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giovedì 8 Agosto, 2024

Maggioranza divisa sul terzo mandato dei sindaci. Segnana (Lega): «Noi favorevoli». Marchiori (Patt): «Norma ad personam»

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Il Carroccio apre al Cal ma precisa: «Necessarie verifiche con Roma». Tutti concordi invece sull’abolizione del vincolo nei piccoli municipi

Maggioranza divisa sul terzo mandato dei sindaci. La Lega apre ai primi cittadini trentini, che chiedono il mantenimento della possibilità di un terzo mandato nei comuni sopra i 15mila abitanti. Mentre il Patt liquida la questione come «una misura ad personam». Tutti concordi, invece, sull’abolizione dei mandati nei comuni sotto i 5mila. La questione nasce da una recente legge nazionale, che ha rivisto i limiti dei mandati: massimo due mandati nei municipi sopra i 15mila, tre mandati dai 5mila ai 15mila e nessun vincolo sotto i 5mila. Il Parlamento ha deciso di legiferare in questo modo per rispondere a un’esigenza dei territori: la difficoltà a trovare candidati nei piccoli centri. In Trentino-Alto Adige, attualmente, la legge regionale prevede un limite di tre mandati in tutti i comuni, a prescindere dagli abitanti. I sindaci trentini hanno chiesto di lasciare intatta la legge, per quel che riguarda i grandi centri. In Trentino, su 166, sono cinque i comuni sopra i 15mila: Trento, Rovereto, Pergine Valsugana, Riva del Garda e Arco. Ma il governatore altoatesino Arno Kompatscher, presidente della Regione nella prima parte della legislatura, ha escluso questa ipotesi (il T del 6 agosto). Ha tagliato corto: «Non possiamo discostarci dalla legge nazionale. Basterebbe che un sindaco sconfitto impugnasse la legge per mandare tutto all’aria». La reazione dei sindaci trentini è stata un misto di rabbia e delusione. In questa cornice si inserisce il comunicato arrivato ieri dal Carroccio, a firma della sua capogruppo in consiglio regionale, Stefania Segnana. «La posizione della Lega — dichiara — è sempre stata, secondo il principio dell’autonomia del territorio, di mantenere l’attuale possibilità per i sindaci di fare i tre mandati per i comuni sopra i 15mila abitanti, in linea anche con il parere espresso dal Consorzio dei Comuni». Ergo: sì al terzo mandato.
La Lega, però, non dice di ignorare del tutto la legge nazionale. Propone di recepire alcune norme: quella sull’eliminazione del limite dei mandati nei comuni sotto i 5mila e quella sull’eliminazione dello stesso limite per gli assessori nei comuni sopra i 15mila. Attenzione però. Quella della Lega non è un’apertura totale. Alla fine del comunicato si precisa che «la questione va esaminata», a livello giuridico. Perché la Corte costituzionale ha modificato una legge regionale della Sardegna, impugnata dallo Stato, proprio su questi temi. «Non si evidenzia nessuna posizione succube del Trentino rispetto all’Alto Adige — dice Segnana replicando alle critiche di alcuni sindaci — ma semplicemente la consapevolezza della possibilità di una impugnativa della nostra legge da parte dello Stato». In sostanza, prima di decidere di conservare il terzo mandato nei grandi centri, si dovrà avviare un’interlocuzione con Roma. Il Patt ha una posizione diversa rispetto alla Lega. «La legge nazionale — dice il segretario Simone Marchiori, tra l’altro assessore alla promozione della conoscenza dell’Autonomia — è un’occasione per affrontare, in Regione e con i sindaci, la questione della disaffezione alla politica. La difficoltà a trovare i candidati riguarda soprattutto i piccoli comuni. Nei grandi comuni il terzo mandato è un problema minore». Anzi, «mi sembra una misura ad personam». L’allusione è ai sindaci Oss Emer e Betta, che hanno già annunciato di candidarsi per il terzo mandato, rispettivamente a Pergine e Arco, al voto in primavera. Marchiori, oltre a guardare con favore all’abolizione del vincolo dei mandati nei piccoli centri, aggiunge un altro elemento come risposta alla disaffezione. «L’elezione diretta del sindaco, se da un lato ha portato a una maggiore stabilità, dall’altro ha tolto qualsiasi potere ai consiglieri, svilendo la base amministrativa dei comuni. In futuro — conclude — dovremo fare un ragionamento anche sulla riforma della legge elettorale».