno in un quarto di secolo, indice di quel progressivo inverno demografico di cui tanto si parla sul piano sociologico.