ECONOMIA

martedì 23 Gennaio, 2024

Trentino, crisi dei salari e produttività, ma gli investimenti tornano a salire. Spinelli: «Innovazione e mercati esteri per rilanciare la crescita»

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Ieri si è aperto il confronto tra giunta, imprese e sindacati. La Provincia ha presentato un prospetto dettagliato sul sistema economico provinciale, mettendo in risalto il problema delle paghe in regione

Le retribuzioni in Trentino sono mediamente più basse rispetto all’Alto Adige e al Nord-est. Non è sempre stato così. Ma nell’ultimo decennio il tessuto d’impresa provinciale si è ritrovato a scivolare in una posizione più arretrata rispetto a territori che prima si lasciava alle spalle. Non c’è un’unica causa. La debole crescita delle paghe non è slegata dalla stagnazione della produttività dell’industria, dall’impiego di figure meno specializzate rispetto ad altre regioni e dalla presenza di più occupati in settori a più basso valore aggiunti. Tutti elementi su cui ieri si è aperto il confronto tra giunta, imprese e sindacati. La Provincia ha presentato un prospetto dettagliato sul sistema economico provinciale, mettendo in risalto il problema delle paghe in Trentino. La prima tappa di un tavolo tecnico sui salari che avrà funzione «capire quali sono le sensibilità all’interno del sistema trentino», ha detto il presidente della Provincia Maurizio Fugatti, e di indirizzare le politiche pubbliche. Le direttrici per la crescita delle imprese – e degli stipendi – le ha già messe in evidenza l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli: «internazionalizzazione» e «investimenti in innovazione». Negli ultimi cinque anni, quelli compiuti sullo slancio della leva pubblica provinciale sono arrivati a 1,8 miliardi.
Il gap con l’Alto Adige
Il primo dato illustrato dalla dirigente provinciale Laura Pedron alle retribuzioni in Trentino sono mediamente più basse rispetto all’Alto Adige e al Nord-est. Un divario che cresce al crescere delle qualifiche. Per fare un esempio, la paga giornaliera di un operaio in Trentino è di 81 ero, in Alto Adige di 93; quella di un dirigente in provincia di Trento è di 460 euro e in provincia di Bolzano di 546 (dati Inps 2022). Ci sono poi divari settoriali. L’industria in Trentino paga peggio rispetto all’Alto Adige e al Nord-est (108 euro contro 121 e 110), ma meglio rispetto ad altre attività entro i confini provinciali. Il turismo, altra componente importante del Pil locale, nelle attività di servizi di alloggio e ristorazione paga 71 euro: 37 euro in meno del manifatturiero e di 18 inferiore alle imprese altoatesine dello stesso tipo. Altri settori distaccati, quanto a salari, dalla vicina Bolzano sono quelli delle costruzioni, delle attività professionali scientifiche, della sanità e assistenza sociale, per citarne alcune.
Paghe più basse
Uno scatto nella media degli stipendi si vede passando da imprese da 0 a 9 addetti (19.474 euro annui) a quelle con 10-19 lavoratori (24.235 euro) a quelle dai 50 ai 249 persone (31.430 euro). La curva si inverte per quelle realtà con oltre 250 addetti, dove si passa a 29.238 euro. Il valore, precisano gli esperti, è «influenzato dalle grandi multinazionali che hanno le attività operative in Trentino e gli headquarter altrove».
Non solo i salari sono più bassi, ma sono anche più stanganti. Nel 2014 un’ora di lavoro in Trentino veniva retribuita mediamente 13,02 euro. E nel 2021 a 13,89 euro. Una crescita debole, +6,7% in sei anni quella evidenziata dai dati dell’Istat (vedi «Il T» di domenica). In media partiva da 14,44 euro ed è arrivata a 16,8 euro sei anni dopo.
Minor capacità attrattiva
I dati sui salari sono stati messi in relazione anche alle caratteristiche strutturali delle imprese trentine. La classe dimensionale, per esempio. Ma anche la presenza più diffusa di operai (in Trentino gli operai sono il 58,2% contro il 55,7% del Nord-est). In un mercato del lavoro con bassi livelli retributivi cala anche la capacità attrattiva nei confronti di risorse umane con elevate competenze. In Trentino si riscontra una minor presenza i profili di laureati e alte specializzazioni. In parte anche a causa delle difficoltà incontrate nell’attrarre questi profili.
Il ruolo dell’industria
Il settore manifatturiero ha un ruolo centrale per sostenere l’innovazione produttiva, garantire redditi più alti, attrarre competenze elevate e per rafforzare i servizi alle imprese. Tra i dati presentati ieri dalla giunta, alcuni riguardavano la produttività del sistema trentino, su cui l’Osce sta facendo ulteriori ricerche. Uno di questi mostra che l’industria in Trentino incide meno sull’economia di quanto non faccia in territori simili. In provincia, poi, è cresciuta meno che in altre regioni europee con caratteristiche affini. Il turismo, invece, ha una produttività pari a quella di altre regioni ed è cresciuto con lo stesso ritmo. Ma non è volano di crescita come l’industria. «Il recente passato ha evidenziato comportamenti diversi non solo rispetto all’Italia, ma anche rispetto ad altri Paesi europei simili al Trentino – ha sottolineato l’assessore Spinelli – Vorremmo porre questa diversità come base del nostro lavoro. Partiamo dalla situazione salariale e dal mercato del lavoro, concentrandoci sulle aziende trentine, con un focus sugli investimenti e sull’internazionalizzazione». La scommessa sui mercati esteri è giustificata dai numeri: il livello di produttività nelle imprese esportatrici è quasi doppio rispetto alle non esportatrici.
Crescono gli investimenti
Quello degli investimenti è uno dei dati che la Provincia tiene d’occhio per verificare dove potrà eventualmente intervenire. Le imprese sono sempre più esposte a competizione, soprattutto estera. La produttività è decisiva per il mantenimento delle quote di mercato.
Lo stesso l’innovazione dei processi produttivi e gli investimenti. In Trentino, a giudicare da quelli misurati attraverso i dati di bilancio, dal 2021 gli investimenti sono cresciuti. «Il trend dovrebbe esser confermato nel 2022-2023», stima Piazza Dante. Dal 2019 al 2023, le risorse investite sulla spinta della leva pubblica sono arrivate a 1,8 miliardi. Al bando fotovoltaico hanno partecipato 582 imprese, per 95,4 milioni investiti. Al bando qualità per imprese del turismo e commercio hanno partecipato nelle due edizioni 1.597 realtà 278,1 milioni di investimenti. Le domande per investimenti fissi, tra 2019 e 2023, hanno superato i 900 milioni. Mentre quelle per ricerca e sviluppo hanno portato ad altri 124 milioni di investito. Il più recente bando innovazione dei processi produttivi ha visto la partecipazione di 16 imprese, per un totale di 8,4 milioni investiti. Mentre il credito di imposta Fabbrica 4.0, a cui hanno avuto accesso 5.689 realtà, è arrivata a un totale compensato di 106,7 milioni.